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Perchè non conviene che Tether acquisti la Juventus: i gravi rischi per il club

di Marcello Tansini pubblicato il
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L’offerta di Tether per la Juventus apre scenari inediti nel calcio italiano: tra opacità finanziarie, rischi reputazionali e legami storici del club, si delineano dubbi sul futuro bianconero con una società crypto al timone.

Scenari imprevisti hanno investito il mondo del calcio italiano, mettendo la Juventus al centro di un’offerta da parte di Tether Investments, tra le principali realtà globali delle criptovalute. La proposta di Tether, annunciata con grande clamore mediatico e confermata dal CEO Paolo Ardoino, riguarda l’acquisizione del 65,4% del capitale sociale della società bianconera. Una mossa che ha suscitato una valanga di reazioni tra tifosi, analisti e addetti ai lavori: dal web sono emersi toni di attesa, scetticismo e ironia. “La Juventus non è in vendita”, ha ribadito Exor, la holding controllata dalla famiglia Agnelli-Elkann, spegnendo così ogni suggestione, ma alimentando al contempo il dibattito pubblico su rischi e opportunità di una simile operazione. La prospettiva di un ingresso diretto di una società cripto in una delle squadre più iconiche d’Europa pone nuove domande sulla sostenibilità finanziaria e sulla coerenza con i valori storici del club.

Tether e Juventus: i dettagli della proposta di acquisizione e il contesto finanziario

L’offerta avanzata da Tether ha sorpreso per portata e modalità: la richiesta, non sollecitata ma ufficiale e certificata, prevedeva l’acquisto del pacchetto di controllo detenuto da Exor a un prezzo di 2,66 euro per azione, con una valutazione complessiva di circa 1,1 miliardi di euro per il 100% del club. Quest’ultima cifra incorpora un premio superiore al 20% rispetto alle quotazioni di Borsa, elemento che avrebbe potuto tentare altri operatori, ma che non ha scalfito la posizione della holding torinese.

Tether ha inoltre garantito, in caso di accettazione, l’impegno a investire un ulteriore miliardo per il rafforzamento della prima squadra e lo sviluppo del club, rivitalizzando la Juventus sul mercato internazionale.

L’offerta ha caratteristiche precise:

  • Valore di acquisto totale: 1,1 miliardi di euro cash
  • Pagamento integrale in contanti, senza utilizzo di debito o leverage
  • Scadenza automatica della proposta entro le ore 18 del 22 dicembre, in mancanza di risposta da parte di Exor
  • Impegno formale a estendere l’acquisizione alle restanti azioni tramite OPA obbligatoria
  • L’operazione sarebbe comunque subordinata alle autorizzazioni regolamentari e sportive
  • Prospettiva di un rilancio industriale attraverso nuove linee di business legate alla tecnologia
Le dinamiche finanziarie della Juventus – con ripetuti aumenti di capitale nell’ultimo quinquennio per quasi un miliardo, e perdite cumulate che hanno minato sia patrimonio che stabilità gestionale – spiegano perché una simile offerta potesse, almeno sulla carta, apparire allettante: il club resta un asset ad alta intensità di capitali e a scarso ritorno per l’azionista di controllo.

La posizione di Exor, tuttavia, è stata netta: nessuna trattativa in corso né con Tether né con altri soggetti, lasciando intendere che la proprietà della Juventus rappresenta per gli Agnelli un valore identitario irrinunciabile. Il caso ha tuttavia acceso i riflettori su una possibile evoluzione del modello di business dei grandi club calcistici, alimentando il desiderio di trasparenza e chiarezza tra gli stakeholder e i tifosi.

Chi è Tether: struttura societaria, business model e reputazione

Tether è una società specializzata nell’emissione di stablecoin, criptovalute ancorate a valute fiat (in primis il dollaro, con USDT) e fondata nel 2014.
Sede storica nelle Isole Vergini Britanniche, dalla primavera 2025 la holding ha spostato il proprio quartier generale a El Salvador, paese che si propone come hub regolatorio per le aziende crypto. Alla guida si trova Paolo Ardoino, informatico ligure con forti legami con il fondatore Giancarlo Devasini.

