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In quali nazione dell'Est Europa conviene investire nel 2025? I consigli esperti ed analisti

Nonostante la guerra Ucraina-Russia, le nazioni dell'Est Europa sono interessanti, secondo gli esperti ed analisti, per diverse tipologie di investimenti anche nel 2025

Autore: Chiara Compagnucci
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L’Europa orientale rappresenta una delle aree più dinamiche e interessanti per chi desidera diversificare i propri investimenti nel 2025. L’evoluzione dei mercati finanziari e immobiliari, le rinnovate prospettive di crescita economica e le strategie politico-monetarie adottate dai governi nazionali rendono questa regione un laboratorio di opportunità per investitori privati e istituzionali. Dall’espansione dei grandi centri urbani alla domanda crescente di alloggi, dall’incremento degli scambi commerciali interni all’Unione Europea fino alle nuove forme di investimento tecnologico e digitale, i Paesi dell’Est Europa si stanno posizionando sempre di più come destinazione per capitali alla ricerca di rendimenti interessanti a fronte di rischi ragionati e regolamentati.

Nuove dinamiche macroeconomiche e contesto degli investimenti nel 2025

Nel 2025, l’Europa dell’Est continua ad attrarre investimenti in risposta alle significative trasformazioni politiche, economiche e tecnologiche che la regione sta vivendo. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, la crescita media delle economie dell’area si attesta tra il 2,5% e il 3%, distaccandosi dal rallentamento di alcune economie occidentali. Tra i fattori chiave figurano la crescente integrazione nei circuiti commerciali dell’Unione Europea, le politiche di incentivo agli IDE (investimenti diretti esteri), lo sviluppo infrastrutturale e il rafforzamento delle monete locali, in particolare lo zloty polacco. I tagli ai tassi di interesse, annunciati in diverse nazioni come risposta alla disinflazione e alla ripresa dei consumi, favoriscono una maggiore accessibilità ai finanziamenti, specialmente nei settori immobiliare e industriale. Il contesto geopolitico, tuttavia, suggerisce cautela: la continua instabilità nell’area post-sovietica e le politiche protezionistiche internazionali impongono una strategia di diversificazione e un’attenta valutazione dei mercati-obiettivo.

Investire in Est Europa: analisi settoriale e confronto fra nazioni

La scelta delle destinazioni per investire in Est Europa deve prendere in esame indicatori macroeconomici, stabilità istituzionale, livello di digitalizzazione, accesso ai mercati finanziari e qualità della forza lavoro. Le nazioni che emergono come particolarmente interessanti per il 2025 includono:

  • Lituania: riconosciuta per il suo sistema bancario stabile, l’innovazione digitale (inclusi i servizi FinTech) e una burocrazia snella, favorisce investimenti nei settori finanziario, assicurativo, servizi informatici ed energia sostenibile.
  • Polonia: uno dei poli principali del mercato immobiliare europeo, con domanda di alloggi e infrastrutture in costante espansione, tassi di disoccupazione contenuti e una forza lavoro altamente specializzata. Il mercato finanziario polacco è il più capitalizzato della regione e gli ETF Polonia risultano tra i più redditizi (+31,39% nel 2025).
  • Turchia: presenta elevate opportunità per chi ricerca rendimenti a breve termine, specialmente nell’immobiliare a Istanbul e Ankara, pur in un contesto macroeconomico caratterizzato da alta volatilità e rischio valutario.
  • Romania e Ungheria: trainate dagli investimenti nelle infrastrutture, nell’automotive e nella ricerca & sviluppo, queste nazioni vedono l’interesse degli investitori indirizzarsi anche verso le nuove tecnologie e il segmento industriale innovativo.
  • Croazia: favorita dal recente accesso a Schengen e all’Eurozona e dallo sviluppo nel comparto turistico e immobiliare, offre fiscalità agevolata e stabilità normativa crescente.

La Russia resta, invece, un mercato ad elevato rischio geopolitico e sottoposto a forti sanzioni internazionali, il che rende l’operatività particolarmente complessa sia per investimenti diretti che per l’acquisto di titoli in valuta estera).

Opportunità e tendenze nel mercato immobiliare dell’Europa dell’Est

Negli ultimi anni, il settore immobiliare nell’area ha mostrato una forte crescita dei valori, specialmente in Polonia, Ungheria, Lituania e Croazia. Secondo i dati raccolti da Euronews, la Polonia ha visto una crescita dei prezzi delle case superiore al 17% nel 2025 rispetto all’anno precedente, mentre città come Cracovia e Varsavia registrano rendimenti da locazione intorno al 6,5% annuo. Fattori a sostegno della crescita includono un deficit strutturale di nuove abitazioni, urbanizzazione crescente, miglioramento delle condizioni di credito e forte domanda, anche da parte di stranieri.

La Lituania, fra le capitali emergenti, si distingue per tasse ridotte, sicurezza e facilità di accesso da parte di investitori stranieri. La Croazia, sfruttando la posizione geografica sull’Adriatico, offre ulteriori opportunità sia nel residenziale turistico che nel segmento commerciale. Tuttavia, fattori come l’aumento dei costi di costruzione, una minore disponibilità di terreni e le incertezze politiche sono aspetti da monitorare con attenzione.

