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Quanto si paga di tasse su guadagni avuti con Bitcoin nel 2024-2025 in Italia

Quante tasse si pagano in Italia sui guadagni da Bitcoin: aliquote, soglie, dichiarazione e regole fiscali per investitori e trader di criptovalute

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Quanto si paga di tasse su guadagni avut

Il mondo degli asset digitali continua a espandersi e il numero di piccoli e grandi investitori interessati alle criptovalute è in costante aumento. Le testate economiche trattano ogni aspetto del fenomeno: dalle opportunità di investimento ai rischi di volatilità, fino alle implicazioni fiscali che rappresentano un elemento cruciale per chi opera in questo settore.

In questo articolo analizzeremo nel dettaglio quanto si paga di tasse sui guadagni ottenuti con Bitcoin nel 2025 in Italia, esaminando le aliquote applicabili, le soglie di esenzione e gli obblighi dichiarativi previsti dalla normativa vigente.

Regime fiscale delle criptovalute in Italia, quadro generale

Secondo la normativa attualmente in vigore, le plusvalenze derivanti da Bitcoin e altre criptovalute sono classificate come "redditi diversi" ai sensi dell'articolo 67, comma 1, lettera c-sexies del TUIR. Questo inquadramento, introdotto con la Legge di Bilancio 2023, ha portato chiarezza in un settore precedentemente caratterizzato da incertezze interpretative.

La tassazione si applica sulle plusvalenze realizzate attraverso:

  • Vendita di criptovalute in cambio di valuta tradizionale (euro, dollari, ecc.)
  • Utilizzo di criptovalute per l'acquisto di beni o servizi
  • Conversione tra diverse criptovalute (con alcune eccezioni)

È importante sottolineare che non tutte le operazioni con criptovalute generano eventi imponibili. Ad esempio, il semplice trasferimento di Bitcoin tra wallet di proprietà dello stesso soggetto non comporta alcun obbligo fiscale.

Aliquota fiscale sui guadagni da Bitcoin nel 2025

Per il 2025, le plusvalenze derivanti da Bitcoin e altre criptovalute sono soggette a un'imposta sostitutiva del 26%. Questa aliquota si applica alla differenza positiva tra il prezzo di vendita e quello di acquisto delle criptovalute.

Tuttavia, con la Legge di Bilancio 2025, sono state introdotte importanti novità:

  • È stata eliminata la precedente soglia di esenzione di 51.645,69 euro che si applicava in determinati casi
  • A partire dal 1° gennaio 2026, l'aliquota aumenterà al 33%, come previsto dalla Legge di Bilancio

Questa evoluzione normativa rappresenta un cambiamento significativo rispetto al passato, quando esisteva un'esenzione per le plusvalenze di importo ridotto.

Calcolo della plusvalenza imponibile su Bitcoin

La plusvalenza tassabile viene calcolata come differenza tra il corrispettivo percepito dalla vendita e il costo o valore di acquisto del Bitcoin. Il calcolo, apparentemente semplice, richiede alcune precisazioni:

  • Il costo di acquisto deve essere documentato con elementi certi e precisi
  • In caso di acquisti multipli, si applica il metodo LIFO (Last In, First Out)
  • Le commissioni di acquisto e vendita possono essere considerate nella determinazione della base imponibile

Facciamo un esempio pratico: se hai acquistato 1 Bitcoin a 30.000 euro e lo vendi a 50.000 euro, la plusvalenza sarà di 20.000 euro. Su questa somma dovrai pagare un'imposta del 26%, pari a 5.200 euro.

In assenza di documentazione adeguata che attesti il costo di acquisto, l'Agenzia delle Entrate considera il costo pari a zero, con conseguente tassazione sull'intero importo ricevuto dalla vendita.

Opzione di rivalutazione per il 2025

La Legge di Bilancio 2025 ha introdotto un'importante opportunità per i possessori di criptovalute: la possibilità di rivalutare il costo fiscale degli asset digitali detenuti al 1° gennaio 2025.

Questa opzione consente di assumere come base di costo il valore delle criptovalute a tale data, anziché il prezzo di acquisto originario, pagando un'imposta sostitutiva del 18%.

I vantaggi di questa rivalutazione possono essere significativi, soprattutto per chi ha acquistato Bitcoin a prezzi molto inferiori rispetto ai valori attuali. Tuttavia, è importante notare che questa opzione non consente la realizzazione di minusvalenze utilizzabili in compensazione con future plusvalenze.

Per aderire alla rivalutazione, il contribuente dovrà versare l'imposta sostitutiva entro il 30 novembre 2025, con la possibilità di rateizzare il pagamento fino a un massimo di tre rate. Sulle rate successive alla prima si applicherà un tasso di interesse del 3% annuo.

