Chiudere una partita IVA richiede attenzione a procedure, costi, tempistiche e adempimenti fiscali. Le differenze tra professionisti, ditte e forfettari, le modalitŕ di chiusura, errori da evitare e obblighi successivi.
La cessazione della partita IVA rappresenta una scelta amministrativa e personale rilevante per chiunque operi come autonomo, libero professionista o imprenditore individuale. Diverse motivazioni spingono verso questa decisione, quali la fine dell'attività, la transizione verso un rapporto di lavoro subordinato, il pensionamento o il desiderio di evitare la gestione di una posizione fiscale inattiva che può comportare rischi e sanzioni nel tempo. Il contesto normativo italiano, attraverso il DPR n. 633/72, prevede che ogni cessazione di attività debba essere formalmente comunicata entro termini specifici.
Mantenere una posizione fiscale attiva senza più esercitare attività economica può infatti generare comunicazioni inutili dall'Agenzia delle Entrate e l'obbligo al pagamento di contributi e diritti che possono gravare inutilmente sul soggetto. Inoltre, la chiusura tempestiva assicura il corretto allineamento con gli adempimenti fiscali, evitando la comparsa di pendenze o richieste di pagamento future non dovute.
La disattivazione della partita IVA richiede la compilazione e la presentazione di uno specifico modulo, differenziato a seconda del soggetto, presso l'Agenzia delle Entrate. Per persone fisiche, inclusi autonomi e ditte individuali, il modello da compilare è l'AA9/12, mentre le società o enti dovranno servirsi dell'AA7/10. La comunicazione va inviata entro 30 giorni dalla data di cessazione concreta dell'attività commerciale o professionale. Le modalità di trasmissione riconosciute sono:
È fondamentale la corretta compilazione del modulo, con particolare attenzione al codice Ateco e alla data esatta della chiusura. Un errore in questi dati potrebbe comportare disguidi o ritardi nel perfezionamento della procedura.
La procedura fiscale di chiusura della partita IVA è gratuita se gestita autonomamente presso l'Agenzia delle Entrate. Tuttavia, per alcune categorie, tra cui le attività iscritte alla Camera di Commercio, sono previsti costi amministrativi. Di seguito una panoramica sintetica dei principali oneri associati:
Categoria |
Costi fissi |
Liberi professionisti |
Chiusa senza costi amministrativi aggiuntivi |
Ditta individuale iscritta alla CCIAA |
Diritto di segreteria (ca. 18-30€), marca da bollo (17,50€) |
Associazioni, fondazioni, comitati |
23€ per l'uso del modello R |
Consulenza professionale |
Variabile tra 50€ e 200€ in funzione della complessità |
All'importo possono aggiungersi eventuali costi per pratiche inerenti la chiusura INPS (per commercianti/artigiani), la cancellazione da albi o casse previdenziali specifiche, e lo scioglimento di eventuali contratti bancari o di locazione. L'arco temporale va generalmente dai 7 ai 30 giorni, a seconda della tempestività nell'invio delle comunicazioni e della gestione di tutte le pratiche correlate. Ulteriore variabile, la presenza di eventuali pendenze, che dovranno essere regolarizzate prima della chiusura definitiva della posizione fiscale.
I requisiti e le modalità possono cambiare in funzione del regime contabile e della tipologia di attività esercitata. Per i liberi professionisti non iscritti ad Albi professionali è sufficiente inviare il modello AA9/12 nei modi previsti. Gli iscritti ad Albi dovranno notificare anche la chiusura agli Ordini e alle Casse previdenziali di riferimento. La posizione presso l'INPS, nel caso di Gestione Separata, non richiede la trasmissione di alcun modello cessazione, poiché i contributi cessano automaticamente con la chiusura.
Nel caso delle ditte individuali, la chiusura comporta non solo la trasmissione della dichiarazione fiscale, ma anche la comunicazione in CCIAA e la cancellazione della posizione INPS commercianti o artigiani, entrambe obbligatorie per interrompere il pagamento di contributi e diritti camerali. È obbligatorio utilizzare la procedura ComUnica per evitare addebiti futuri non dovuti.
Al termine dell'attività economica, diversi obblighi devono essere assolti per garantire la regolarità fiscale e previdenziale:
Negli ultimi anni sono state introdotte importanti semplificazioni per agevolare i contribuenti, consentendo la chiusura della partita IVA sia in autonomia, sia tramite società di servizi o intermediari abilitati. L'invio telematico con SPID o CNS è ormai il sistema più diffuso, tramite il portale dell'Agenzia delle Entrate. L'autonomia operativa riduce costi e tempi, tuttavia presuppone una certa confidenza con i canali digitali e la conoscenza della documentazione richiesta.
In alternativa, è possibile delegare la procedura a un intermediario fiscale (commercialista o società abilitata), con un costo variabile ma con la garanzia di assistenza e riduzione dei rischi di errori o omissioni. Questa modalità, consigliata nei casi complessi o per chi non è pratico di pratiche amministrative, comprende la gestione completa degli adempimenti anche nei confronti di enti terzi.
A seguito della cessazione dell'attività e della partita IVA, permane l'obbligo di conservare tutta la documentazione amministrativa e fiscale per almeno sei anni. Il soggetto resta tenuto a dichiarare in futuro eventuali redditi maturati prima del termine dell'attività. Se la procedura non viene completata correttamente o entro i limiti temporali previsti, potrebbero verificarsi: