Il ricorso per impugnare un concorso pubblico deve essere presentato tramite avvocato al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) di competenza, può farlo sia una singola persona che più soggetti e deve contenere un riassunto chiaro ed esaustivo di tutti i punti sui quali si sono riscontrate anomalie o irregolarità.
Quali sono i casi in cui si può impugnare un concorso pubblico? I concorsi pubblici devono rispettare norme specifiche e garantire trasparenza, correttezza e imparzialità in tutte le fasi: dalla pubblicazione del bando fino alla redazione della graduatoria finale.
Tuttavia, può capitare che alcune irregolarità o errori minino la regolarità del concorso, penalizzando ingiustamente i candidati.
I casi in cui è possibile impugnare un concorso pubblico sono diversi e li analizziamo in seguito.
I casi principali in cui si può impugnare un concorso pubblico sono diversi e sono, in particolare, i seguenti:
Il ricorso contro un concorso pubblico deve essere presentato al Tribunale Amministrativo Regionale (Tar), può farlo sia una singola persona che più soggetti e deve contenere un riassunto chiaro ed esaustivo di tutti i punti sui quali si sono riscontrate anomalie o irregolarità.
La domanda deve essere presentata tramite avvocato e accompagnata dai documenti necessari che, nel dettaglio, sono:
Una volta raccolta tutta la documentazione, l’avvocato analizza il materiale per identificare i cosiddetti vizi di legittimità, cioè quegli errori che possono rendere annullabile un concorso pubblico.
Quando questi vengono identificati, l’avvocato redige formalmente il ricorso, evidenziando i punti deboli della procedura e dimostrando come questi stessi abbiano violato i diritti del candidato, e notifica il ricorso a tutte le parti interessate e poi lo deposita presso la segreteria del Tar di competenza.
Spetta poi al Tribunale decidere se procedere alla revisione della graduatoria finale che ha determinato la bocciatura al termine del concorso o annullare la richiesta, in mancanza di valide motivazione per procedere.
La fase di merito porta alla sentenza definitiva e può richiedere dai 3 ai 6 mesi per essere calendarizzata, anche se i tempi variano in base alla complessità del caso e al carico di lavoro del Tar.
Al termine del procedimento, la sentenza definitiva può avere esiti diversi.
Se il Tar accoglie il ricorso, l’amministrazione ha l’obbligo di rivedere il provvedimento impugnato. Questo può significare la riammissione del candidato al concorso, la rettifica dei punteggi assegnati o un nuovo posto in graduatoria.
Nel caso di rigetto del ricorso, il candidato ha può ricorrere in appello al Consiglio di Stato entro 60 giorni dalla notifica della sentenza. L’appello è l’ultimo grado di giudizio amministrativo e permette di chiedere una revisione completa del caso.
Precisiamo che ogni ricorso contro un concorso pubblico deve essere presentato entro termini specifici, vale a dire entro al massimo 60 giorni dalla data di pubblicazione delle graduatorie, precisando che rientrano nel calcolo dei 60 giorni tutti i giorni e non solo quelli lavorativi.
Se l’irregolarità riguarda il bando di concorso (es. requisiti discriminatori o clausole che violano la legge), il termine di 60 giorni in alcuni casi decorre dalla data di pubblicazione del bando stesso.