I controlli fiscali possono avvenire anche presso l'abitazione del contribuente, da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Sono però regolati da normative stringenti per tutelare i diritti del contribuente e richiedono specifiche autorizzazioni.
Gli accessi domiciliari dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza rappresentano uno strumento legale per eseguire accertamenti fiscali direttamente sul luogo dove un contribuente vive o svolge la propria attività. In generale, questi interventi sono finalizzati a reperire documentazione fisica o digitale, come libri contabili, contratti non registrati o altri elementi utili a confermare eventuali violazioni fiscali. Per accedere in un’abitazione privata, è necessario presentare una specifica autorizzazione da parte del Procuratore della Repubblica, tranne nei casi di locali a uso promiscuo dove alcuni requisiti sono meno stringenti.
Una distinzione rilevante è quella tra i locali adibiti esclusivamente a uso abitativo e i locali a uso promiscuo (abitazione e lavoro). Nel primo caso, la normativa richiede l’esistenza di gravi indizi di violazione fiscale per legittimare l’accesso, enfatizzando la necessità di bilanciare il potere di indagine fiscale con i diritti fondamentali, come l’inviolabilità del domicilio.
Generalmente l'Agenzia delle Entrate effettua controlli documentali e richiede autorizzazione per accedere all'abitazione, mentre la Guardia di Finanza ha poteri più ampi in quanto corpo di polizia economico-finanziaria, può svolgere verifiche più estese e sequestrare documenti
L’ingresso nelle abitazioni private per scopi fiscali è soggetto a rigorosi requisiti legali, volti a garantire il rispetto dei diritti del contribuente. Uno dei principali presupposti è la presenza di gravi indizi di violazione delle normative fiscali. Tali indizi devono essere esplicitamente motivati e documentati dalle autorità che richiedono l’accesso, rappresentando una giustificazione concreta per limitare l’inviolabilità del domicilio.
Un’ulteriore condizione è la necessità di un’autorizzazione preventiva rilasciata dal Procuratore della Repubblica. Questa autorizzazione è indispensabile per accedere ai locali strettamente adibiti a uso abitativo. Nei locali a uso promiscuo, che combinano abitazione privata e attività lavorativa, non è necessario dimostrare gravi indizi, ma resta obbligatoria l'autorizzazione del magistrato.
La richiesta di accesso da parte dell’Agenzia delle Entrate o della Guardia di Finanza deve includere informazioni dettagliate sui motivi dell’operazione e sulle prove che si intende reperire. Ad esempio, l’obiettivo potrebbe essere reperire documentazione contabile, corrispondenza o file digitali collegati a presunte irregolarità fiscali. Esiste inoltre il vincolo di agire garantendo il rispetto della proporzionalità, ovvero l’accesso deve essere giustificato e non arbitrario.
Nel caso in cui l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza entrino in casa, è fondamentale mantenere la calma e seguire alcune indicazioni per tutelare i propri diritti. Innanzitutto, si deve verificare che gli ufficiali si identifichino esibendo la propria tessera di riconoscimento e che presentino i documenti necessari, come l’autorizzazione del Procuratore della Repubblica, qualora l’accesso sia destinato a un locale abitativo privato.
È essenziale conoscere lo scopo del controllo. È diritto del contribuente chiedere spiegazioni sulle motivazioni dell’intervento. Inoltre, risulta utile annotare i nomi e le qualifiche dei funzionari operanti e i documenti che vengono richiesti o acquisiti, anche allo scopo di accertare la correttezza della procedura.
Durante tutta l’ispezione, il contribuente può farsi assistere da un professionista di fiducia, come un commercialista o un avvocato, purché questi riceva una delega scritta. Se si tratta di documentazione contabile o registri, il contribuente ha diritto di esibirli volontariamente, evitando che gli ufficiali procedano con perquisizioni non necessarie. Inoltre, è consentito contestare eventuali comportamenti anomali o illeciti documentando ogni irregolarità nel Processo Verbale di Constatazione (PVC).
Infine, è importante richiedere una copia del verbale redatto al termine delle operazioni per verificare la regolarità dell’intervento.
Va sottolineato che gli ispettori non possono:
Le irregolarità procedurali durante un accesso fiscale possono avere importanti conseguenze sia per l’ispezione stessa, sia per gli atti successivi. Se le autorità non rispettano i requisiti prescritti dalla normativa, come l’assenza dell’autorizzazione del Procuratore della Repubblica nei casi previsti, il controllo può essere considerato illegittimo. Questo vizio procedurale può portare all’annullamento degli atti conseguenti, inclusi gli avvisi di accertamento.
La mancata comunicazione delle motivazioni dell’accesso o l’assenza di un processo verbale dettagliato può pregiudicare la validità della verifica. Inoltre, se non vengono rispettati i tempi massimi per la permanenza presso il contribuente, come previsto dallo Statuto dei diritti del contribuente, l’intera operazione rischia la nullità. Per i contribuenti, documentare eventuali violazioni nel verbale finale è essenziale per contestare la validità dell’accertamento fiscale.