Il modello di business di Tether si basa sull’emissione e gestione di USDT e altre stablecoin, strumenti utilizzati diffusamente nelle piattaforme di trading e pagamenti digitali. La società ricava i propri margini dagli interessi maturati sulle riserve che garantiscono il valore delle stablecoin emesse: secondo i dati 2024-2025, i profitti annuali hanno superato i 13 miliardi di dollari, rendendo Tether una delle aziende più redditizie in rapporto alle dimensioni dell’organico (meno di 100 dipendenti diretti).

Nel settore crypto, il gruppo è noto per:

  • Leadership incontrastata nel mercato globale delle stablecoin (oltre il 50% delle emissioni mondiali)
  • Presenza trasversale negli ambienti di trading, gaming, pagamenti e servizi fintech
  • Strategie di comunicazione poco convenzionali e forte esposizione social da parte del management
Sul piano della reputazione, Tether si è distinta per opacità nella gestione delle riserve, episodi di contenziosi legali negli USA, sanzioni e un approccio poco incline all’audit esterno. Nonostante ciò, continua a rappresentare un punto di riferimento imprescindibile per la liquidità dei mercati crypto, vantando una capitalizzazione superiore ai 140 miliardi di dollari secondo i dati 2025.

I rischi finanziari e reputazionali di un'acquisizione da parte di Tether

L’ipotesi di un passaggio di controllo a favore di un operatore crypto comporta numerose incognite per la Juventus dal punto di vista finanziario e della reputazione. Tra i principali rischi segnalati dagli addetti ai lavori e dagli analisti:

  • Volatilità e instabilità settoriale: l’intero ecosistema delle criptovalute è soggetto a rapidi cambiamenti regolatori e di mercato, che potrebbero compromettere l’esposizione finanziaria della società sportiva.
  • Difficoltà nella verifica patrimoniale: la ricchezza di Tether deriva da riserve in attività finanziarie spesso opache e investimenti poco liquidi; la mancanza di una certificazione terza e indipendente delle riserve suscita dubbi circa la sostenibilità di impegni ultra-miliardari.
  • Problemi di reputazione: la società è stata al centro di controversie legate a mancate revisioni contabili istituzionali, accuse di scarsa trasparenza e indagini passate su presunte violazioni delle normative antiriciclaggio negli USA. Il rischio di associazioni negative è aumentato anche dal recente declassamento a “junk” (spazzatura) del rating della stablecoin USDT da parte di S&P.
  • Impatto reputazionale sul brand Juventus: l'affiancamento del club a un gruppo associato – spesso a torto, talvolta a ragione – a pratiche finanziarie opache, potrebbe esporre la società a un deterioramento della fiducia presso sponsor, istituzioni, investitori e tifosi.
  • Precedenti negativi nel calcio: altre aziende del mondo crypto che sono entrate come sponsor nel calcio europeo hanno spesso generato controversie, mancati pagamenti di contratti e risultati insoddisfacenti, lasciando club in situazioni finanziarie critiche dopo l’abbandono degli accordi.
L’esperienza internazionale dimostra che la solidità apparente di operatori crypto non è garanzia sufficiente per il successo a lungo termine, soprattutto in ambienti regolamentati come quello sportivo europeo. L’affidabilità dell’investitore rimane un elemento centrale per il valore e la continuità di un club storico come Juventus.

Le criticità dell'offerta secondo Exor e il legame storico tra Agnelli e Juventus

L’offerta miliardaria avanzata dal gruppo crypto è stata rispedita al mittente da Exor, che ha ribadito più volte la volontà di mantenere il controllo societario sulla Juventus. Le motivazioni di questa chiusura vanno oltre i ragionamenti finanziari e toccano la dimensione familiare e storica del rapporto tra gli Agnelli e la squadra bianconera.

Le principali criticità sottolineate da Exor e ambienti vicini alla proprietà sono:

  • Totale assenza di negoziazione: l’offerta è stata percepita come “provocatoria” per modalità e tempismo, mai discussa in sede privata ma annunciata pubblicamente e trasmessa via posta elettronica certificata.
  • Centralità del patrimonio identitario: il legame tra la famiglia Agnelli e il club supera i cento anni e rappresenta un “unicum” su scala mondiale: la perdita del controllo verrebbe vissuta come una frattura insanabile per la narrazione storica e il senso di appartenenza della tifoseria.
  • Poco credibile la fattibilità industriale: Exor non ha mai manifestato interesse reale per la vendita della quota di maggioranza, nemmeno quando la società affrontava le peggiori crisi finanziarie. Di conseguenza, anche la prospettiva di investimenti miliardari extra non trova riscontro in un piano condiviso che coinvolga stakeholder, governance e sistema calcistico italiano.
John Elkann ha più volte sottolineato che la Juventus rappresenta un’eredità familiare e una responsabilità tramandata sin dai tempi del bisnonno. Anche nei momenti più difficili – dal 2006 al recente periodo 2022-2024 – Exor ha sempre assicurato il supporto necessario per evitare il tracollo del club, testimoniando una stabilità senza eguali nel panorama sportivo internazionale.