Scenario polacco: analisi, rischi e opportunità

Il mercato immobiliare polacco, in particolare, mostra segnali di stabilizzazione per il 2025, accompagnato da un calo dei tassi d’interesse sui mutui e da politiche di supporto agli acquirenti. Il rischio di una bolla risulta, secondo l’UBS Global Real Estate Bubble Index, estremamente basso. La domanda di alloggi, sia per uso residenziale che per investimento a reddito, è sostenuta dall’afflusso di popolazione e da un potenziale ancora non pienamente sfruttato. Tuttavia, va considerato il rischio legato a possibili oscillazioni politiche e all’evoluzione delle misure governative a sostegno del settore.

Investire in ETF Europa Orientale e strumenti finanziari diversificati

Gli ETF (Exchange Traded Funds) costituiscono la soluzione d’elezione per coloro che desiderano prendere esposizione sul mercato azionario dell’Est Europa con costi di gestione contenuti e una solida diversificazione settoriale e geografica. I principali indici di riferimento – come gli MSCI Emerging Markets Eastern Europe 10/40 e MSCI Eastern Europe ex Russia – replicano l’andamento delle grandi società quotate dei Paesi emergenti europei, limitando la concentrazione di rischio su singole aziende. Nel 2025, il TER medio degli ETF sull’Europa dell’Est oscilla tra 0,20% e 0,74% e la performance annuale si è attestata, per alcuni prodotti, anche sopra il 26%.

Questi strumenti risultano particolarmente indicati per chi vuole beneficiare dell’incremento della capitalizzazione di Borsa, della crescita economica regionale e della rivalutazione delle principali valute, come lo zloty. Nell’ambito degli ETF tematici, spazio anche per le strategie ESG ed energia, nonché per fondi settoriali dedicati all’innovazione digitale e alla sostenibilità ambientale.

Le migliori strategie di diversificazione finanziaria

  • Obbligazioni sovrane e corporate dell’Est Europa: nei portafogli a rischio medio-basso possono essere abbinate ad ETF quotati su principali Borse europee.
  • Real estate crowdinvesting: il crowdfunding immobiliare si sta sviluppando con piattaforme che offrono accesso diretto a progetti in Polonia, Romania, Estonia e Bulgaria, anche con capitali limitati e rischi ripartiti attraverso la partecipazione fra più investitori.
  • Azioni ad alto potenziale: l’ingresso nelle società innovative (tecnologiche, infrastrutturali, manufatturiere) può avvenire sia tramite fondi attivi che tramite quote equity in startup e PMI locali.
  • Materie prime e valute: l’investimento nelle valute forti della regione (su tutte lo zloty polacco) o in materie prime, come energia e acciaio, consente di ulteriormente diversificare il profilo di rischio-ricavo.

Considerazioni sui rischi e sulla regolamentazione

Investire nei Paesi dell’Est Europa offre molte prospettive, ma è essenziale valutare con attenzione il quadro normativo e fiscale locale. Risulta cruciale affidarsi a fonti autorevoli e consulenti legali che conoscano la giurisdizione di riferimento. L’Unione Europea, attraverso direttive come la MIFID II e il Regolamento ECSP in ambito crowdfunding, garantisce maggiore trasparenza e tutela per gli investitori, ma è necessario rimanere aggiornati sulle regolamentazioni nazionali. In particolare, la stabilità precedente all’introduzione della moneta unica offre possibilità di arbitraggio fiscale e di ottimizzazione dei rendimenti. Le recenti evoluzioni normative introdotte nel 2025 sulle piattaforme finanziarie regolamentate hanno ampliato i casi di accesso agli investimenti per soggetti non residenti.

Infine, per mitigare i rischi legati alla volatilità macroeconomica, è raccomandabile adottare una strategia di diversificazione multipaese, monitorare le variabili politico-economiche (tra cui l’andamento delle trattative tra Russia e Ucraina) ed esaminare l’esposizione valutaria rispetto all’euro e al dollaro.

FAQ – Domande frequenti su come investire in Est Europa nel 2025

  • Perché investire nell’Est Europa nel 2025?
    Perché la regione offre rendimenti benefici rispetto all’area euro, supportata dalla crescita economica, dalla domanda immobiliare e dalle opportunità nei settori tech e industriale. La resilienza dei mercati locali è confermata dai principali analisti e da organizzazioni internazionali.
  • Quali strumenti sono i più usati?
    Oltre agli ETF (sia ampi che settoriali), sono molto utilizzati strumenti come fondi comuni, PAC su ETF/azionari locali, crowdfunding immobiliare, obbligazioni investment grade locali e investimenti immobiliari diretti.
  • Quali rischi occorre tenere in considerazione?
    Cambiamenti di scenario politico, volatilità delle valute, processi di riforma normativa e incertezze geopolitiche. È consigliato monitorare i regolamenti europei e nazionali applicabili prima di effettuare investimenti sostanziali.
  • La fiscalità è favorevole per gli italiani?
    Generalmente la tassazione locale su plusvalenze e rendimenti immobiliari è più vantaggiosa rispetto all’Italia, ma la double taxation va gestita attraverso certificazioni e convenzioni bilaterali.

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