Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Allarme pensioni a causa di sempre meno bambini nati. E tra 200 anni nascerà l'ultimo italiano

di Marianna Quatraro pubblicato il
allarme pensioni sempre meno bambini

Come l'andamento demografico italiano influenza e influenzerà il sistema pensionistico futuro del nostro Paese

L’Italia affronta una profonda crisi demografica, caratterizzata da una costante riduzione delle nascite e da un progressivo invecchiamento della popolazione.

I dati più recenti dell’ISTAT segnalano un calo senza precedenti della natalità, mentre l’aspettativa di vita continua ad aumentare, alimentando gravi preoccupazioni sulla tenuta del sistema pensionistico. Questo quadro genera allarme per la sostenibilità delle pensioni, una questione con pesanti ricadute sul futuro del welfare nazionale e sulle generazioni più giovani.

Calo della natalità e saldo migratorio: numeri e cause della crisi

Nel 2024, il tasso di fecondità in Italia ha toccato il record negativo di 1,18 figli per donna, con solo 370 000 nuovi nati rispetto ai 526 000 del 1995. Il saldo naturale tra nascite e decessi resta ampiamente negativo, con sei nati e undici morti ogni mille abitanti.

Le famiglie sono sempre più piccole e le aree interne, in particolare nel Sud, sono colpite dalla riduzione dei residenti e dal conseguente impoverimento dei servizi.

  • Emigrazione: nel 2024 quasi 191 000 persone hanno lasciato il Paese, di cui circa 156 000 cittadini italiani, sottolineando il fenomeno della “fuga di cervelli”.
  • Saldo migratorio: sebbene l’immigrazione sia in crescita, con oltre 5,3 milioni di stranieri residenti, il fenomeno non compensa la riduzione della forza lavoro locale.
  • Acquisizioni di cittadinanza: nel 2024 le autorizzazioni hanno superato le 217 000 unità, offrendo un parziale sostegno demografico.
Le cause vanno individuate nell’instabilità lavorativa, nei bassi salari e nelle difficoltà di conciliazione tra lavoro e famiglia, fattori che portano molti giovani a posticipare, o addirittura rinunciare, alla genitorialità.

Secondo quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale dell’Istat, poi, al primo gennaio 2025, la popolazione residente in Italia è risultata pari a 58 milioni 934mila unità, in diminuzione del -0,6 per mille rispetto al primo gennaio 2024, e il processo di decremento della popolazione, in atto dal 2014 e ormai strutturale, procede evidenziando un calo in linea con quello del biennio precedente (-0,4 per mille nel 2023, -0,6 nel 2022). Inoltre, il numero di decessi (651mila nel 2024) è superiore a quello delle nascite (370mila), generando un saldo naturale pari a -281mila unità.

L’accentuata fase di denatalità, in atto dal 2008, è determinata dalla riduzione delle donne in età feconda, (le 15-49enni, diminuite di 2,4 milioni dal primo gennaio 2008, per un totale di 11,4 milioni al primo gennaio 2025), dal calo della fecondità (scesa nel 2024 al minimo storico di 1,18 figli per donna) e dal rinvio della genitorialità.

Gli ulteriori dati evidenziano che negli ultimi 70 anni l’Italia ha perso oltre cinque milioni di minori (-34,8%) e un milione e 800 mila giovani con meno di 34 anni (-14,4%), mentre, nel frattempo, sono quasi triplicati i cittadini di età superiore ai 65 anni: sono 13 milioni e 783 mila, in aumento del 253,9% negli ultimi 70 anni (quasi 10 milioni in valore assoluto).

Il dato drammatico che indica la gravità della situazione è che, se la dinamica negativa delle nascite, che va avanti ormai da 11 anni consecutivi, non cesserà, tra 200 anni l’Italia vedrà nascere il suo ultimo bambino.

Impatto dell’invecchiamento della popolazione sul sistema pensionistico

L’invecchiamento della popolazione italiana determina una crescente pressione sul sistema previdenziale. Secondo l’ISTAT, nel 2024 l’aspettativa di vita ha raggiunto gli 83,4 anni, mentre la percentuale di over 65 è destinata a superare il 27,7% entro il 2031 e il 34,5% nel 2050.

  • Rapporto lavoratori-pensionati: il numero di contribuenti attivi diminuisce rispetto ai pensionati, riducendo le entrate contributive dell’INPS e mettendo a rischio la sostenibilità economica del sistema.
  • Aumento della spesa: la spesa pensionistica rappresenta il 16,3% del Pil, uno dei valori più alti dell’Unione Europea, mentre le spese per sanità ed assistenza crescente sono destinate a mantenersi elevate.
  • Effetti sul mercato del lavoro: la scarsità di nuovi entranti nella forza lavoro riduce la produttività nazionale e limita le prospettive di sviluppo economico.

Evoluzione delle regole pensionistiche: età di pensionamento, contributi e assegni

Il sistema pensionistico italiano ha subito diverse modifiche negli ultimi decenni. L’età legale di pensionamento crescerà gradualmente: secondo le stime ISTAT, si passerà da 67 anni e 3 mesi nel 2027 fino a toccare i 69 anni e 6 mesi nel 2051. Il sistema ora è principalmente contributivo, il che comporta importi degli assegni pensionistici inferiori rispetto al precedente metodo retributivo.
  • Parametri chiave: per il pensionamento di vecchiaia servono almeno 20 anni di contributi, mentre per l’anticipata occorrono più di 43 anni. L’importo dell’assegno riflette direttamente quanto versato nel corso della carriera.
  • Importi delle pensioni: circa 4,8 milioni di pensionati italiani percepiscono meno di 1 000 euro al mese; la media nazionale è di 1 373 euro lordi mensili, con forti disparità regionali.
  • Nuove generazioni: chi ha stipendi bassi o contratti precari rischia un assegno ben inferiore alle aspettative di vita dignitosa. Il tasso di sostituzione scenderà al 60-65% rispetto al 65-70% attuale della retribuzione pre-pensionamento.
Il passaggio totale al sistema contributivo rende difficile il raggiungimento di importi adeguati, soprattutto per chi ha avuto interruzioni lavorative.

Gli scenari futuri: rischi di insostenibilità e possibili soluzioni

La prospettiva a lungo termine segnala rischi di insostenibilità per il sistema pensionistico. Il rapporto tra pensionati e popolazione in età lavorativa è destinato a peggiorare, amplificando la pressione sulle casse dell’INPS. 
 

Anno Età pensionabile prevista % Over 65 su popolazione
2024 67 anni 24,4%
2027 67 anni e 3 mesi 27%
2051 69 anni e 6 mesi 34,5%


Possibili soluzioni discusse dagli esperti:

  • Incremento dell’offerta di lavoro, favorendo l’integrazione dei giovani e delle donne nel mercato del lavoro.
  • Maggior flessibilità nelle regole di accesso alla pensione, in linea con quanto raccomandato dall’INPS.
  • Sviluppo di previdenza complementare, per integrare l’assegno pubblico.
  • Politiche di sostegno alla natalità e all’invecchiamento attivo.