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Modulo da inviare per ottenere subito visita medica o esame se liste d'attesa sono lunghe o CUP chiusi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Visita medica o esame

I tempi massimi di attesa nel sistema sanitario italiano sono definiti per garantire tempestività nelle cure e aggiornati di recente.

Un modulo da inviare all'Ufficio relazioni con il pubblico delle aziende sanitarie locali permette ai cittadini di segnalare il prolungamento dei tempi di attesa nel settore della sanità pubblica. Questo documento è cruciale per richiedere l'adozione del regime di libera professione intramuraria, finanziato dal Servizio sanitario nazionale, come soluzione alle carenze del sistema.

Il modulo va compilato in due situazioni: la prima, quando non si ricevono risposte alle richieste di visite ed esami entro i termini legali; la seconda, quando non è possibile effettuare prenotazioni a causa della chiusura delle liste per il completo esaurimento dei posti. Approfondiamo tutto:

  • Liste d'attesa lunghe o CUP chiusi, la normativa
  • Visita medica o esame, come farla subito con il modulo da inviare

Liste d'attesa lunghe o CUP chiusi, la normativa

Stabiliti per la prima volta con l'Accordo Stato-Regioni dell'11 luglio 2002 e aggiornati con il Piano nazionale per il Governo delle liste di attesa 2019-2021, firmato il 21 febbraio 2019, e ricoridano che i Cup non possoo rimanere chiusi, i tempi massimi di attesa nel sistema sanitario italiano sono definiti per garantire tempestività nelle cure. Questo piano categorizza le visite specialistiche e gli esami diagnostici strumentali, come radiografie o risonanze magnetiche, in quattro classi di priorità:
  • urgente: entro 72 ore
  • breve: entro dieci giorni
  • differibile: 30 giorni per le visite e 60 giorni per esami e prestazioni strumentali
  • programmabile: entro un massimo di 120 giorni
I medici prescrittori, indicano la priorità necessaria direttamente sulla ricetta, che per le prime visite è compilata dal medico di base e valida per 60 giorni, mentre per i controlli successivi da uno specialista, con una validità di 180 giorni.

Secondo il decreto legislativo 124 del 1998, le Regioni hanno il compito di assicurare l'erogazione di tali servizi nelle strutture pubbliche, ricorrendo, se necessario, alla libera professione intramuraria. Quest'ultima permette ai medici ospedalieri di offrire prestazioni al di fuori dell'orario di lavoro usufruendo delle strutture dell'ospedale, a fronte di una tariffa pagata dal paziente.

La legge stabilisce che, in caso di necessità, i pazienti possano richiedere visite intramoenia secondo i tempi della classe di priorità prescritta, pagando solo il ticket richiesto. Nonostante la legge 266/2005 vieti la chiusura delle agende di prenotazione, si registrano frequenti violazioni. Frasi come “i posti per questa prestazione sono esauriti” o “si prega di richiamare tra qualche settimana o mese” emergono spesso dalle centrali di prenotazione regionali, nonostante le chiare disposizioni legali che puniscono i responsabili di queste infrazioni.

Visita medica o esame, come farla subito con il modulo da inviare

Per affrontare i ritardi nel sistema sanitario, i cittadini possono inviare un modulo di istanza per la prestazione in intramoenia all'Ufficio relazioni con il pubblico delle Asl e Aso. Questo passaggio si rende necessario quando i tempi di attesa per una prenotazione eccedono quelli previsti dalla priorità indicata sulla ricetta medica, oppure quando la prenotazione è rifiutata a causa di liste chiuse.

Il modulo consente ai pazienti di avanzare richiesta per ricevere visite o esami in regime di libera professione intramuraria a carico del Servizio Sanitario Nazionale, come garantito dal Decreto Legislativo n.124/1998, art.3, punto 12 e dalle normative regionali attuate dal Piano Nazionale per il governo delle liste di attesa.

La risposta dell’Urp è dovuta entro 30 giorni e, conformemente alla legge Bassanini, deve essere dettagliata e fare esplicito riferimento alle norme applicabili.

In Piemonte si è notato che le risposte fornite tendono a essere standardizzate e spesso non adeguatamente motivate, citando genericamente un mancato recepimento delle direttive statali da parte della Regione. Questa prassi non solo viola i diritti dei pazienti, che si vedono negare l'accesso a servizi necessari, ma spinge anche molti verso l'assistenza sanitaria privata o, in alcuni casi, costringe alla rinuncia delle cure.