Tra acqua minerale e del rubinetto, le scelte delle famiglie italiane incidono notevolmente sulla spesa annua. Un'analisi tra costi, differenze regionali, sprechi, abitudini e strategie per risparmiare, per scegliere nel modo migliore e consapevolmente.
Negli ultimi anni, la voce "acqua" sta assumendo un peso crescente nel bilancio familiare italiano. Studi condotti da enti indipendenti come il Consumers’ Forum evidenziano che una famiglia media di tre persone sostiene una spesa annuale superiore ai 380 euro per il consumo di acqua domestica. Il rincaro appare evidente: rispetto al 2014, il valore in bolletta è aumentato di circa il 40%. Questa dinamica si sviluppa in un contesto in cui il consumo diretto di acqua potabile diminuisce, mentre cresce l’acquisto di bottiglie di minerale.
L’analisi delle tariffe applicate ai nuclei familiari mostra un quadro molto articolato a livello territoriale. Nel 2024, la spesa media annua per l’acqua si attesta a 384 euro per una famiglia di tre persone con un consumo di 150 metri cubi, ma varia significativamente tra regioni e città. Il Centro Italia registra le bollette più elevate: a Frosinone si arriva fino a 852 euro annui, mentre a Milano la spesa scende a 163 euro – la cifra più bassa rilevata. Altre località con esborsi elevati sono Pisa, con una media di 817 euro, e Firenze, dove l’acqua costa 751 euro l’anno. Invece, regioni come il Molise mantengono cifre contenute (circa 231 euro).
Le disparità regionali trovano spiegazione sia nelle differenti tariffe applicate dai gestori – spesso oltre 2.000 società in Italia – sia nelle condizioni delle infrastrutture, soprattutto dove la rete idrica richiede maggiori investimenti e manutenzione. Il fenomeno degli sprechi accentua le disuguaglianze; secondo dati Istat e Arera, le perdite di rete si attestano intorno al 42% dell’acqua distribuita su scala nazionale. In aggiunta, quasi il 40% delle famiglie giudica elevato il costo sostenuto per il servizio idrico, con picchi di insoddisfazione nelle Isole, al Sud e al Centro.
| Città | Spesa annua (Euro) |
| Milano | 163 |
| Frosinone | 852 |
| Pisa | 817 |
| Firenze | 751 |
| Molise (media regionale) | 231 |
Nella maggior parte delle città capoluogo di regione, la tendenza all’aumento risulta marcata: nel 2024, l’incremento medio rispetto all’anno precedente è pari al 4,1%, con punte superiori al 9% in aree come Bologna, L’Aquila e Venezia (terraferma).
L’approfondita valutazione dei costi tra acqua in bottiglia e quella potabile distribuita mette in evidenza un divario notevole. Un litro di acqua del rubinetto ha un costo medio di appena 0,00256 euro, mentre per il corrispettivo in minerale, la media è di 0,26 euro — ovvero oltre 10.000% in più. In una confezione da sei bottiglie, il prezzo medio in Italia è di circa 2,40 euro, con variazioni tra le città: da 1,88 euro a Bari a oltre 3 euro a Bolzano e Roma.
I motivi alla base della predilezione per la minerale sono molteplici: la percezione di maggiore sicurezza sanitaria, il gusto, le abitudini influenzate dal marketing e dalla praticità. Tuttavia, i controlli sull’acqua di rete sono severi e regolati da norme come il D.Lgs. 18/2023, garantendo livelli di sicurezza molto elevati.
Un consumo maggiore di bottiglie implica un impatto più pesante sia sull’ambiente, per produzione e trasporto della plastica, sia sul portafogli delle famiglie.
Le indagini condotte da associazioni come Altroconsumo nei test comparativi su alcune marche popolari rivelano che, tra quelle più economiche e di buona qualità, vengono spesso menzionate: "Sangemini", "Sant’Anna" e "Sveva", con prezzi compresi fra 0,15 e 0,22 euro al litro nei supermercati. Si tratta comunque di una spesa molto superiore rispetto all’acqua potabile di rete.
Il problema degli sprechi incide fortemente sui costi finali del servizio idrico, aggravando non solo la bolletta ma anche la sostenibilità della risorsa. In Italia, le dispersioni lungo la rete provocano la perdita di oltre il 42% dell’acqua immessa negli acquedotti. In casa, comportamenti poco attenti portano a uno spreco fino a 20.000 litri all’anno per appartamento.
Ecco alcune azioni che possono fare la differenza:
Per ridurre l’incidenza della spesa idrica sul bilancio familiare, sono diversi gli strumenti e le pratiche da considerare. Gli esperti consigliano l’adozione di strategie mirate sia dal punto di vista tecnico che comportamentale:
Per chi si trova in condizioni di disagio economico, il bonus acqua – disciplinato dall’ARERA e rivolto alle famiglie con ISEE sotto i 9.530 euro (o 20.000 per chi ha almeno quattro figli a carico) – permette di non pagare un quantitativo minimo di acqua a persona, pari a 50 litri al giorno, sotto forma di sconto diretto in bolletta.
Tra i metodi suggeriti, alcuni riguardano l’adozione di caraffe filtranti o piccoli sistemi di affinamento domestico, utili in caso di diffidenza rispetto al sapore o alla durezza della risorsa.
Infine, la raccolta differenziata delle bottiglie in plastica e la scelta di marche convenienti, secondo le indagini condotte da Altroconsumo, possono contribuire a contenere la spesa annua senza rinunciare alla qualità.
Nonostante la convenienza dell’acqua di rete, cresce la propensione per le bottiglie di minerale. Le ragioni comprendono fattori psicologici, culturali e pratici: tra i principali