In testa alla classifica dei fondi italiani più redditizi nel quinquennio troviamo una sorpresa per molti risparmiatori.
Chi ha puntato sulla Borsa italiana negli ultimi cinque anni, senza seguire gli umori del mercato e mantenendo la rotta nei momenti di maggiore volatilità, oggi raccoglierebbe frutti generosi. La performance del listino milanese, pur attraversando fasi critiche legate a pandemia, tensioni geopolitiche, inflazione e politica monetaria restrittiva, ha mostrato una resilienza inattesa. L'indice FTSE Italia All Share ha guadagnato oltre il 111% dal 2019, battendo in media i rendimenti dei fondi specializzati sul mercato domestico, che comunque hanno raddoppiato il valore del capitale iniziale. Non si tratta di un caso isolato o di un effetto ottico: alcune strategie attive hanno infatti saputo selezionare con competenza i titoli vincenti, beneficiando della rivalutazione di comparti come il finanziario, il difensivo e il tecnologico.
Le valutazioni ancora contenute rispetto ad altri listini europei, la ritrovata centralità del risparmio interno e il rilancio infrastrutturale legato al PNRR hanno contribuito a valorizzare molte mid e small cap italiane. Il comparto ha tratto linfa anche da una attenzione degli investitori istituzionali, attratti da società industriali sottovalutate e capaci di generare flussi di cassa robusti. Questo contesto ha dato slancio a fondi capaci di unire stock picking selettivo e un'analisi dei fondamentali. Alcuni di essi hanno messo a segno performance superiori al 150%, lasciando indietro non solo i competitor italiani ma anche molte strategie focalizzate sull'Europa o sui mercati globali.
Segue con un eccellente risultato anche Schroder ISF Italian Equity, il fondo guidato da Timothy Pedroni che ha saputo cogliere con anticipo la forza del comparto infrastrutture e utilities, segnando un rendimento del 132% nello stesso arco temporale. Il gestore ha puntato su realtà solide e ben posizionate per affrontare un ciclo di tassi decrescente, come Leonardo, protagonista del settore difesa e aerospazio, e numerose società finanziarie che hanno beneficiato di dividendi elevati e politiche di buyback. Questa strategia si è rivelata efficace nel creare valore difensivo.
Chiude il podio un altro fondo d'eccellenza, Anima Italia B, che ha riportato un aumento del patrimonio del 105% in cinque anni. Qui la gestione ha preferito un equilibrio tra grandi capitalizzazioni e mid cap, affiancando titoli ciclici e difensivi. Il gestore Luigi Dompè ha intercettato i trend del lusso, del credito retail e dell'innovazione digitale, individuando opportunità in realtà come Fineco, tra i leader nella transizione digitale del settore bancario, e Telecom Italia, in fase di rilancio grazie all'ingresso di nuovi attori istituzionali e al piano di razionalizzazione della governance. Il fondo ha beneficiato della progressiva rivalutazione del mercato domestico e di un contesto macroeconomico più favorevole del previsto.
Ci sono alcuni elementi comuni che spiegano le ottime performance registrate. Il primo è il ritorno dell'interesse per le small e mid cap, penalizzate da una minore copertura analitica e da un flottante ridotto, ma oggi oggetto di attenzione da parte di chi cerca valore nascosto e prospettive di crescita organica. I gestori più avveduti hanno saputo selezionare aziende solide, ben gestite, in grado di affrontare i cicli economici con resilienza.
Il secondo fattore è la capacità di navigare i momenti di transizione monetaria. Con la Bce che ha cambiato passo rispetto al passato, passando da una fase restrittiva a un possibile ciclo di allentamento, molti fondi hanno anticipato una rotazione settoriale: vendite nei comparti più penalizzati dai tassi (come le utilities), ribilanciamenti su titoli ad alto dividendo e rientro in settori penalizzati ma sottovalutati, come le telecomunicazioni. In questo contesto, il settore finanziario ha offerto cedole generose, sostenute da bilanci solidi e nuove regole di capitale, mentre la tecnologia ha continuato a rappresentare un'area fertile di innovazione e rendimento.
Infine, non va trascurato il ruolo della selettività nella gestione attiva. I fondi che hanno battuto l'indice non lo hanno fatto seguendo pedissequamente il mercato, ma puntando su una lettura approfondita dei bilanci aziendali, sulla comprensione dei flussi di cassa futuri e sull'analisi qualitativa della governance.