Il mondo degli asset digitali continua a espandersi e il numero di piccoli e grandi investitori interessati alle criptovalute è in costante aumento. Le testate economiche trattano ogni aspetto del fenomeno: dalle opportunità di investimento ai rischi di volatilità, fino alle implicazioni fiscali che rappresentano un elemento cruciale per chi opera in questo settore.
In questo articolo analizzeremo nel dettaglio quanto si paga di tasse sui guadagni ottenuti con Bitcoin nel 2025 in Italia, esaminando le aliquote applicabili, le soglie di esenzione e gli obblighi dichiarativi previsti dalla normativa vigente.
Secondo la normativa attualmente in vigore, le plusvalenze derivanti da Bitcoin e altre criptovalute sono classificate come "redditi diversi" ai sensi dell'articolo 67, comma 1, lettera c-sexies del TUIR. Questo inquadramento, introdotto con la Legge di Bilancio 2023, ha portato chiarezza in un settore precedentemente caratterizzato da incertezze interpretative.
La tassazione si applica sulle plusvalenze realizzate attraverso:
È importante sottolineare che non tutte le operazioni con criptovalute generano eventi imponibili. Ad esempio, il semplice trasferimento di Bitcoin tra wallet di proprietà dello stesso soggetto non comporta alcun obbligo fiscale.
Per il 2025, le plusvalenze derivanti da Bitcoin e altre criptovalute sono soggette a un'imposta sostitutiva del 26%. Questa aliquota si applica alla differenza positiva tra il prezzo di vendita e quello di acquisto delle criptovalute.
Tuttavia, con la Legge di Bilancio 2025, sono state introdotte importanti novità:
Questa evoluzione normativa rappresenta un cambiamento significativo rispetto al passato, quando esisteva un'esenzione per le plusvalenze di importo ridotto.
La plusvalenza tassabile viene calcolata come differenza tra il corrispettivo percepito dalla vendita e il costo o valore di acquisto del Bitcoin. Il calcolo, apparentemente semplice, richiede alcune precisazioni:
Facciamo un esempio pratico: se hai acquistato 1 Bitcoin a 30.000 euro e lo vendi a 50.000 euro, la plusvalenza sarà di 20.000 euro. Su questa somma dovrai pagare un'imposta del 26%, pari a 5.200 euro.
In assenza di documentazione adeguata che attesti il costo di acquisto, l'Agenzia delle Entrate considera il costo pari a zero, con conseguente tassazione sull'intero importo ricevuto dalla vendita.
La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto un'importante opportunità per i possessori di criptovalute: la possibilità di rivalutare il costo fiscale degli asset digitali detenuti al 1° gennaio 2025.
Questa opzione consente di assumere come base di costo il valore delle criptovalute a tale data, anziché il prezzo di acquisto originario, pagando un'imposta sostitutiva del 18%.
I vantaggi di questa rivalutazione possono essere significativi, soprattutto per chi ha acquistato Bitcoin a prezzi molto inferiori rispetto ai valori attuali. Tuttavia, è importante notare che questa opzione non consente la realizzazione di minusvalenze utilizzabili in compensazione con future plusvalenze.
Per aderire alla rivalutazione, il contribuente dovrà versare l'imposta sostitutiva entro il 30 novembre 2025, con la possibilità di rateizzare il pagamento fino a un massimo di tre rate. Sulle rate successive alla prima si applicherà un tasso di interesse del 3% annuo.
Un aspetto importante della tassazione delle criptovalute riguarda la possibilità di compensare le minusvalenze con le plusvalenze realizzate nell'anno o nei periodi d'imposta successivi.
In particolare:
Questa possibilità rappresenta un'importante opportunità di pianificazione fiscale, soprattutto in un mercato volatile come quello delle criptovalute. Attraverso una strategia di loss harvesting (vendita strategica di asset in perdita), è possibile ridurre l'impatto fiscale complessivo delle proprie operazioni in criptovalute.
Chi detiene Bitcoin e altre criptovalute in Italia ha due distinti obblighi fiscali:
L'obbligo di compilazione del Quadro RW si applica a tutti i possessori di criptovalute, anche in assenza di operazioni di compravendita durante l'anno. Questo obbligo è strettamente legato alla normativa sul monitoraggio fiscale degli investimenti esteri.
A partire dal 2025, per chi utilizza il modello 730, è possibile dichiarare le plusvalenze da criptovalute direttamente nel nuovo Quadro T, senza necessità di presentare un modello Redditi aggiuntivo.
Oltre alla tassazione delle plusvalenze, i possessori di Bitcoin sono soggetti anche ad altre imposte:
L'IVACA si applica, ad esempio, quando le criptovalute sono detenute presso intermediari non residenti o archiviate su dispositivi personali come chiavi USB o hardware wallet.
La base imponibile è costituita dal valore delle criptovalute al termine dell'anno solare, rilevato dalla piattaforma dell'exchange dove è avvenuto l'acquisto o, in alternativa, da siti specializzati nella rilevazione dei valori di mercato.
La normativa italiana prevede tre diversi regimi di tassazione per le plusvalenze da criptovalute:
La scelta del regime più conveniente dipende dal volume e dalla frequenza delle operazioni, nonché dalla propria strategia di investimento. Il regime del risparmio amministrato, ad esempio, può essere vantaggioso per chi effettua numerose operazioni durante l'anno.
È importante notare che l'opzione per i regimi del risparmio amministrato e del risparmio gestito può essere esercitata anche con riferimento alle criptovalute detenute presso prestatori di servizi relativi all'utilizzo di valuta virtuale e prestatori di servizi di portafoglio digitale.
La mancata dichiarazione delle plusvalenze da Bitcoin o l'omessa compilazione del Quadro RW può comportare severe conseguenze sanzionatorie:
L'Agenzia delle Entrate sta rafforzando i controlli sulle criptovalute, anche attraverso lo scambio automatico di informazioni a livello internazionale previsto dalla Direttiva UE 2023/2026 (DAC8).
Dal 2025, inoltre, gli exchange di criptovalute operanti in Italia devono iscriversi al Registro OAM e comunicare periodicamente i dati relativi alle operazioni effettuate dai propri clienti, rendendo sempre più difficile sfuggire agli obblighi fiscali.