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Pil Italia: agricoltura e servizi trainanti, male industria secondo dati ultimi trimestre 2025 Istat

di Marcello Tansini pubblicato il
pil terzo trimestre 2025

Nel terzo trimestre 2025, il PIL italiano mostra segnali contrastanti: agricoltura e servizi trainano la crescita, mentre l’industria vive una fase critica. L’articolo analizza dati ISTAT, impatti su lavoro e redditi

Il terzo trimestre del 2025 evidenzia una crescita moderata ma significativa del Prodotto Interno Lordo in Italia. Secondo i più recenti dati diffusi da Istat, il PIL ha registrato un incremento dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e un aumento dello 0,6% rispetto allo stesso trimestre del 2024. In un contesto nazionale e internazionale segnato da incertezze e mutamenti degli equilibri economici, tale progresso, pur contenuto, si configura come un rallentamento rispetto alle dinamiche di espansione osservate in altri periodi, ma mostra segnali di ripresa in diversi comparti produttivi. La revisione al rialzo delle stime rispetto alle diffusioni preliminari conferma un quadro di crescita graduale trainato soprattutto da alcuni settori strategici e da una domanda estera più vivace.

Le dinamiche trimestrali del PIL: confronto tra trimestri e revisioni ISTAT

L’analisi su base trimestrale denota come l’andamento del PIL italiano sia divenuto più cauto nel corso degli ultimi periodi. Il terzo trimestre 2024 si era chiuso con una variazione nulla rispetto ai tre mesi precedenti, risultando però in crescita dello 0,4% rispetto all’anno prima. La situazione, secondo le revisioni fornite da Istat per il terzo trimestre 2025, mostra un miglioramento rispetto a queste previsioni preliminari che indicavano una crescita piatta, rivedendo successivamente la stima congiunturale a +0,1% e quella tendenziale a +0,6%.

Interpretando in modo puntuale i dati divulgati, risulta evidente che le revisioni al rialzo delle statistiche sui conti economici trimestrali riflettono un’affidabilità crescente delle fonti istituzionali e una maggiore precisione nell’elaborazione delle informazioni macroeconomiche. È interessante osservare alcuni dettagli salienti:

  • La crescita acquisita per l’anno 2025 si attesta a +0,5%, in linea con le elaborazioni precedenti.
  • Variazioni nelle giornate lavorative hanno avuto un impatto, con il terzo trimestre 2025 che ha beneficiato di quattro giornate in più rispetto al secondo trimestre dello stesso anno, ma lo stesso numero rispetto all’omologo periodo 2024.
  • Rispetto agli scorsi trimestri, si può notare come le principali componenti della domanda interna abbiano contribuito positivamente, segnando un'inversione di tendenza rispetto ad alcuni periodi stagnanti del 2024.
Le revisioni delle stime da parte dell’Istituto Nazionale di Statistica rappresentano anche un’importante attestazione di affidabilità del processo di raccolta e analisi dati, elemento essenziale per chi opera scelte economiche di medio-lungo termine e per l’allineamento con le best practice richieste dalle direttive europee.

Agricoltura e servizi: i settori trainanti della crescita economica

Il contributo dell’agricoltura e dei servizi alla moderata crescita registrata merita una riflessione approfondita. L’agricoltura si evidenzia come uno dei comparti più dinamici, con un incremento del valore aggiunto pari allo 0,8% sul trimestre precedente, superiore alla media complessiva dell’economia. Questa performance racchiude sia la vitalità delle filiere agroalimentari sia la resilienza dei sistemi produttivi rurali, capaci di adattarsi alle tensioni di mercato e alle richieste globali, sostenendo indirettamente anche l’occupazione nelle aree meno urbanizzate.

I servizi confermano la loro centralità nell’economia nazionale, con una crescita del valore aggiunto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. Tra le componenti maggiormente dinamiche della terziarizzazione emergono:

  • Commercio e turismo, sospinti sia dalla domanda interna che dal ritorno dei flussi turistici internazionali.
  • Servizi alle imprese, che raccolgono benefici dagli investimenti in tecnologia digitale e innovazione gestionale.
  • Sanità, istruzione e servizi pubblici, che seppur con ritmi più moderati, risultano comunque in espansione grazie alle politiche di sostegno e alle esigenze emergenti della collettività.
La compresenza di una agricoltura evoluta e di un settore dei servizi in crescita descrive una traiettoria di sviluppo nella quale la diversificazione produttiva viene valorizzata come elemento di stabilità e resilienza. Queste tendenze risultano coerenti con le strategie perseguite a livello nazionale, anche in seguito all’attuazione delle linee guida previste dalla Politica Agricola Comune (PAC) e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che puntano all’innovazione e alla sostenibilità ambientale ed economica delle filiere.

