Nel terzo trimestre 2025, il PIL italiano mostra segnali contrastanti: agricoltura e servizi trainano la crescita, mentre l’industria vive una fase critica. L’articolo analizza dati ISTAT, impatti su lavoro e redditi
Il terzo trimestre del 2025 evidenzia una crescita moderata ma significativa del Prodotto Interno Lordo in Italia. Secondo i più recenti dati diffusi da Istat, il PIL ha registrato un incremento dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e un aumento dello 0,6% rispetto allo stesso trimestre del 2024. In un contesto nazionale e internazionale segnato da incertezze e mutamenti degli equilibri economici, tale progresso, pur contenuto, si configura come un rallentamento rispetto alle dinamiche di espansione osservate in altri periodi, ma mostra segnali di ripresa in diversi comparti produttivi. La revisione al rialzo delle stime rispetto alle diffusioni preliminari conferma un quadro di crescita graduale trainato soprattutto da alcuni settori strategici e da una domanda estera più vivace.
L’analisi su base trimestrale denota come l’andamento del PIL italiano sia divenuto più cauto nel corso degli ultimi periodi. Il terzo trimestre 2024 si era chiuso con una variazione nulla rispetto ai tre mesi precedenti, risultando però in crescita dello 0,4% rispetto all’anno prima. La situazione, secondo le revisioni fornite da Istat per il terzo trimestre 2025, mostra un miglioramento rispetto a queste previsioni preliminari che indicavano una crescita piatta, rivedendo successivamente la stima congiunturale a +0,1% e quella tendenziale a +0,6%.
Interpretando in modo puntuale i dati divulgati, risulta evidente che le revisioni al rialzo delle statistiche sui conti economici trimestrali riflettono un’affidabilità crescente delle fonti istituzionali e una maggiore precisione nell’elaborazione delle informazioni macroeconomiche. È interessante osservare alcuni dettagli salienti:
Il contributo dell’agricoltura e dei servizi alla moderata crescita registrata merita una riflessione approfondita. L’agricoltura si evidenzia come uno dei comparti più dinamici, con un incremento del valore aggiunto pari allo 0,8% sul trimestre precedente, superiore alla media complessiva dell’economia. Questa performance racchiude sia la vitalità delle filiere agroalimentari sia la resilienza dei sistemi produttivi rurali, capaci di adattarsi alle tensioni di mercato e alle richieste globali, sostenendo indirettamente anche l’occupazione nelle aree meno urbanizzate.
I servizi confermano la loro centralità nell’economia nazionale, con una crescita del valore aggiunto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Tra le componenti maggiormente dinamiche della terziarizzazione emergono:
La produzione industriale, che rappresenta tradizionalmente un pilastro per l’economia nazionale, ha invece vissuto una fase di difficoltà con una contrazione dello 0,3% del valore aggiunto nel terzo trimestre 2025 rispetto al periodo precedente. Tale calo si inserisce in una dinamica di andamento altalenante iniziata già nell’anno precedente, quando l’industria aveva registrato in alcune fasi variazioni negative più significative (ad esempio -0,7% nel terzo trimestre 2024) ma anche sporadici segnali di recupero.
Diversi sono i fattori che hanno contribuito a tale arretramento:
Saranno determinanti, nei prossimi mesi, le politiche pubbliche di incentivo a ricerca, formazione e riconversione industriale, unitamente a una stabilizzazione degli approvvigionamenti e dei costi delle materie prime, elementi per i quali si attendono indicazioni precise anche dalle direttive europee in materia di competitività e resilienza produttiva.
I tre principali motori che hanno alimentato la crescita economica nel trimestre sono stati gli investimenti fissi lordi, i consumi finali nazionali e la domanda estera netta. I dati Istat descrivono una situazione articolata:
L’espansione osservata nel trimestre ha portato a una progressiva intensificazione dei livelli occupazionali. Secondo i dati più recenti, sono aumentate sia le ore lavorate (+0,7%) che le unità di lavoro (+0,6%), segnali che testimoniano una timida ma costante ripresa del mercato del lavoro in seguito alle incertezze degli anni scorsi.
Un ulteriore indicatore di rilievo è dato dal rialzo dei redditi pro-capite da lavoro dipendente (+0,8%) registrato nel periodo in esame. Ciò si traduce per molte famiglie italiane in una lieve maggiore disponibilità economica, con possibili ripercussioni positive sulla propensione al consumo.
Questo andamento, seppur ancora contenuto, rappresenta un segnale incoraggiante per il sistema sociale e per il benessere collettivo, attenuando le ripercussioni negative dovute all’inflazione e alle tensioni nei mercati delle materie prime. Le politiche di sostegno all’occupazione e di valorizzazione delle competenze continueranno a rappresentare leve decisive per rafforzare questa tendenza nei prossimi trimestri.