Ben il 96% dei docenti italiani, superiore alla media Ocse che dell'89%, dichiara di essere, tutto sommato, soddisfatta del proprio lavoro: ecco i dati che emergono dall'indagine internazionale Ocse Talis
L’ultima rilevazione OCSE TALIS 2024 offre uno quadro approfondito sull’universo dei docenti italiani delle scuole secondarie di primo grado, esplorando non solo il livello di soddisfazione lavorativa, ma anche le motivazioni, le criticità percepite e le prospettive di questa importante categoria professionale. Questa indagine rappresenta una preziosa risorsa per comprendere quanto siano realmente soddisfatti i docenti italiani del proprio lavoro a scuola.
L’indagine internazionale TALIS (Teaching And Learning International Survey) organizzata dall’OCSE si svolge ogni cinque anni ed è focalizzata sull’approfondimento degli aspetti professionali degli insegnanti. L’edizione 2024 ha coinvolto circa 280.000 docenti e dirigenti scolastici di 55 paesi, selezionando in Italia un campione rappresentativo di quasi 200 scuole secondarie di primo grado e oltre 3.800 insegnanti.
Ogni partecipante ha compilato questionari online in modo anonimo e confidenziale, permettendo di ricavare indicatori oggettivi e dettagliati su orientamenti pedagogici, pratiche didattiche, rapporti professionali e condizioni di lavoro.
Il corpo docente delle scuole italiane si caratterizza per un’età media elevata: i dati più recenti descrivono una media anagrafica di 48 anni, superiore di tre anni rispetto all’area OCSE, con il 49% degli insegnanti over 50 e appena il 3% sotto i 30 anni. Questo squilibrio indica un ridotto ricambio generazionale, con implicazioni dirette su innovazione didattica e aggiornamento professionale. Dal punto di vista del genere, la presenza femminile prevale nettamente (77%), superando anche la già alta incidenza registrata a livello internazionale.
Analizzando le carriere professionali, si osserva come una quota significativa abbia maturato esperienze lavorative fuori dal settore educativo; il 67% ha lavorato precedentemente in altri ambiti e ben il 15% si colloca tra i cosiddetti "insegnanti di seconda carriera" (con almeno dieci anni di impiego in settori differenti).
Tali peculiarità contribuiscono a plasmare le competenze e gli approcci didattici, arricchendo il profilo degli insegnanti, ma segnalano anche una necessità crescente di aggiornamento professionale mirato.
Entrando più nel dettaglio dei numeri emersi, il 38% degli insegnanti lavora in scuole dove l'italiano non è la prima lingua per più del 10% degli studenti e il 38% insegna in scuole dove almeno l'1% degli studenti sono rifugiati (Ocse 47%). Rispetto al 2018 la percentuale di insegnanti in scuole con più dell'1% di studenti rifugiati è aumentata di 22 punti percentuali.
La proporzione di insegnanti che insegnano in scuole con più del 10% di studenti con bisogni educativi speciali è il 67% (maggiore della media Oces 46%). La proporzione di insegnanti in queste scuole è aumentata di 26 punti percentuali tra il 2018 e il 2024. Il 5% degli insegnanti lavora in scuole dove almeno una lezione è stata condotta online o in maniera ibrida nell'ultimo mese (media Ocse 16%). Il 25% afferma di aver usato l'intelligenza artificiale (IA) nel loro lavoro (Ocse 36%).
Il quadro che emerge dalla TALIS 2024 è quello di una categoria che mostra un notevole attaccamento alla professione: il 96% dei docenti italiani si dichiara soddisfatto del proprio lavoro, un valore ben superiore alla media OCSE. Questa alta soddisfazione è alimentata da diversi fattori:
Indicatore | Italia | Media OCSE |
Stipendio soddisfacente | 23% | 39% |
Tempo indeterminato | 79% | 81% |
Ore settimanali totali | 32,7 | 41 |
Ore di insegnamento | 18,8 | 22,7 |
Autonomia professionale e coinvolgimento nei processi decisionali scolastici risultano invece superiori rispetto agli standard internazionali: i docenti italiani riferiscono un elevato grado di libertà nella gestione didattica. L’orario di lavoro settimanale, in media inferiore rispetto agli altri paesi, rappresenta poi un punto a favore in termini di conciliazione vita-lavoro.
Il rapporto con la comunità scolastica rappresenta uno dei pilastri della soddisfazione professionale dei docenti italiani. L’indagine segnala:
Tuttavia, permane la necessità di intensificare la collaborazione formale con le famiglie nelle attività didattiche, ambito in cui la scuola italiana si mostra più conservativa rispetto ai parametri OCSE. L’empatia e l’attitudine all’ascolto sono tra le qualità più riconosciute del personale docente del nostro Paese.
Sebbene il livello di stress venga percepito, in generale, come inferiore alla media OCSE (solo il 10% si dice molto stressato), il contesto lavorativo non è esente da criticità. Tra le principali fonti di pressione vi sono:
I docenti tendono a usare l'IA per imparare e riassumere efficacemente un argomento (70%), produrre lezioni o attività (68%), e aiutare studenti con bisogni educativi speciali (61%). Tra gli insegnanti che non hanno usato l'IA nella loro didattica durante i 12 mesi precedenti la rilevazione, il 69% sostiene di non avere le conoscenze e le abilità (minore della media Ocse: 75%) e il 39% risponde che la propria scuola non ha le infrastrutture per usare l'IA (media Ocse 37%).
Dunque, tra i principali usi dell’IA figurano: