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Si devono dichiarare le criptovalute? E i relativi guadagni? Cosa dice la normativa 2025

Cosa prevede normativa sull'obbligo o meno delle dichiarazione delle criptovalute nel 2025 in Italia e dei relativi guadagni con il conseguente pagamento delle tasse e imposte

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Si devono dichiarare le criptovalute? E

I guadagni derivanti dalle operazioni in criptovalute devono essere dichiarati al fisco, analogamente a quanto avviene con le valute tradizionali.

Le persone fisiche, ma anche le società che effettuano transazioni con asset digitali possono registrare profitti o perdite dalle attività di cambio, elementi che devono necessariamente figurare nel bilancio aziendale.

Tutti i dettagli relativi agli obblighi dichiarativi sono contenuti in un importante documento dell'Agenzia delle Entrate.

Risoluzione ministeriale: trattamento fiscale delle criptovalute

Una specifica risoluzione emanata dall'Agenzia delle Entrate ha affrontato in modo dettagliato gli aspetti del trattamento fiscale delle diverse valute virtuali. Questo documento ha chiarito definitivamente la questione fondamentale se i profitti ottenuti con questi asset digitali debbano essere dichiarati o meno nel sistema fiscale italiano.

Come analizzeremo nel dettaglio in questo articolo, le direttive dell'amministrazione fiscale italiana recepiscono la decisione emessa dalla Corte di Giustizia Europea secondo cui l'imposta sul valore aggiunto non si applica alle transazioni in cui le valute digitali sono scambiate con valute tradizionali o viceversa.

Una successiva delibera ha quindi specificato che ai fini dell'imposta sul reddito delle società (IRES) e dell'imposta regionale sulle attività produttive (IRAP), gli utili e le perdite su queste operazioni costituiscono componenti del reddito d'impresa soggetti a tassazione ordinaria.

Requisiti di registrazione delle operazioni in valuta virtuale

La risoluzione contiene requisiti specifici per la registrazione delle operazioni in valuta digitale, inclusi:

  • Identificativi delle parti coinvolte
  • Importi delle transazioni
  • Date delle operazioni
  • Tassi di cambio applicati
  • Altre informazioni rilevanti sulle transazioni

Un aspetto importante da considerare è che le operazioni con Bitcoin e altre criptovalute eseguite da persone fisiche che le detengono per scopi diversi da quelli commerciali o imprenditoriali non generano automaticamente reddito imponibile, a meno che non si configuri un'attività speculativa.

Evoluzione normativa: dal decreto legislativo alla normativa 2025

Il quadro normativo si è ulteriormente evoluto con un decreto legislativo che ha sottoposto i fornitori di valuta virtuale alla normativa stabilita per gli operatori di cambio valuta tradizionali. A tal fine, il decreto ha incaricato il Ministero dell'Economia e delle Finanze di emanare un decreto ministeriale recante modalità e tempistiche per lo svolgimento legale di tali attività sul territorio nazionale.

Per il 2025, la normativa fiscale italiana ha previsto un ulteriore rafforzamento degli obblighi dichiarativi, con l'inclusione di specifiche sezioni dedicate agli asset virtuali nei modelli di dichiarazione dei redditi, al fine di garantire maggiore trasparenza e tracciabilità delle operazioni.

Perché le criptovalute sono popolari nonostante gli obblighi fiscali

Esiste un motivo ben preciso alla base del crescente successo degli asset digitali. I loro sostenitori li considerano le monete del futuro e stanno investendo ora prima che possano potenzialmente acquisire maggiore valore.

Molti apprezzano il fatto che le criptovalute eliminano il ruolo delle banche centrali dalla gestione dell'offerta di moneta, poiché nel tempo questi istituti tendono a ridurre il valore del denaro attraverso meccanismi inflazionistici.

Altri valutano positivamente la tecnologia blockchain su cui si basano le criptovalute, in quanto rappresenta un sistema di elaborazione e registrazione decentralizzato potenzialmente più sicuro rispetto ai sistemi di pagamento convenzionali. Tuttavia, sebbene gli asset digitali possano incrementare il proprio valore nel tempo, numerosi investitori li considerano semplici strumenti speculativi piuttosto che investimenti tradizionali.

Criticità delle criptovalute come investimento

Alcuni analisti finanziari sollevano dubbi riguardo alla sicurezza intrinseca di questi asset, mentre altri esperti suggeriscono cautela. Un aspetto fondamentale da considerare è che una valuta necessita di stabilità affinché operatori economici e consumatori possano determinare correttamente il valore delle merci e dei servizi.

Le criptovalute, tuttavia, si caratterizzano per una notevole volatilità, come dimostrato dalla loro evoluzione storica. Questa instabilità nei prezzi rappresenta un paradosso: se infatti si prevede che le valute digitali possano acquisire significativo valore in futuro, gli utenti saranno meno propensi a spenderle oggi, compromettendone la funzionalità come mezzo di pagamento.

La logica è semplice: perché utilizzare una criptovaluta per transazioni quotidiane quando potrebbe valere considerevolmente di più nel prossimo anno? Indipendentemente dalle strategie di investimento adottate, è fondamentale ricordare che i profitti generati dalle criptovalute devono essere dichiarati al fisco, analogamente a quanto avviene con tutte le altre forme di reddito.

Quadro normativo 2025 e utilizzo delle criptovalute in Italia

Come anticipato, l'Agenzia delle Entrate ha definito con precisione i contorni dell'utilizzo delle valute virtuali nel contesto italiano. In primo luogo, le considera monete alternative a quelle tradizionali e, di conseguenza, i guadagni derivanti devono essere regolarmente dichiarati. Inoltre, l'acquisto e la cessione con monete virtuali in cambio di euro sono classificate come operazioni di cambio valuta e quindi non soggette a IVA.

Obblighi per società e professionisti

L'amministrazione fiscale precisa che le società e i professionisti che operano con le criptovalute possono registrare guadagni o perdite dalle attività di cambio, elementi che devono essere correttamente indicati in bilancio e nelle dichiarazioni fiscali. In alternativa alla valutazione di fine esercizio, è possibile calcolare analiticamente i differenziali positivi o negativi per ogni operazione realizzata.

Trattamento fiscale per i privati

Nel caso di persone fisiche che non esercitano attività d'impresa, la normativa 2025 conferma che, in assenza di finalità speculativa, non vengono rilevati redditi imponibili. Tuttavia, qualora il valore complessivo delle criptovalute detenute superi determinate soglie durante l'anno fiscale (attualmente fissate a 15.000 euro per almeno sette giorni lavorativi), scatta l'obbligo di dichiarazione nel quadro RW della dichiarazione dei redditi, anche in assenza di realizzo di plusvalenze.

Come dichiarare correttamente i guadagni da criptovalute nel 2025

La corretta dichiarazione dei profitti derivanti dalle criptovalute è un aspetto cruciale per evitare sanzioni fiscali. Nel modello dichiarativo 2025, i contribuenti dovranno seguire specifiche istruzioni in base alla loro posizione fiscale:

Per persone fisiche non imprenditori

Le persone fisiche che non esercitano attività d'impresa devono dichiarare le plusvalenze derivanti dalla cessione a titolo oneroso di criptovalute quando queste generano una plusvalenza superiore a 2.000 euro nel periodo d'imposta. Tali plusvalenze sono soggette a imposta sostitutiva con aliquota del 26%, analogamente a quanto avviene per le attività finanziarie tradizionali.

La compilazione dovrà avvenire nel quadro RT della dichiarazione dei redditi, specificando la natura dell'asset digitale, la data di acquisizione, il costo d'acquisto e il corrispettivo di cessione.

Per imprese e professionisti

Per le imprese e i professionisti, i proventi e le perdite derivanti dalle operazioni in criptovalute confluiscono nel reddito d'impresa o di lavoro autonomo. Le persone giuridiche dovranno inserire tali componenti nel quadro RF o RG della dichiarazione dei redditi, mentre i lavoratori autonomi utilizzeranno il quadro RE.

È fondamentale conservare una documentazione dettagliata delle transazioni effettuate, includendo:

  • Data e ora delle operazioni
  • Controvalore in euro al momento della transazione
  • Commissioni pagate
  • Indirizzi dei wallet utilizzati
  • Estratti conto delle piattaforme di exchange

Conseguenze fiscali del mining e dello staking di criptovalute

Nella normativa 2025, particolare attenzione è stata dedicata alle attività di mining (estrazione di criptovalute) e staking (blocco di criptovalute per supportare le operazioni di rete):

Mining di criptovalute

L'attività di mining, quando svolta in modo continuativo e organizzato, si configura come attività d'impresa e i relativi proventi devono essere tassati come reddito d'impresa. Se invece si tratta di attività occasionale, i guadagni possono essere inquadrati come redditi diversi.

I miner devono considerare come momento di realizzo del reddito quello in cui la criptovaluta viene accreditata sul proprio wallet, valorizzandola al prezzo di mercato in quel momento.

Staking e rendite passive

I proventi derivanti dallo staking, ovvero dall'immobilizzazione di criptovalute per ottenere rendimenti, sono generalmente classificati come redditi di capitale e soggetti a imposta sostitutiva del 26%. Questi guadagni vanno dichiarati nel quadro RL della dichiarazione dei redditi.

Sanzioni previste per omessa dichiarazione nel 2025

Il mancato rispetto degli obblighi dichiarativi relativi alle criptovalute può comportare sanzioni significative. La normativa 2025 ha confermato e in alcuni casi inasprito le conseguenze per chi non dichiara correttamente i propri asset digitali:

  • Per l'omessa dichiarazione dei guadagni: sanzione dal 120% al 240% dell'imposta evasa
  • Per l'omessa compilazione del quadro RW (monitoraggio fiscale): sanzione dal 3% al 15% del valore non dichiarato
  • In caso di criptovalute detenute in paesi a fiscalità privilegiata: sanzione raddoppiata (dal 6% al 30%)

In caso di accertamento, l'onere della prova ricade sul contribuente, che dovrà dimostrare l'origine dei fondi utilizzati per l'acquisto delle criptovalute e la corretta valorizzazione delle plusvalenze realizzate.

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