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Ma dove sono finite le ingenti riserve d'oro dell'Italia? Perché nessuno ne parla più?

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Riserve auree italiane

Negli ultimi mesi, il prezzo dell'oro ha raggiunto nuovi massimi storici, toccando 2.930 dollari l'oncia.

L'Italia vanta una delle più imponenti riserve auree a livello mondiale: è al terzo posto dopo Stati Uniti e Germania. Negli ultimi anni, l'argomento sembra essere scomparso dal dibattito pubblico. Ma dove si trovano esattamente queste riserve e perché se ne parla così poco?

  • Riserve d'oro in Italia, dove sono
  • La consistenza e la localizzazione delle riserve auree italiane

Riserve d'oro in Italia, dove sono

Negli ultimi mesi, il prezzo dell'oro ha raggiunto nuovi massimi storici, toccando 2.930 dollari l'oncia, mentre nei caveau del Comex a Manhattan sono arrivate altre 160.000 once d'oro fisico da Londra. Oggi, il totale dell'oro immagazzinato nei depositi newyorkesi ha raggiunto il record di 37,6 milioni di once, una crescita avvenuta in tre mesi, coincidenti con il periodo successivo alle elezioni presidenziali americane.

In parallelo l'aumento del tasso richiesto per prendere in prestito azioni dell'ETF aureo per scommettere contro il prezzo dell'oro è salito al 10,45%, mentre il tasso sul leasing a sei mesi dell'oro fisico ha superato il livello della crisi finanziaria del 2008, segnalando un mercato in fermento.

Un altro dato emerge dal report dell'Office of the Comptroller of the Currency degli Stati Uniti, che mostra come solo quattro grandi banche americane controllino l'88,1% dell'intero mercato dei derivati sui metalli preziosi, il cui ammontare nozionale ha raggiunto la cifra di 218,8 trilioni di dollari. Di questi, circa 566 miliardi sono legati ai contratti sui metalli preziosi, con un aumento di 83 miliardi di dollari tra il secondo e il terzo trimestre del 2024.

Mentre negli Stati Uniti Elon Musk ha annunciato un'auditoria su Fort Knox, per verificare la presenza delle riserve d'oro americane, in Italia il tema sembra scomparso dal dibattito pubblico. Eppure, il nostro Paese possiede la terza riserva aurea mondiale, dopo USA e Germania, che ha provveduto a rimpatriare con urgenza i suoi lingotti tra 2016 e 2018, trasferendoli da Londra, New York e Parigi a Francoforte.

In passato il tema era tornato alla ribalta quando l'allora presidente della Bce Mario Draghi aveva rivelato che l'oro italiano non è direttamente nella disponibilità della Banca d'Italia, ma della Bce. La discussione si è dissolta, e prima della fine del suo mandato nel 2019, Draghi ha decretato la cessazione del Central Bank Gold Agreement che regolava la vendita delle riserve auree delle banche centrali dell'Eurozona.

Oggi, con i mercati in subbuglio e il valore dell'oro in forte crescita, molti si chiedono perché l'Italia non prenda posizione e non sfrutti il suo ingente patrimonio aureo per rafforzare la propria economia. Forse il governo sta puntando tutto su aumenti delle accise sulle sigarette e BTP retail, oppure ci sono altre ragioni nascoste dietro questo silenzio?

La consistenza e la localizzazione delle riserve auree italiane

Secondo i dati ufficiali della Banca d'Italia, il Paese possiede 2.452 tonnellate di oro, di cui 4,1 tonnellate sotto forma di monete, equivalenti a circa 871.713 pezzi del cosiddetto oro monetato mentre il resto è costituito da lingotti. Questa quantità è rimasta stabile negli ultimi decenni, rappresentando una componente fondamentale delle riserve nazionali. La maggior parte di questo oro è custodita nei caveau della Banca d'Italia a Roma, mentre una parte è conservata all'estero, principalmente presso la Banca dei Regolamenti Internazionali a Basilea e la Federal Reserve Bank di New York.