Le incertezze sulla stabilità di Tether: riserve, rating, trasparenza e legalità

Sul fronte della solidità finanziaria e della trasparenza, permangono significative zone d’ombra. Secondo le attestazioni pubbliche, al 30 settembre 2025 Tether dichiara 181 miliardi di dollari di riserve, di cui una quota sostanziale in titoli del Tesoro Usa e altri bond. Tuttavia, solo il 75% degli asset rientra in categorie a “basso rischio”; per il restante 24% non esistono dettagli pubblici precisi e la società si limita ad autocertificare la propria solidità tramite una attestazione BDO Italia, ritenuta non sufficiente dagli osservatori internazionali.

L’agenzia S&P ha declassato il rating della stablecoin USDT a “junk” – l’ultimo gradino della scala – enfatizzando il rischio legato a investimenti poco trasparenti e all’esposizione verso asset rischiosi.

Parametro Situazione Tether
Riserve certificate Parziali, autocertificate
Sede legale El Salvador (precedente: Isole Vergini)
Supervisione regolatoria Bassa, evasiva rispetto agli standard UE
Rating S&P "Spazzatura" (junk)

Problematiche di legalità e trasparenza sono già state riscontrate in passato: Tether ha preferito non sottoporsi alla regolamentazione europea sulle stablecoin – scelta giustificata secondo la società dalle distorsioni che subirebbe il business model – e ha vissuto procedimenti giudiziari negli Stati Uniti, risoltisi in parte con patteggiamenti e in parte con multe di rilievo.

Il posizionamento attuale in paradisi regolatori come El Salvador e l’affidamento sulle proprie dichiarazioni (senza audit esterni istituzionali) alimentano dubbi sulla capacità reale di garantire pagamenti, investimenti e impegni a lungo termine.

Perché l'ingresso di una società crypto è un rischio per la Juventus e per il calcio italiano

L’eventuale controllo della Juventus da parte di un’azienda crypto rappresenterebbe un precedente dirompente sia per il club che per il sistema calcio nazionale.

  • Instabilità strutturale: il mercato delle criptovalute ha dimostrato, nel recente passato, forti oscillazioni e tensioni, con casi di piattaforme sponsor rimaste insolventi e società crypto incapaci di onorare i contratti, creando gravi disagi nel contesto sportivo.
  • Mancanza di garanzie regolamentari: la normativa italiana (ad esempio la Legge n. 91/1981 sull’ordinamento sportivo professionistico e il Testo Unico della Finanza, D.Lgs. n. 58/1998) impone ampi controlli su trasparenza, origine dei capitali e onorabilità delle proprietà: requisiti non facilmente applicabili a gruppi con sede offshore e asset prevalentemente digitali.
  • Rischio contagio reputazionale: la presenza al vertice di una società legata a paesi fiscalmente opachi o a settori oggetto di indagini anti-riciclaggio potrebbe danneggiare sia il club che l’immagine dell’intero sistema calcio italiano presso sponsor, banche ed enti di vigilanza.
  • Ambiguità gestionale: l’opacità tipica degli operatori crypto in tema di governance, audit e disclosure finanziario rischia di tradursi in assenza di controlli effettivi e in perdita di fiducia da parte dei protagonisti tradizionali del calcio europeo.
  • Impatto sull’equilibrio competitivo: l’afflusso di risorse non tracciabili e la volatilità dei mercati digitali rischiano di alterare la parità competitiva, sollevando nuovi interrogativi per la UEFA e la FIFA riguardo al rispetto delle regole sulle licenze e il financial fair play.
Analoghi tentativi di ingresso di gruppi crypto in altri club, come semplice sponsor, si sono spesso conclusi con gravi problematiche di mancati pagamenti e rescissioni anticipate dei contratti.