La Manovra Finanziaria 2026 affronta temi cruciali come tasse, pensioni, stipendi, bonus e sanità. Analisi delle coperture, novità fiscali, misure per famiglie e imprese e scenari ancora aperti nel Cdm di oggi 17 ottobre 2025
Il dibattito al Consiglio dei Ministri oggi 17 ottobre rappresenta un passaggio chiave per la definizione della manovra finanziaria 2026. A poche ore dall’approvazione definitiva, diverse misure riguardanti tassazione, previdenza, stipendi e sostegni sono ancora oggetto di confronto politico e mediazione tecnica.
Il valore stimato degli interventi arriva a circa 18 miliardi di euro, con priorità a riduzione delle imposte sul lavoro, rinnovo dei contratti, investimenti nelle imprese e rafforzamento del welfare per famiglie e fasce deboli.
Su alcuni capitoli centrali, come pensioni e pace fiscale, il testo deve ancora superare nodi delicati, lasciando all’ultima ora margini di possibile aggiustamento.
Il reperimento delle risorse necessarie, nella cornice della manovra, avviene principalmente attraverso una strategia a 3 pilastri.
Una componente di rilievo è costituita dalla rimodulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che garantisce una quota di circa 5,1 miliardi mediante una riorganizzazione dei flussi di spesa europea, senza richieste di deficit aggiuntivo. Questa manovra contabile consente di liberare fondi che fino ad ora erano impegnati su altre voci di bilancio dello Stato.
Ulteriori risorse arrivano dal contributo straordinario degli intermediari finanziari e assicurativi. Il compromesso raggiunto include una combinazione di aumento dell’aliquota Irap per banche e assicurazioni, e meccanismi di tassazione agevolata sulle riserve finanziarie accantonate nel 2023, per un importo complessivo superiore ai 4 miliardi di euro nel 2026. La strategia non prevede tasse sugli extraprofitti, optando invece per un prelievo strutturale, con l’obiettivo di evitare tensioni con il settore e il rischio di effetti negativi sui mercati.
La terza voce di copertura è rappresentata dalla spending review a carico dei ministeri, prevista su base pluriennale. Il taglio lineare della spesa corrente si accompagna a una razionalizzazione degli investimenti, mentre altre entrate sono previste da aumenti fiscali su tabacchi e polizze assicurative.
La rimodulazione delle aliquote fiscali rappresenta un pilastro della manovra, con un focus preciso sui redditi medio-bassi. La seconda aliquota Irpef scende dal 35% al 33% per i contribuenti con redditi fino a 50.000 euro, con un risparmio medio annuo massimo di circa 440 euro per lavoratore dipendente.
In discussione, ma non ancora definitiva, resta la possibilità di estendere il beneficio fino ai 60.000 euro di reddito, soluzione che comporterebbe risorse aggiuntive.
Analogamente, si punta alla semplificazione delle detrazioni fiscali per famiglie con figli, prevedendo meccanismi più equi e correlati al numero e alle necessità del nucleo familiare.
Viene confermata la proroga delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, con specifico riferimento agli interventi su abitazioni principali.
Tra le novità fiscali, è allo studio una revisione dei parametri ISEE, con esclusione dal calcolo della prima casa fino a una certa soglia, per allargare la platea dei beneficiari di agevolazioni. Ulteriori agevolazioni sono previste per chi ha figli a carico, in particolare per nuclei numerosi o con disabilità riconosciute.
Si ragiona ancora anche sull’eventuale innalzamento del tetto del regime forfettario per i piccoli imprenditori e professionisti, soggetto comunque all’approvazione dell’Unione Europea.
Il capitolo previdenziale resta tra i più delicati, con margini ancora aperti al confronto. Le prime anticipazioni confermano la proroga per il 2026 di strumenti esistenti come Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, destinati a garantire flessibilità in uscita per specifiche categorie di lavoratori. Le risorse dedicate a queste misure si aggireranno intorno ai 500 milioni per il prossimo anno.
Al centro della discussione c’è anche la questione dell’adeguamento dell’età pensionabile all’aspettativa di vita, il cui aumento di 3 mesi previsto dal 2027 potrebbe essere sterilizzato selettivamente.
L’ipotesi considerata riguarda l’esclusione dal rialzo per le categorie più fragili o con mansioni gravose, mentre si valuta l’estensione della pensione anticipata a 64 anni ai lavoratori con sistema di calcolo misto, finora riservata solo a chi ha contributi puri.
Da ultimo, si esplorano formule innovative come la cessione di parte del Tfr per raggiungere i requisiti d’accesso alla pensione anticipata.