Compensazione delle minusvalenze

Un aspetto importante della tassazione delle criptovalute riguarda la possibilità di compensare le minusvalenze con le plusvalenze realizzate nell'anno o nei periodi d'imposta successivi.

In particolare:

  • Le minusvalenze possono essere portate in deduzione dalle plusvalenze realizzate nel medesimo periodo d'imposta
  • L'eventuale eccedenza può essere riportata in deduzione nei quattro periodi d'imposta successivi
  • La compensazione è possibile solo tra operazioni della stessa natura fiscale

Questa possibilità rappresenta un'importante opportunità di pianificazione fiscale, soprattutto in un mercato volatile come quello delle criptovalute. Attraverso una strategia di loss harvesting (vendita strategica di asset in perdita), è possibile ridurre l'impatto fiscale complessivo delle proprie operazioni in criptovalute.

Obblighi dichiarativi per i possessori di Bitcoin

Chi detiene Bitcoin e altre criptovalute in Italia ha due distinti obblighi fiscali:

  1. Obbligo di monitoraggio fiscale: compilazione del Quadro RW nella dichiarazione dei redditi per segnalare il possesso di criptovalute, indipendentemente dalle plusvalenze realizzate
  2. Obbligo di dichiarazione delle plusvalenze: compilazione del Quadro RT per dichiarare e versare l'imposta sulle plusvalenze realizzate

L'obbligo di compilazione del Quadro RW si applica a tutti i possessori di criptovalute, anche in assenza di operazioni di compravendita durante l'anno. Questo obbligo è strettamente legato alla normativa sul monitoraggio fiscale degli investimenti esteri.

A partire dal 2025, per chi utilizza il modello 730, è possibile dichiarare le plusvalenze da criptovalute direttamente nel nuovo Quadro T, senza necessità di presentare un modello Redditi aggiuntivo.

Imposta di bollo e imposta sul valore delle cripto-attività

Oltre alla tassazione delle plusvalenze, i possessori di Bitcoin sono soggetti anche ad altre imposte:

  • Imposta di bollo: applicata ai rapporti aventi ad oggetto criptovalute nella misura dello 0,2% del relativo valore
  • Imposta sul Valore delle Cripto-attività (IVACA): pari allo 0,2%, dovuta quando l'imposta di bollo non è applicata da un intermediario residente

L'IVACA si applica, ad esempio, quando le criptovalute sono detenute presso intermediari non residenti o archiviate su dispositivi personali come chiavi USB o hardware wallet.

La base imponibile è costituita dal valore delle criptovalute al termine dell'anno solare, rilevato dalla piattaforma dell'exchange dove è avvenuto l'acquisto o, in alternativa, da siti specializzati nella rilevazione dei valori di mercato.

Regimi fiscali opzionali per le criptovalute

La normativa italiana prevede tre diversi regimi di tassazione per le plusvalenze da criptovalute:

  1. Regime della dichiarazione: è il regime ordinario, in cui il contribuente dichiara e versa l'imposta sostitutiva direttamente nella dichiarazione dei redditi
  2. Regime del risparmio amministrato: l'intermediario calcola e versa l'imposta per conto del contribuente su ciascuna operazione
  3. Regime del risparmio gestito: l'imposta viene applicata sul risultato maturato della gestione, indipendentemente dalla realizzazione delle plusvalenze

La scelta del regime più conveniente dipende dal volume e dalla frequenza delle operazioni, nonché dalla propria strategia di investimento. Il regime del risparmio amministrato, ad esempio, può essere vantaggioso per chi effettua numerose operazioni durante l'anno.

È importante notare che l'opzione per i regimi del risparmio amministrato e del risparmio gestito può essere esercitata anche con riferimento alle criptovalute detenute presso prestatori di servizi relativi all'utilizzo di valuta virtuale e prestatori di servizi di portafoglio digitale.

Rischi fiscali e conseguenze delle omissioni

La mancata dichiarazione delle plusvalenze da Bitcoin o l'omessa compilazione del Quadro RW può comportare severe conseguenze sanzionatorie:

  • Per l'omessa dichiarazione delle plusvalenze: sanzione dal 70% al 140% dell'imposta dovuta
  • Per l'omessa compilazione del Quadro RW: sanzione dal 3% al 15% dei valori non dichiarati
  • Per il ritardo nel versamento dell'imposta: sanzione del 30% (ridotta al 25% dal 1° settembre 2024)

L'Agenzia delle Entrate sta rafforzando i controlli sulle criptovalute, anche attraverso lo scambio automatico di informazioni a livello internazionale previsto dalla Direttiva UE 2023/2026 (DAC8).

Dal 2025, inoltre, gli exchange di criptovalute operanti in Italia devono iscriversi al Registro OAM e comunicare periodicamente i dati relativi alle operazioni effettuate dai propri clienti, rendendo sempre più difficile sfuggire agli obblighi fiscali.

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