Immaginiamo che un animale del vicino, che sia un cane, un gatto o qualsiasi altro animale domestico, trova la strada per entrare nel vostro giardino. Questo scenario, che può sembrare banale, spesso scatena tensioni tra vicini. Ma cosa prevede la legge in questi casi? Quali sono i diritti e le responsabilità che regolano la convivenza con gli animali domestici?
Gli animali domestici, guidati dal loro istinto naturale, spesso esplorano spazi contigui, incluse le proprietà dei vicini. La legge italiana, mentre riconosce il diritto di proprietà, tiene conto anche del comportamento naturale degli animali. Secondo il Codice Civile, il proprietario di un animale è responsabile dei danni che questo può causare a terzi. Questo principio si applica a tutte le specie di animali domestici, non solo ai gatti o ai cani. Vediamo meglio:
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La questione della recinzione
La presenza di animali domestici del vicino nel proprio giardino o tra due case (villette) può diventare una questione spinosa e, in alcuni casi, arrivare fino alle aule di tribunale. Cosa succede quando la convivenza pacifica tra vicini viene minata dalla libera circolazione degli animali? La risposta è tutt'altro che semplice e può portare a conseguenze legali inattese.
Un caso esemplare ha visto coinvolti due vicini di casa in una villetta a schiera, dove la proprietaria di alcuni animali ha permesso che questi entrassero ripetutamente nel giardino della vicina. Gli animali, liberi di gironzolare, lasciavano deiezioni nel giardino e nelle aree comuni, creando non solo problemi igienici ma anche un persistente cattivo odore. La situazione ha portato la vicina a sviluppare uno stato di ansia e depressione, aggravato da azioni provocatorie della proprietaria degli animali, come affissioni di cartelli con minacce e insulti.
Questa condotta ha spinto la vicina a portare la questione in tribunale, dove il caso è stato analizzato in dettaglio. La vicenda è arrivata fino alla Corte di Cassazione, che ha confermato la condanna della proprietaria degli animali per atti persecutori, riconoscendo l'effetto ùù delle sue azioni sulla vita della vicina.
Nella sentenza della Corte di Cassazione, si è evidenziato come la proprietaria degli animali, continuando a lasciarli liberi nonostante le ripetute lamentele, abbia dimostrato l'intenzione di disturbare e perseguitare la vicina. Questo comportamento è stato giudicato non solo incauto ma deliberatamente molesto, equiparabile allo stalking, un reato definito dall'articolo 612 del Codice Penale.
La Corte ha sottolineato che non basta sostenere che le incursioni degli animali siano occasionali o non intenzionali. La consapevolezza delle ripetute lamentele e la mancanza di azioni per prevenire ulteriori intrusioni configurano una volontà persecutoria.
Il principio di base è che la presenza di animali in un condominio non deve creare disturbo, pericoli o danni. I proprietari devono adottare tutte le misure necessarie per controllare i propri animali e prevenire situazioni problematiche. Gli animali non possono essere lasciati liberi e incustoditi nelle aree comuni del condominio. Ad esempio, lasciare un cane senza guinzaglio nei corridoi o nel cortile può essere fonte di preoccupazione o disagio per gli altri residenti.
Allo stesso modo, se un animale entra ripetutamente nelle proprietà private di altri, come nel caso di un cane o di un gatto che si infiltra nel giardino del vicino, il proprietario dell'animale può essere ritenuto responsabile. La legge protegge il diritto alla proprietà privata e chi possiede un animale deve assicurarsi che questo non violi i confini degli altri.
Se un animale domestico provoca danni a cose o persone, il proprietario può essere chiamato a rispondere legalmente. Questo può includere il risarcimento dei danni materiali, come la riparazione di proprietà danneggiate, o anche conseguenze penali se l'animale causa lesioni a qualcuno. La responsabilità del proprietario è sancita dal Codice Civile, che stabilisce che chi possiede un animale è tenuto a vigilare affinché non arrechi danni a terzi.
Per delimitare i terreni agricoli, giardini o cortili adiacenti con muri di cinta o strutture edilizie permanenti, è generalmente richiesto un permesso comunale. Questo obbligo si applica soprattutto quando si intende costruire recinzioni in muratura. Invece l'installazione di semplici reti metalliche, supportate da pali di ferro o legno, solitamente non necessita di autorizzazioni edilizie, a meno che il terreno non sia sottoposto a vincoli paesaggistici.
Quando si decide di installare una recinzione, è essenziale rispettare le distanze minime stabilite dal Codice Civile e dai regolamenti edilizi locali. Le costruzioni su fondi confinanti devono mantenere una distanza di almeno tre metri l'una dall'altra, a meno che non siano unite o aderenti. Questo per evitare che le opere possano recare danni o interferenze ai vicini.
È possibile che i regolamenti comunali richiedano distanze maggiori, soprattutto in presenza di particolari vincoli ambientali o di normative specifiche del Codice della strada. In alcuni casi, previo accordo tra i proprietari confinanti, questa distanza può essere ridotta, purché si rispettino sempre le distanze minime imposte dalle norme locali.