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I consumi delle auto dichiarati sulle schede tecniche non sono mai reali. Ecco i motivi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Consumi reali e dichiarati

Le cifre di consumo di carburante riportate nelle schede di omologazione per le auto nuove, misurate attraverso test di laboratorio, tendono a risultare inferiori.

I dati sui consumi di carburante delle automobili, come stabilito durante il processo di omologazione, vengono misurati seguendo il ciclo di test WLTP (Worldwide Harmonized Light Vehicles Test Procedure). Questi valori, benché ufficiali, spesso non riflettono l'effettivo consumo di carburante e le emissioni in condizioni di guida reale su strada. Scopriamo perché:

  • Consumi delle auto, perché quelli dichiarati non sono reali
  • La differenza tra consumi reali e dichiarati

Consumi delle auto, perché quelli dichiarati non sono reali

Le cifre di consumo di carburante riportate nelle schede di omologazione per le auto nuove, misurate attraverso test di laboratorio, tendono a risultare inferiori rispetto ai valori che si possono realizzare effettivamente durante la guida su strada. Nonostante l'introduzione da parte dell'Unione Europea dei test RDE (Real Driving Emissions), che mirano a valutare le emissioni in condizioni di guida reale, la discrepanza tra dati di laboratorio e realtà stradale persiste.

I risultati dei test WLTP vengono ottenuti posizionando il veicolo su un dinamometro all'interno di un ambiente controllato a 23 gradi. Durante la prova, che dura 30 minuti, l'auto è sottoposta a quattro fasi differenti che rappresentano varie condizioni di guida: urbana, suburbana, extraurbana e autostradale, con velocità massime che variano rispettivamente a 56,5 km/h, 76,6 km/h, 97,4 km/h, e 131,3 km/h. Queste fasi sono intervallate da periodi di arresto e l'intero ciclo copre più di 23 km.

Durante i test WLTP, tutti gli accessori che consumano energia elettrica sono disattivati, inclusi aria condizionata, riscaldamento, fari, tergicristalli, sbrinatore posteriore, e sedili riscaldati o ventilati. Questi, se attivati, influenzano i consumi reali in guida quotidiana.

In contrasto, il WLTP valuta l'effetto sul consumo e sulle emissioni di vari optional che possono alterare il peso del veicolo, la sua aerodinamica o la resistenza al rotolamento, come pacchetti estetici, pneumatici di dimensioni non standard e altri accessori. Di conseguenza, ogni veicolo viene testato sia nella configurazione base sia con tutti gli optional installabili, per garantire che i dati riflettano varie configurazioni possibili.

La differenza tra consumi reali e dichiarati

Per la prima volta nella storia, la discrepanza tra i consumi di carburante e le emissioni di CO2 dichiarate rispetto a quelle effettivamente rilevate non ha mostrato un incremento, ma ha anzi registrato una leggera diminuzione.

Questo è quanto emerge dalla ricerca condotta dall'International Council on Clean Transportation, un'organizzazione indipendente e no-profit che fornisce dati scientifici affidabili ai regolatori ambientali. Nonostante questo lieve calo, il divario rimane considerevole, attestandosi al 39% per il 2017, l'ultimo anno per cui sono disponibili dati, in calo rispetto al 40% del 2016.

L'indagine dell'ICCT analizza dati statistici di oltre 1,3 milioni di veicoli in otto paesi europei, inclusi Germania, Francia, Spagna e Regno Unito, escludendo l'Italia. Questa discrepanza si traduce in un costo aggiuntivo medio di 400 euro all'anno per carburante per i consumatori, con un calo dell'1% rispetto all'anno precedente. La riduzione è influenzata anche dalla crescente sensibilizzazione pubblica post-dieselgate, che ha spinto i produttori a dichiarare valori più vicini alla realtà. La differenza rimane evidente e non è prevedibile che venga eliminata anche con l'introduzione dei nuovi protocolli di omologazione WLTP.

Storicamente, la discrepanza tra i valori dichiarati e quelli reali ha mostrato un trend in preoccupante crescita, partendo dall'8% nel 2001, per poi quadruplicare e superare il 30% nel 2013, raggiungendo il picco del 40% nel 2016. Di fronte a questa situazione, i ricercatori sollecitano la Commissione Europea a sviluppare metodologie punitive per i produttori che continuano a fornire stime irrealisticamente ottimistiche, incentivando così una maggiore accuratezza nei dati comunicati ai consumatori.