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Conviene sottoscrivere un fondo Pir? I pro e contro da considerare

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Fondo Pir, conviene sottoscriverlo o no

Investendo in un Pir si acquisiscono azioni, obbligazioni, quote di fondi e altri strumenti finanziari italiani o europei.

Lo scenario finanziario, segnato da tassi di interesse prossimi allo zero, ha spinto i risparmiatori a cercare alternative più redditizie per i propri investimenti. In questo contesto, i Piani Individuali di Risparmio (Pir) si sono affermati come una delle opzioni più in voga. Questi strumenti finanziari, introdotti appena un anno fa, stanno vivendo un vero e proprio boom, alimentato anche da una promozione aggressiva da parte delle banche.

Ma dietro l'apparente fascino di questi piani ci sono interrogativi a cui rispondere: i Pir sono veramente la miniera d'oro che promettono di essere? Se i benefici sono spesso messi in risalto dai consulenti finanziari, quali sono invece i rischi nascosti? Rispondiamo a queste domande:

  • Fondo Pir, conviene sottoscriverlo o no
  • Pro e contro dei fondi Pir da sapere

Fondo Pir, conviene sottoscriverlo o no

I Piani Individuali di Risparmio sono accessibili attraverso banche, broker online e compagnie assicurative. Investendo in un Pir si acquisiscono azioni, obbligazioni, quote di fondi e altri strumenti finanziari italiani o europei.

Questi piani si rivelano adatti per chi cerca un investimento a lungo termine, dato che l'agevolazione fiscale è vincolata al mantenimento dell'investimento per un minimo di cinque anni. Ritirare i fondi prima di questo termine significa rinunciare a qualsiasi beneficio fiscale.

Il vantaggio più evidente del Pir risiede nelle esenzioni fiscali: gli investitori non pagano tasse sugli utili, né sull’imposta di successione per i trasferimenti dovuti a decesso.

Un'altra peculiarità dei Pir è la loro flessibilità. Nonostante una quota dei fondi debba essere investita in strumenti specifici come previsto dalla legge, gli investitori possono personalizzare il resto del portafoglio a seconda delle proprie aspettative di rischio e rendimento. È permesso anche disinvestire e reinvestire all’interno dello stesso Pir.

Non ci sono limiti di età per l'apertura di un Pir, permettendo persino ai minori di diventare titolari di un piano.

È possibile gestire autonomamente il proprio Pir, selezionando i prodotti finanziari da includere. Consultare un consulente finanziario può aiutare a valutare se il Pir soddisfa le esigenze e gli obiettivi personali, oltre a scegliere gli strumenti più adatti al proprio profilo di rischio.

Un Pir standard deve investire almeno il 70% del capitale in aziende italiane o europee con presenza stabile in Italia, e un terzo di questa quota in aziende non quotate nel FTSE Mib. È essenziale anche non superare il 10% del capitale in un'unica impresa.

Il rimanente 30% dell'investimento offre maggiore flessibilità d'uso. Gestire un Pir in autonomia richiede però una esperienza in investimenti, con una conoscenza approfondita delle dinamiche di mercato e delle caratteristiche degli strumenti finanziari coinvolti.

Pro e contro dei fondi Pir da sapere

I Pir si stanno affermando come un veicolo d'investimento strategico grazie a due peculiari vantaggi: esenzioni fiscali e supporto alle piccole e medie imprese italiane. Secondo le norme che regolano i Pir, almeno il 70% degli investimenti deve essere canalizzato in azioni o obbligazioni di aziende italiane o europee con radicamento in Italia, e di questa percentuale, un ulteriore 21% deve essere destinato a imprese di dimensioni medio-piccole.

Il principale incentivo per chi sceglie di investire in Pir è di natura fiscale: completa esenzione dalle tasse sui capital gain e sull'eredità, a condizione che l'investimento sia mantenuto per almeno cinque anni. Chi sceglie di ritirare il proprio investimento prima di questo termine, si trova a dover affrontare le stesse tassazioni previste per gli altri fondi.

Oltre a benefici fiscali, i Pir hanno un impatto tangibile sull'economia reale: hanno incentivato l'ingresso in Borsa di numerose pmi italiane. Quest'anno, grazie anche al boom dei Pir, il numero di aziende che si sono quotate in Borsa è cresciuto rispetto alla media degli ultimi ventidue anni.

Nonostante l'Italia mostri una competenza finanziaria generalmente bassa, i Pir offrono una lezione: l'importanza di un approccio d'investimento a medio-lungo termine. Questa visione non solo garantisce alle aziende risorse più stabili, ma protegge anche gli investitori meno esperti dai rischi di un mercato volatile.

C'è però un risvolto della medaglia: le commissioni elevate che alcune banche applicano ai Pir possono erodere o addirittura neutralizzare i benefici fiscali. Nonostante la fiscalità vantaggiosa, commissioni di gestione superiori al 2,3% possono rendere i Pir meno convenienti rispetto ai fondi tradizionali, a seconda della performance del portafoglio.

La somma massima investibile in Pir è di 30.000 euro all'anno per cinque anni, per un totale di 150mila euro. Data la concentrazione degli investimenti prevalentemente in Italia, è importante che i risparmiatori integrino i Pir in una strategia diversificata di portafoglio, evitando di esporre una quota eccessiva del proprio patrimonio a un singolo strumento.

Infine, l'afflusso di capitali nei Pir ha vivacizzato particolarmente il mercato dell'Aim, il segmento di Piazza Affari dedicato alle piccole imprese. L'entusiasmo degli investitori potrebbe alimentare una bolla speculativa su un mercato relativamente piccolo, un rischio che gli investitori dovranno monitorare attentamente nei prossimi anni.