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Nuovi trend e idee di investimento: la biodiversità può dare guadagni tra il 7%-8% nei prossimi anni.

di Marcello Tansini pubblicato il
Biodiversità e guadagni

La biodiversità emerge come motore di nuove strategie finanziarie, offrendo opportunità di rendimento tra sostenibilità e crescita economica. Rischi, strumenti e casi studio guidano le scelte d'investimento consapevoli.

Nell'attuale scenario economico e ambientale, la diversificazione biologica rappresenta un asset di crescente interesse per operatori finanziari e privati cittadini. L'attenzione verso pratiche di investimento responsabile ha raggiunto nuovi livelli, sospinta dalla consapevolezza delle interconnessioni tra salute degli ecosistemi e resilienza economica. I servizi che derivano dalla varietà della vita sulla Terra costituiscono infatti la base stessa di numerose attività produttive.

Alla luce delle pressioni esercitate dagli attuali modelli di sviluppo, investire in biodiversità è diventato non solo una scelta etica, ma anche una strategia di diversificazione patrimoniale e gestione del rischio nel medio e lungo termine. Chi considera la biodiversità nelle proprie decisioni finanziarie partecipa attivamente al rafforzamento della sostenibilità dei sistemi economici. In quest'ottica, il mondo finanziario si trova oggi al centro di una trasformazione che integra parametri ambientali nelle valutazioni di investimento, rispondendo all'urgenza di preservare il capitale naturale.

L'importanza della biodiversità per l'economia globale e i rischi finanziari

Le risorse naturali e i servizi ecosistemici da esse derivanti sostengono oltre la metà del prodotto interno lordo mondiale, secondo dati del World Economic Forum. Settori chiave come agricoltura, industria alimentare, turismo e farmaceutica si affidano in modo diretto alla stabilità degli habitat naturali. La degradazione di queste risorse può determinare effetti a catena sull'economia: dall'aumento dei costi di produzione alle interruzioni delle filiere globali. Il rischio sistemico associato alla perdita di biodiversità si traduce quindi in maggiore volatilità dei mercati, crisi nelle forniture e danneggiamento di asset di valore.

Organizzazioni come la Banca Mondiale stimano che la riduzione degli ecosistemi potrebbe provocare, entro il 2030, una perdita annua di PIL pari a 2,7 trilioni di dollari. Inoltre, la crescente attenzione delle autorità regolatorie verso la trasparenza in materia di impatti ambientali espone le aziende meno virtuose a rischi reputazionali e regolamentari, con possibili ripercussioni sulla redditività. Le caratteristiche sono:

  • Interdipendenza settoriale: gran parte dei settori economici risultano vulnerabili all'erosione dei servizi ecosistemici.
  • Rischi emergenti: oltre a rischi operativi e di mercato, si stanno affermando rischi di transizione, legati cioè all'adeguamento a nuovi standard ambientali.
  • Doppia materialità: la vulnerabilità degli investimenti non riguarda solo l'impatto diretto sull'ambiente, ma anche le ripercussioni che la perdita di natura esercita sugli attivi finanziari.
Il deterioramento della biodiversità pone dunque una sfida di governance, ponendo investitori e imprese di fronte alla necessità di integrare valutazioni ambientali e gestione del rischio nelle strategie economiche.

Perdita di biodiversità: cause, cifre e impatti sugli investimenti

La diminuzione della varietà biologica è collegata a fenomeni come cambi d'uso dei suoli, inquinamento, cambiamenti climatici, spreco di risorse e introduzione di specie invasive. Secondo stime IPBES e IUCN, oltre un milione di specie sono oggi a rischio estinzione con più del 28% delle specie valutate considerate vulnerabili. Dal 1970 a oggi, il 75% della superficie terrestre è stata modificata dalle attività umane, mentre l'85% delle zone umide è stato perso. Le aree maggiormente colpite sono spesso quelle più ricche di specie endemiche o con ecosistemi fragili. Queste dinamiche generano impatti rilevanti:

