Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore, alla morte del marito il diritto ad abitare in casa resta sempre in capo sia alla moglie che ai figli. La moglie ha sempre diritto di abitare nella casa, eventualmente insieme ai figli se ancora a carico del genitore, ma il diritto all’abitazione dopo la morte del marito lo ha sempre.
Quando muore il marito, a chi va la casa ? Le regole sulla successione dell’eredità in Italia sono molto chiare e regolamentano i beni patrimoniali delle persone defunte sia in presenza di testamento sia in assenza di testamento.
Il nostro ordinamento prevede, infatti, le cosiddette quote di legittima, che rappresentano le percentuali dell’eredità di un defunto spettanti per legge ai familiari, anche se il defunto ha lasciato il testamento.
La divisione dell’eredità tra i parenti vale sia per i beni immobiliari che per i beni mobiliari e altri tipi di patrimoni posseduti. Vediamo di seguito nel dettaglio cosa prevede la legge per la successione della casa nel caso di morte del marito.
Stando a quanto previsto dalle leggi in vigore, alla morte del marito la casa resta alla moglie.
Il coniuge ha, infatti, sempre il diritto di abitazione della casa familiare e di uso dei mobili che la arredano, per l’intera vita, in qualità di legato.
Anche in caso di successione legittima, la legge prevede il diritto di abitazione sempre al coniuge superstite, anche in presenza di altri chiamati all'eredità.
Ciò significa che alla morte del marito la casa non può mai andare ad altri parenti ma spetta sempre la moglie, sia in presenza che in assenza di figli.
Se sono nati figli da matrimonio, la casa resta alla moglie e ai figli.
La moglie ha diritto alla casa anche quando si tratta di un appartamento in affitto: se, infatti, il marito a cui è intestato il contratto di locazione muore, la moglie gli succede, l'affitto viene volturato e lei resta in casa.