Il cibo per cani può essere più costoso di quello umano. Differenze nei prezzi, umanizzazione degli animali e nuove tendenze, come il pet food sostenibile e premium
Il mercato del pet food sta registrando una crescita significativa negli ultimi anni, trainato sia dalla crescente umanizzazione degli animali domestici sia dalla domanda di prodotti di qualità superiore. Questo fenomeno ha portato a una comparazione sempre più frequente tra i costi del cibo per cani e quelli degli alimenti destinati agli esseri umani.
Il cibo per cani e gli alimenti per esseri umani si differenziano per molteplici fattori che incidono direttamente sui prezzi. Innanzitutto, le normative alimentari variano notevolmente. Gli ingredienti utilizzati nel pet food devono rispettare severi standard di sicurezza definiti dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), ma non richiedono la stessa complessità dei controlli previsti per il consumo umano, come quelli relativi al gusto o alla presentazione estetica. Tuttavia, la crescente richiesta di prodotti di qualità “umana” per gli animali sta alzando il livello qualitativo anche nel settore alimentare per animali domestici.
La lavorazione del cibo per cani implica spesso l’uso di ingredienti specifici, come carne separata meccanicamente o scarti considerati non ottimali per il consumo umano, il che può ridurre i costi. Viceversa, molti marchi premium di pet food utilizzano materie prime di alta qualità, simili a quelle utilizzate per i cibi umani, come carne fresca o pesce. Questo fenomeno è ulteriormente amplificato dal concetto di “umanizzazione degli animali domestici”, che aumenta la domanda per prodotti sostenibili e ricchi di claim salutistici (ad esempio, “grain-free” o “biologico”).
Anche gli aspetti legati al marketing e al packaging differiscono. Le confezioni del cibo per animali sono progettate per attrarre il proprietario, con design accattivanti e messaggi di alta qualità, fattori che impattano sul costo finale. Inoltre, molti alimenti includono componenti aggiuntivi come vitamine o minerali, studiati per migliorare la salute dei cani, bilanciando diete meno varie rispetto a quella umana.
Infine, i quantitativi di acquisto influiscono: i clienti spesso acquistano cibo per cani in grandi sacchi o formati, che abbassano il prezzo al chilo rispetto alle confezioni più piccole dei cibi umani, ma la creazione di formule specifiche e il marketing giustificano costi più alti di alcuni prodotti premium.
Sempre più famiglie considerano i loro cani e gatti come membri della famiglia, al punto da trasferire anche sulle loro abitudini alimentari criteri di scelta tipici dei consumi umani. Questo fenomeno ha portato a una crescita della domanda di alimenti di alta qualità, naturali e personalizzati, capaci di rispondere a bisogni specifici di salute e benessere.
Molte aziende hanno colto questa tendenza offrendo prodotti che imitano l’alimentazione umana in termini di ingredienti e preparazione. Ad esempio opzioni BARF (alimentazione cruda bilanciata) soddisfano la richiesta di cibi freschi, naturali o addirittura fatti a mano per cani e gatti. Viene enfatizzato l’uso di materie prime come le sardine crude e la carne biologica, talvolta più costose di quelle dei prodotti destinati agli esseri umani.
L’umanizzazione influenza anche i claim e i trend del settore, con parole chiave come “senza OGM”, “biologico”, “grain-free” o “ricco di Omega-3”, spesso presenti sulle confezioni. Inoltre, gli imballaggi comunicano sempre più spesso valori di sostenibilità, riflettendo l’impegno verso una produzione rispettosa dell’ambiente. Il risultato è la crescita di segmenti premium con prezzi più elevati, giustificati dalla percezione di un maggiore valore e qualità da parte dei consumatori.
Infine, l’attenzione alla sostenibilità si riflette anche nell’offerta di varianti vegane e vegetariane per animali, sebbene siano più diffuse nei segmenti dei cani rispetto a quelli dei gatti, che mantengono una dieta prevalentemente carnivora. Questi alimenti rispondono alla crescente sensibilità etica degli acquirenti, pur rappresentando una nicchia in rapida espansione.
La Generazione Z e i Millennials giocano un ruolo importante in questi cambiamenti. Questi consumatori più giovani, attenti sia alla loro alimentazione che a quella degli animali, tendono a scegliere prodotti di “pet care” sostenibili e di alta qualità. L’adozione del principio secondo cui “il cane o il gatto sono ciò che mangiano” spinge il mercato verso formule ricercate e ingredienti innovativi, come probiotici o fonti proteiche alternative.