  • Valore economico a rischio: almeno 44.000 miliardi di dollari di PIL annuo risultano esposti alla perdita di biodiversità.
  • Costi sociali e sanitari: la fragilità degli ecosistemi espone società e sistemi sanitari a nuove minacce, comprese pandemie e scarsità d'acqua.
  • Impatto finanziario diretto: i portafogli che non considerano indicatori di sostenibilità ambientale rischiano rendimenti inferiori, nonché maggiore esposizione a rischi normativi e sistemici.
La sfida maggiore per il settore finanziario risiede nella misurazione accurata degli impatti ambientali: ad oggi non esistono metriche uniformi come quelle disponibili per le emissioni di carbonio. Tuttavia, l'adozione di linee guida internazionali (come TNFD) e l'integrazione di indicatori settoriali hanno già favorito un primo passo verso una più efficace rendicontazione sulla biodiversità negli investimenti.

Finanza sostenibile e strumenti per investire nella biodiversità

Il settore della finanza sostenibile ha integrato la tutela degli ecosistemi fra i principali obiettivi di investimento, sviluppando una gamma di strumenti che incentivano la transizione ecologica delle aziende. Gli investitori interessati a investire in biodiversità dispongono oggi di prodotti indirizzati:

  • Green bond: obbligazioni i cui proventi finanziano progetti di conservazione o ripristino di habitat naturali.
  • ETF e fondi tematici: soluzioni diversificate che includono titoli di imprese impegnate nella gestione sostenibile delle risorse naturali.
  • Private debt a impatto: strumenti dedicati al sostegno di imprese e iniziative impegnate nella salvaguardia di specie e ambienti, come il Biodiversity Private Debt Fund europeo.
Inoltre, la Tassonomia verde UE fornisce criteri ufficiali per identificare le attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale. La diffusione di rating ESG e score specifici per la componente "E" (environmental) agevola la selezione di società e titoli più performanti in termini di tutela ambientale. Questi strumenti, uniti ad una crescente attenzione degli enti regolatori, rappresentano leve decisive per il convogliamento di capitali verso iniziative in grado di generare ritorni economici accompagnati da reali benefici per gli ecosistemi.

Gli approcci ESG e il ruolo degli investitori nella tutela della natura

L'adozione dei criteri ESG sta ridefinendo le pratiche di gestione finanziaria. L'approccio ambientale considera non solo la performance economica delle imprese, ma anche l'impatto che esse esercitano sulla natura. Gli investitori avanzati integrano l'analisi dei rischi ambientali nella composizione dei portafogli, selezionando emittenze virtuose e penalizzando quelle coinvolte in controversie ambientali. Le attività principali in questo contesto comprendono:

  • Engagement: dialogo sistematico con le società partecipate per promuovere migliori pratiche nella disclosure e nella gestione della biodiversità.
  • Collaborazione: partecipazione a iniziative come il Finance for Biodiversity Pledge e il network PRI, finalizzate a favorire innovazione e trasparenza.
  • Monitoraggio dell'impatto: adozione di metriche come la Mean Species Abundance per valutare annualmente la performance ambientale degli investimenti.
Secondo le direttive TNFD, la trasparenza nella valutazione e comunicazione dell'impatto sugli ecosistemi è ormai requisito centrale nella rendicontazione di sostenibilità. Inoltre, tramite la doppia materialità, gli investitori sono chiamati a valutare sia come i rischi ambientali impattano il portafoglio, sia gli effetti delle scelte di investimento sul capitale naturale. Le strategie basate su metriche concrete rafforzano la credibilità del gestore e riducono il rischio di greenwashing, guidando la finanza verso obiettivi di tutela ambientale realmente misurabili.

Casi studio: iniziative e prodotti finanziari orientati alla biodiversità

L'aumento della sensibilità ambientale degli investitori ha portato a un'espansione dell'offerta di strumenti specializzati. Tra i casi più rilevanti si evidenziano:

  • Finance for Biodiversity Pledge: oltre 170 istituzioni hanno aderito a questo impegno internazionale, con 22,1 trilioni di asset under management dedicati a obiettivi concreti di salvaguardia naturale. Gli aderenti si impegnano a valutare l'impatto, collaborare con il tessuto produttivo, fissare target ambiziosi e adottare policy pubbliche trasparenti.
  • Forest Championship Program: partnership multi-attore per monitorare e ridurre la deforestazione, attraverso attività di dialogo e valutazione dei portafogli d'investimento.
  • Sienna Biodiversity Private Debt Fund: primo fondo europeo dedicato a sostenere aziende che esplicitamente contribuiscono al ripristino e alla conservazione naturale, tramite clausole di impatto ambientale.
A livello operativo, viene rafforzata la selezione degli emittenza e la valutazione delle politiche di gestione ambientale, premiando le società che adottano obiettivi scientifici validati e disclosure avanzate. La rendicontazione annuale e le pratiche di azionariato attivo sono strumenti chiave per monitorare i progressi e favorire trasparenza e accountability degli operatori finanziari sul tema biodiversità.

Prospettive di rendimento e opportunità di investimento nel settore biodiversità

L'interesse verso il capitale naturale come asset class sta crescendo, alimentato dalle stime che indicano margini di rendimento compresi tra il 7% e l'8% nei prossimi anni per chi decide di investire in biodiversità. Gli investimenti in questo settore sono sostenuti da trend macroeconomici e dalla necessità di allinearsi a nuove normative internazionali. Il segmento offre opportunità sia su mercati azionari che obbligazionari, oltre a strumenti di debito privato innovativi dedicati a progetti di ripristino e cura degli ecosistemi. Inoltre:

  • Le recenti iniziative regolatorie, come la Tassonomia UE, favoriscono l'accesso a progetti con impatti concreti e misurabili.
  • Le previsioni positive sugli asset legati a eco-innovazione e servizi ambientali aumentano l'attrattività di questa tipologia di investimento, offrendo la possibilità di diversificare i portafogli riducendo l'esposizione ai rischi ambientali sistemici.
  • Il coinvolgimento nel capitalismo naturale contribuisce al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile ONU, integrando obiettivi economici e sociali.
Il settore dei fondi tematici con focus sugli ecosistemi e le soluzioni nature-based si sta rapidamente espandendo, assegnando un ruolo trainante agli investitori consapevoli e responsabili.

Nonostante la crescita degli strumenti finanziari e l'interesse globale, investire in biodiversità presenta ostacoli rilevanti. Tra le principali criticità:

  • Misurazione dell'impatto ambientale: la mancanza di indicatori univoci e standardizzati rende la valutazione dei risultati più complessa rispetto ad altri ambiti ESG.
  • Disponibilità di dati: le imprese sono ancora poco abituate alla rendicontazione ambientale, spesso limitandosi a stime preliminari anziché a dati verificabili.
  • Greenwashing: alcune soluzioni si presentano come sostenibili senza avere effetti reali sugli ecosistemi.
  • Gap normativo: la rapidità con cui evolvono gli standard comporta un rischio di disallineamento tra regolamenti nazionali e internazionali.
Per affrontare queste difficoltà, si raccomanda agli investitori di affidarsi a prodotti esplicitamente allineati alla Tassonomia europea, di privilegiare la trasparenza dei criteri di selezione e rendicontazione, e di prediligere gestori dotati di comprovate pratiche di engagement e monitoraggio dell'impatto. Il ricorso a consulenti ESG specializzati può facilitare la valutazione dei prodotti più adatti alle esigenze finanziarie e ambientali, contribuendo allo sviluppo di un mercato più maturo e affidabile.