L'acquisizione di una proprietà e il suo trasferimento al figlio hanno come obiettivo l'accesso ai benefici fiscali legati alla prima casa, nonostante il possesso di un secondo immobile.
Il trasferimento della proprietà di una casa ai figli suscita interesse per la maggioranza degli acquirenti immobiliari. Questa scelta offre la possibilità di risparmiare e garantire ai figli un'abitazione. Chi scegliere questo approccio mira a evitare le imposte associate all'acquisto e al possesso di una seconda residenza.
Non c'è nulla di illecito in questa pratica, ma bisogna capire gli impatti di questa donazione, nonché i potenziali rischi associati. La questione dei debiti è più complessa. Il trasferimento della proprietà ai figli al fine di proteggerla dal pignoramento è consentito solo in circostanze strettamente regolamentate. In sintesi, mentre questa strategia può rivelarsi vantaggiosa, è fondamentale acquisire una conoscenza completa delle implicazioni. Ecco cosa c'è da sapere:
Questo beneficio, conosciuto come bonus prima casa, è garantito solo se il figlio intestatario non possiede altre proprietà immobiliari, a condizione che non si tratti di un immobile di lusso e che trasferisca la residenza nello stesso Comune entro 18 mesi dal rogito. Le detrazioni fiscali sugli interessi passivi del mutuo seguono la stessa logica.
Il rispetto di queste condizioni comporta anche l'esenzione dall'Imu e dalla Tasi. Per quanto riguarda la protezione dal pignoramento, intestare la casa al figlio è una strategia sicura per salvaguardare il patrimonio da debiti sorti dopo la donazione. Per i debiti preesistenti resta il rischio di contestazione da parte dei creditori, a meno che il genitore donante possieda altri beni aggredibili. Se la donazione avviene in un momento in cui il genitore non ha debiti, l'immobile oggetto di donazione, così come quello del genitore, viene messo al riparo dai pignoramenti da parte dell'Agenzia delle entrate.
L'intestazione di una casa al figlio, pur apparendo come una strategia legale, costituisce un contratto legittimo in cui si realizza un effettivo trasferimento di proprietà. Il donante si priva legalmente del bene, di cui non ha più diritti. Questa operazione comporta anche dei rischi che vanno valutati. Infine, se il bene non è già di proprietà del genitore donante, ma deve essere acquistato, si può procedere con una donazione indiretta per evitare il doppio atto notarile, con la specifica indicazione del pagamento da parte del donante nel rogito.
Uno degli svantaggi associati all'intestazione di una casa ai figli è la rinuncia ai diritti sulla proprietà stessa. In pratica i genitori non hanno alcun potere decisionale sulla gestione del bene, né possono beneficiare dei proventi derivanti, come i canoni di locazione.
Nel caso in cui convivano con il figlio, potrebbero persino essere soggetti a un'eventuale richiesta di sfratto a sua discrezione. Se il figlio è minorenne e i genitori esercitano l'autorità genitoriale, essi hanno diritto all'usufrutto del bene, consentendo loro di risiedervi ma non di disporne in vendita.
Qualsiasi transazione di vendita deve ottenere l'approvazione del giudice tutelare, dimostrando che sia nell'interesse assoluto dei figli. Questo non si applica quando i figli sono maggiorenni o emancipati, a meno che la donazione immobiliare non includa una clausola di usufrutto.
Anche in questo caso, l'uso abitativo è concesso, mentre tutte le altre decisioni spettano esclusivamente al figlio intestatario dell'immobile. Infine, la donazione di un immobile o dei fondi per l'acquisto dello stesso in favore dei figli costituisce un anticipo sull'eredità.