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Nutella, prodotti Ferrero e gianduiotti, forte aumento dei prezzi o rischio reperibilità per rincari costi nocciole

di Marianna Quatraro pubblicato il
rincari nocciole

L'aumento dei costi delle nocciole, dovuto a crisi climatiche e alle dinamiche dei mercati internazionali, sta mettendo in difficoltà la produzione di Nutella e altri prodotti Ferrero, con ripercussioni sull'intera filiera dolciaria italiana.

Il panorama dell’industria dolciaria italiana sta vivendo una fase di notevoli trasformazioni a causa di incrementi senza precedenti dei costi delle nocciole. La domanda costante e la scarsità della materia prima evidenziano come il settore sia strettamente legato alle dinamiche climatiche e ai mercati agricoli globali. In questo contesto, le realtà produttive di spicco come Ferrero, nota per prodotti iconici come gianduiotti e creme spalmabili, si trovano ora a gestire sfide complesse nella catena di approvvigionamento. L’inflazione nel prezzo del frutto, trainata soprattutto dagli eventi in Turchia e Italia, rischia di influenzare la disponibilità e i listini degli articoli preferiti dai consumatori, ponendo interrogativi su qualità, sostenibilità e capacità di adattamento.

Calo produttivo di nocciole: cause climatiche e conseguenze nel settore

Negli ultimi anni si è assistito a un drammatico tracollo dei raccolti, con una stagione appena trascorsa che rappresenta la peggiore dell’ultimo decennio. Le regioni italiane di Piemonte, Lazio e Campania – aree di eccellenza nella corilicoltura – sono state le più colpite, accusando riduzioni produttive anche superiori al 60%. Alla base di questo fenomeno si riscontrano diversi fattori:

  • Clima anomalo: inverni insolitamente miti, prolungate siccità e piogge fuori stagione hanno alterato il naturale ciclo vegetativo degli impianti.
  • Parassiti e fauna selvatica: eventi come cascola precoce o infestazioni hanno aggravato la già delicata situazione fitosanitaria delle piante.
  • Volatilità dei mercati agricoli: la scarsità ha spinto molti operatori a pratiche speculative che irrigidiscono ulteriormente il mercato.
Secondo stime recenti, la produzione nazionale è scesa da 102mila tonnellate del 2023 a circa 85mila nel 2024, con un’ulteriore discesa prevista per il 2025. La conseguenza immediata riguarda sia i coltivatori, che devono affrontare una stagione difficile da sostenere economicamente, sia le imprese dolciarie, sempre più costrette ad importare materia prima estera. Si prospetta inoltre un rischio per l’artigianalità e l’unicità del prodotto italiano, spesso associato alle pregiate varietà piemontesi, laziale e campane, decisive per aromaticità e qualità.

Esplosione dei prezzi delle nocciole turche e italiane: dati e dinamiche di mercato

I dati più recenti delineano un raddoppio dei prezzi in pochi mesi, con la nocciola sgusciata passata da 9.000 a 18.000 dollari a tonnellata. Simili impennate incidono sull’intero comparto, visto che la Turchia domina il mercato globale detenendo circa due terzi dell’offerta totale, mentre la quota italiana, per quanto significativa in termini qualitativi, copre una parte molto più modesta della domanda internazionale.

Parametro Valore 2023 Valore 2024
Prezzo all’origine (USD/ton) 9.000 18.000
Raccolto turco (ton) 600.000-700.000 ~500.000

Nel dettaglio, le cause dell’ondata inflattiva sono principalmente:

  • Gelo primaverile e malattie in Turchia che hanno quasi dimezzato il raccolto.
  • Calo produttivo anche in Italia e Bulgaria, con effetti sincronizzati sulle filiere europee.
  • Speculazione e accaparramenti da parte di operatori e intermediari che aggravano la volatilità.
Questo scenario ha determinato comportamenti difensivi tra i grandi industriali, tra cui Ferrero, che ha temporaneamente sospeso gli acquisti in Turchia per evitare prezzi ancora più alti e pratiche speculative invadenti. Il rischio, persistendo l’attuale squilibrio, è che la tendenza rialzista si mantenga o degeneri ulteriormente, con ricadute sul consumatore finale e sulle strategie delle aziende a livello globale.

Strategie di approvvigionamento Ferrero: il ruolo di Turchia, Cile e Stati Uniti

La scarsità di materia prima e l’esplosione dei costi hanno imposto a Ferrero una revisione delle strategie di supply chain. L’azienda albese è da tempo il principale consumatore internazionale di nocciole, assorbendo circa il 25% della produzione mondiale. In risposta alle nuove difficoltà, sono state adottate misure diversificate:

  • Mantenimento delle scorte accumulate nei periodi favorevoli per garantire la continuità delle produzioni fino a fine anno.
  • Incremento degli approvvigionamenti da Paesi alternativi, in particolare Cile e Stati Uniti (Oregon), oggi sempre più rilevanti grazie a coltivazioni estese e condizioni fitosanitarie diverse dalla scena europea.
  • Gestione attenta della filiera per evitare l’innalzamento dei costi di acquisto dovuto a speculazioni, sospendendo preventivamente le trattative nei momenti di maggior turbolenza.
Il presidente della Ferrero Hazelnut Company, Marco Botta, ha sottolineato come la solidità delle riserve interne consenta di non avere urgenza nell’acquisto immediato. Tuttavia, nonostante la diversificazione, la Turchia resta centrale per l’azienda, che attribuisce grande importanza al mantenimento dei rapporti storici e alle varietà originarie di quella zona. Un’attenta attività di monitoraggio del mercato accompagna la valutazione delle nuove destinazioni, con investimenti in impianti per la lavorazione anche nei paesi emergenti della filiera nocciolata.

Effetti sui prodotti Ferrero e gianduiotti: rischio rincari e reperibilità

L’attuale crisi del mercato delle nocciole si riflette direttamente sulle iconiche referenze Ferrero e su tutta la filiera dei prodotti gianduia. Con l’aumento significativo del costo delle materie prime, le imprese si vedono costrette a ridisegnare i listini per contenere l’aumento dei costi di produzione.

  • I prodotti più a rischio sono quelli ad alto contenuto di nocciola come creme spalmabili, tavolette, snack e gianduiotti, da sempre apprezzati dai consumatori per aroma e qualità.
  • L’incremento registrato nei prezzi delle nocciole può portare alla riduzione della quantità disponibile sugli scaffali e, in alcuni casi, a difficoltà nella continuità produttiva.
  • Alcuni produttori talvolta optano per miscele di ingredienti diversi (come mandorle o pistacchi) per compensare la momentanea scarsità, ma questa scelta non sempre è ben accolta dal mercato che ricerca specificamente l’aroma tipico della nocciola.
Nonostante gli sforzi messi in campo dalle industrie dolciarie, secondo le attuali stime, il prezzo al dettaglio delle specialità a base di nocciola potrebbe subire incrementi nel 2024 e nel 2025 superiori al 40-60% rispetto agli anni precedenti. Alcune testimonianze di consumatori confermano il valore percepito dei prodotti di eccellenza italiane, ma mostrano anche crescente attenzione ai rincari e alla difficoltà di accesso alla qualità tradizionale, specie nei prodotti più caratteristici.