L’abolizione o il mantenimento dell’ora legale è un tema che suscita da anni discussioni articolate, non solo in Italia ma in tutta l’Unione Europea. L’attenzione si concentra su diversi aspetti: il risparmio energetico, gli effetti sul benessere dei cittadini e l’impatto ambientale.
L’idea dell’ora legale affonda le sue radici nel Settecento, grazie al contributo dell’illustre Benjamin Franklin. Il concetto venne descritto per la prima volta nel 1784 in uno scritto sul "Journal de Paris", dove Franklin propose di sfruttare la luce naturale mattutina per ridurre il consumo di candele. Solo nel 1916, però, durante la Prima Guerra Mondiale, il Regno Unito adottò ufficialmente questa misura per risparmiare risorse energetiche. Questo esempio fu seguito rapidamente da numerosi Paesi europei, tra cui l’Italia.
Nel nostro Paese, l’ora legale fu introdotta per la prima volta sempre nel 1916, con scopi legati principalmente al risparmio energetico durante i conflitti bellici. Tuttavia, il suo utilizzo subì diverse interruzioni nei periodi successivi, fino a quando non venne ufficialmente regolamentata nel 1965 con la legge 503. Dal 1966, l’adozione dell’ora legale divenne sistematica, inizialmente per soli quattro mesi. Successivamente con un’iniziativa condivisa dall’Unione Europea, si stabilì un’uniformità temporale tra i vari Stati membri, prolungando la durata dell’ora legale a sette mesi. Nei paesi UE l'ora legale inizia l'ultima domenica di marzo e termina l'ultima domenica di ottobre.
Nel 2018, la Commissione Europea, guidata da Jean-Claude Juncker, ha avviato una consultazione pubblica sull'abolizione dell'ora legale. In quel periodo, vennero raccolte 4,6 milioni di risposte, un numero record per iniziative del genere. I risultati mostrarono che l’84% dei partecipanti era favorevole all’eliminazione del cambio semestrale tra ora solare e legale, evidenziando quanto la questione fosse sentita dai cittadini europei.
Nonostante il forte sostegno popolare, la proposta di direttiva per l’abolizione non riuscì a tradursi in misure concrete. I Paesi del Nord Europa, come Finlandia e Svezia, si sono mostrati scettici, ritenendo che i benefici dell’ora legale fossero marginali considerata la loro peculiare esposizione alla luce solare. Di contro, nazioni mediterranee, come l’Italia e la Spagna, hanno sottolineato i vantaggi in termini di risparmio energetico e gestione delle ore di luce.
Nel 2019, il Parlamento Europeo ha approvato una posizione volta a superare l’obbligatorietà del cambio dell’ora, lasciando ai singoli Stati membri la decisione finale su quale sistema adottare permanentemente, con un termine massimo fissato per il 2021. Tuttavia, diverse crisi geopolitiche ed economiche, incluse la pandemia di Covid-19, hanno fatto passare in secondo piano tale decisione. Ad oggi, le divergenze tra i 27 Paesi membri dimostrano quanto sia complessa la possibilità di trovare un accordo definitivo che soddisfi tutte le realtà geografiche e sociali dell’Unione.
L’adozione dell’ora legale in Italia ha sempre avuto come obiettivo principale il risparmio energetico. Secondo le stime di Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione elettrica nel Paese, il sistema ha garantito benefici significativi nel corso degli anni. Tra il 2004 e il 2024, il risparmio complessivo di energia è stato stimato in circa 11,7 miliardi di kWh. Questo dato corrisponde al fabbisogno energetico annuale di milioni di famiglie italiane, traducendosi in un risparmio economico di circa 2,2 miliardi di euro.
Solo nel 2024, durante i sette mesi di ora legale, il minor consumo di energia è stato pari a circa 340 milioni di kWh, sufficiente a soddisfare le necessità medie annuali di circa 130.000 famiglie. Questo risparmio ha avuto un impatto positivo anche sull’ambiente, con una riduzione delle emissioni di CO2. Un ulteriore beneficio economico è stato evidente nelle bollette dei cittadini, grazie alla diminuzione del consumo di energia elettrica.
Questi benefici emergono dallo sfruttamento ottimale della luce naturale nella fascia pomeridiana e serale, riducendo così la necessità di illuminazione artificiale. Tuttavia, è importante notare che i dati sul risparmio variano in base al costo dell’energia, che ha subito fluttuazioni significative negli ultimi anni.
Sul piano ambientale, il risparmio di energia elettrica permette di ridurre le emissioni di gas serra, tra cui CO2, contribuendo a mitigare gli impatti del cambiamento climatico. Nel 2024, ad esempio, le minori emissioni durante i mesi di ora legale sono state quantificate in circa 160.000 tonnellate di CO2 evitate, grazie all’ottimizzazione dell’uso dell’illuminazione artificiale.
Tuttavia, gli effetti sull’ambiente si intrecciano con il benessere dei cittadini. Il cambio dell’ora può causare disturbi al ciclo sonno-veglia, soprattutto nei primi giorni successivi all’adozione dell’ora legale. Numerosi studi hanno evidenziato un aumento dei disturbi legati al ritmo circadiano, con sintomi come stanchezza, difficoltà di concentrazione e irritabilità. Alcune analisi suggeriscono anche una correlazione tra i cambi d’orario e un incremento temporaneo del rischio di eventi cardiovascolari, incidenti stradali e cali di produttività.
D’altro canto, molte persone dichiarano di apprezzare le giornate più lunghe e luminose, fattore che incentiva le attività all’aperto e migliora l’umore generale. Questo beneficio psicologico è particolarmente sentito nei Paesi che godono di un clima mite, dove l'ora legale incoraggia un uso più attivo del tempo libero.
Il dibattito sull’abolizione del cambio dell’ora resta aperto sia in Italia che in Europa. Attualmente l’Unione Europea non ha trovato un accordo definitivo, nonostante il Parlamento Europeo abbia già votato nel 2019 a favore della possibilità di eliminare il cambio orario. Gli Stati membri avrebbero dovuto decidere entro il 2021 se mantenere l’ora solare o quella legale in modo permanente. Tuttavia, tra crisi geopolitiche ed emergenze economiche, il tema è stato rinviato. Attualmente, la questione rimane in sospeso, senza una chiara prospettiva temporale per una decisione finale a livello comunitario.
In Italia, la possibilità di adottare un sistema permanente di ora legale o solare si scontra con le esigenze energetiche e sociali. Molti settori, tra cui ambiente ed economia, presentano pareri contrastanti. Alcuni studi mostrano che mantenere l’ora legale tutto l’anno potrebbe portare a risparmi aggiuntivi e riduzioni di emissioni di CO2, ma rimangono dubbi sull’impatto su alcune fasce della popolazione, soprattutto durante i mesi invernali, quando i ritmi lavorativi e scolastici inizierebbero al buio.
Nel frattempo, l’Unione Europea punta a rilanciare il tema attraverso nuove consultazioni tra gli Stati membri, cercando un consenso che includa il bilanciamento tra esigenze ambientali, economiche e il benessere dei cittadini.