Industria italiana: analisi di un settore in difficoltà

La produzione industriale, che rappresenta tradizionalmente un pilastro per l’economia nazionale, ha invece vissuto una fase di difficoltà con una contrazione dello 0,3% del valore aggiunto nel terzo trimestre 2025 rispetto al periodo precedente. Tale calo si inserisce in una dinamica di andamento altalenante iniziata già nell’anno precedente, quando l’industria aveva registrato in alcune fasi variazioni negative più significative (ad esempio -0,7% nel terzo trimestre 2024) ma anche sporadici segnali di recupero.

Diversi sono i fattori che hanno contribuito a tale arretramento:

  • Mantenimento di costi produttivi elevati, in parte determinati dallo scenario energetico internazionale.
  • Incertezza sui mercati globali, con impatti su settori strategici come meccanica, automobili e trasformazione chimica.
  • Ridotta crescita della domanda interna e segnali di volatilità su alcuni mercati di sbocco europei.
Negli scorsi trimestri, la manifattura aveva dato segni di recupero limitati (+0,9% nel quarto trimestre 2024), ma il bilancio complessivo resta negativo considerando le difficoltà che permangono. L’assenza di un impulso deciso dagli investimenti industriali e la crescente pressione competitiva da parte di paesi esteri portano a interrogarsi sulla capacità di reagire del comparto manifatturiero nel medio periodo.

Saranno determinanti, nei prossimi mesi, le politiche pubbliche di incentivo a ricerca, formazione e riconversione industriale, unitamente a una stabilizzazione degli approvvigionamenti e dei costi delle materie prime, elementi per i quali si attendono indicazioni precise anche dalle direttive europee in materia di competitività e resilienza produttiva.

Investimenti, consumi e domanda estera: i driver della crescita

I tre principali motori che hanno alimentato la crescita economica nel trimestre sono stati gli investimenti fissi lordi, i consumi finali nazionali e la domanda estera netta. I dati Istat descrivono una situazione articolata:

  • Investimenti fissi lordi cresciuti dello 0,6%, trainati dagli investimenti in macchinari e infrastrutture non residenziali. Nel contesto delle politiche di rilancio, questi valori appaiono come indicatori di fiducia nel sistema produttivo e di volontà di posizionarsi in modo più competitivo sui mercati internazionali.
  • Consumi finali nazionali aumentati dello 0,1%, con una spinta che resta modesta ma stabile. La tenuta dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private indica un cauto ottimismo, anche alla luce del miglioramento del potere d’acquisto dei redditi da lavoro.
  • Domanda estera netta con contributo di +0,5 punti percentuali alla variazione del PIL, frutto di un export cresciuto (+2,6%) più rapidamente rispetto alle importazioni (+1,2%). Questa dinamica riflette un recupero della competitività sui mercati globali che bilancia, almeno in parte, le difficoltà registrate dall’industria.
A fronte di queste componenti positive, va ricordato come la variazione negativa delle scorte (-0,6 punti percentuali) abbia sottratto slancio alla crescita, segnalando una gestione delle risorse improntata a maggiore prudenza lungo le filiere produttive.

Impatto sul mercato del lavoro e sui redditi delle famiglie

L’espansione osservata nel trimestre ha portato a una progressiva intensificazione dei livelli occupazionali. Secondo i dati più recenti, sono aumentate sia le ore lavorate (+0,7%) che le unità di lavoro (+0,6%), segnali che testimoniano una timida ma costante ripresa del mercato del lavoro in seguito alle incertezze degli anni scorsi.

Un ulteriore indicatore di rilievo è dato dal rialzo dei redditi pro-capite da lavoro dipendente (+0,8%) registrato nel periodo in esame. Ciò si traduce per molte famiglie italiane in una lieve maggiore disponibilità economica, con possibili ripercussioni positive sulla propensione al consumo.

Questo andamento, seppur ancora contenuto, rappresenta un segnale incoraggiante per il sistema sociale e per il benessere collettivo, attenuando le ripercussioni negative dovute all’inflazione e alle tensioni nei mercati delle materie prime. Le politiche di sostegno all’occupazione e di valorizzazione delle competenze continueranno a rappresentare leve decisive per rafforzare questa tendenza nei prossimi trimestri.