Un pacchetto di misure strutturali e sperimentali è rivolto specificamente ai nuclei familiari, per favorire la natalità e sostenere le famiglie sotto più profili.
È prevista la conferma, anche per il 2026, delle detrazioni al 50% sulle spese per ristrutturazioni edilizie sulla prima casa, mentre per la seconda casa la percentuale resta al 36%. Il governo discute anche un rafforzamento del bonus mamme, che potrebbe salire da 40 a 60 euro mensili, e la stabilizzazione del contributo di 150 euro per le famiglie con almeno tre figli.
Sul tavolo resta l’ipotesi di nuovo bonus per le giovani coppie interessate all’acquisto o all’affitto dell’abitazione, e si vaglia la reintroduzione del bonus prima casa con modalità più selettive rispetto al passato. Il pacchetto natalità include ulteriori fondi per l’assegno unico figli e il congedo parentale rafforzato, previsto all’80% dello stipendio per tre mesi oltre quello obbligatorio
Sono programmati circa 2 miliardi per sostenere la crescita dei salari e l’adeguamento degli stipendi all’inflazione, in particolare nel settore pubblico. L’intervento mira ad allineare il potere d’acquisto dei lavoratori alla dinamica dei prezzi, con incentivi specifici per il rinnovo dei contratti collettivi scaduti e la valorizzazione delle competenze. Una quota delle risorse sarà destinata anche alla detassazione delle componenti variabili del salario, come premi di produttività e straordinari nella pubblica amministrazione.
La parabola discendente di questi stanziamenti nei prossimi anni suggerisce la loro natura di interventi «una tantum».
Il tessuto produttivo è destinatario di una serie di interventi volti a stimolare gli investimenti e la competitività. Nel triennio 2026-2028 sono previsti 4 miliardi per la maggiorazione del costo di acquisizione dei beni materiali nuovi ai fini dell’ammortamento, favorendo in particolare il rinnovamento del parco macchine e l’acquisto di strumenti tecnologici.
Altri 3 miliardi saranno destinati ai crediti d’imposta per imprese situate nelle zone economiche speciali e zone logistiche semplificate. Risulta confermata la proroga dell’agevolazione Nuova Sabatini e la sterilizzazione fino a fine 2026 delle imposte sulla plastica e sulle zucchero.
Quattro sono i principali interventi per imprese e PMI:
Tipologia Intervento | Valore stimato |
Superammortamento beni materiali | 4 miliardi in tre anni |
Credito d’imposta ZES/ZLS | 3 miliardi in triennio |
Nuova Sabatini e altri incentivi | Rinnovo annuale |
Sterilizzazione plastic/sugar tax | Fino a fine 2026 |
L’ipotesi iniziale di prolungare il regime Ires premiale, invece, si raffredda e sembra allontanarsi
Il rafforzamento del sistema sanitario nazionale viene assicurato da uno stanziamento aggiuntivo di 2,4 miliardi per il 2026, da sommarsi a rifinanziamenti già previsti. Le risorse saranno destinate sia all’incremento dei livelli essenziali di assistenza sia a un piano straordinario di assunzioni, che dovrebbe immettere in servizio 1.500 dirigenti e 5.000 operatori, con priorità agli infermieri.
Oltre alle assunzioni, una parte dei fondi servirà ad aumentare le indennità per medici e infermieri, sostenendo la specificità del ruolo e compensando l’obbligo di esclusività.
Altri 700 milioni saranno indirizzati alla prevenzione, inclusi screening oncologici e campagne di vaccinazione. Sono previste ulteriori risorse per la salute mentale, la farmacia dei servizi, il sostegno alle malattie rare e il potenziamento dell’assistenza territoriale domiciliare.
Un importante pacchetto di misure riguarda la pacificazione fiscale per il 2023, con una nuova rottamazione dei debiti tributari. L’orientamento è quello di rendere la misura selettiva: l’accesso sarà riservato a contribuenti che abbiano importi entro soglie prestabilite e non sarà concessa a chi non ha mai presentato dichiarazioni fiscali.
La dilazione dei pagamenti verrebbe strutturata in 56 rate bimestrali, distribuite su 9 anni, evitando penalizzazioni per chi versa in situazioni di oggettiva necessità. Sulla misura restano margini di trattativa, soprattutto sugli enti locali che chiedono di escludere tributi propri dall’agevolazione.
L’obiettivo di questa sanatoria è duplice: ridurre il contenzioso pendente e incassare risorse utili per il bilancio dello Stato, senza favorire i cosiddetti debitori seriali. Resta ancora aperto il tavolo tecnico-politico su eventuali finiture e criteri di selezione dei beneficiari.