Pubblicare una conversazione privata spesso non ha scopi informativi legittimi, ma può essere motivata da intenti meno nobili.
Nell'era digitale, dove la comunicazione online è all'ordine del giorno, molte persone hanno l'abitudine di fare screenshot delle conversazioni per tener traccia di scambi.
Molti potrebbero non esserne a conoscenza, ma condividere screenshot di chat private senza il consenso di chi ha inviato i messaggi può esporre a rischi. Questo atto può violare le norme sulla privacy e sulla protezione dei dati personali.
Quando si cattura e si invia a terze parti un'immagine di una conversazione privata come WhatsApp, Telegram, Facebook Messenger, Skype o di software aziendali, si potrebbe, in alcuni contesti, essere accusati di violazione della privacy. Questo perché si sta divulgando un contenuto senza l'autorizzazione dell'altra persona coinvolta nella conversazione, che potrebbe avere aspettative legittime di confidenzialità.
Fare screenshot e condividerli può sembrare un'azoine innocua, ma bisogna considerare le implicazioni di tali gesti. Per esempio, se il contenuto delle chat contiene informazioni sensibili o personali, la loro diffusione potrebbe non solo danneggiare le relazioni personali, ma anche portare a conseguenze legali serie. Vediamo da vicino:
La facilità con cui le comunicazioni private possono essere divulgate nell'era digitale solleva questioni sulla protezione delle informazioni. Pubblicare una conversazione privata su piattaforme come Facebook o inviarla via WhatsApp tramite screenshot può sembrare innocuo, ma non toglie che possa configurarsi come una violazione dei diritti, anche se non si verificano danni diretti o lesioni alla reputazione.
Il governo ha introdotto una nuova figura di reato nel codice penale, nota come diffusione di riprese e registrazioni di comunicazioni fraudolente, che prevede pene severe, fino a quattro anni di carcere, per chi diffonde contenuti privati con l'intento di danneggiare la reputazione altrui. Questa norma sottolinea come non tutte le pubblicazioni non autorizzate di conversazioni siano perseguibili, a meno che non costituiscano diffamazione o danneggino la vittima.
Al di fuori di questi casi, il reato di violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza può essere configurato se si sottrae e si divulga la corrispondenza altrui non indirizzata a sé stessi. Se la divulgazione di una conversazione privata mira a ridicolizzare o offendere qualcuno, si potrebbe incorrere nel reato di diffamazione, specialmente se il contenuto diffuso include errori grammaticali o confessioni imbarazzanti della controparte.
La pubblicazione di dati personali sensibili, come indirizzi, condizioni di salute o orientamenti sessuali, senza consenso, può inoltre violare le leggi sulla privacy. Anche l'immagine della persona coinvolta è protetta; per esempio, se durante una videochiamata via Skype appare il volto di una persona, la sua diffusione potrebbe avere implicazioni penali.
Nel contesto normativo italiano, la tutela della privacy nelle comunicazioni si traduce in sanzioni penali per chiunque violi la riservatezza altrui. La legge è chiara: divulgare illegalmente registrazioni audio o video, nonché conversazioni telefoniche o telematiche, costituisce reato, soprattutto se l'intento è danneggiare la reputazione o l'immagine di una persona.
L'articolo 617 septies del codice penale stabilisce che la diffusione non autorizzata di questi materiali è punibile con la reclusione fino a quattro anni. Questo vale per le registrazioni in cui la persona incriminata partecipa e agisce con l'intento di nuocere. L'atto di pubblicare conversazioni private con lo scopo di deridere o umiliare qualcuno può essere considerato un atto di diffamazione ai sensi dell'articolo 595 del codice penale, che prevede pene fino a un anno di reclusione o multe considerevoli, con un incremento delle sanzioni se l'offesa include riferimenti a fatti specifici.
La gravità delle pene aumenta se l'offesa avviene attraverso mezzi di stampa o attraverso la diffusione pubblica di chat private, con pene che possono estendersi fino a tre anni di reclusione o multe elevate.
Oltre alle sanzioni penali, la persona offesa ha il diritto di chiedere un risarcimento per i danni subiti e può esigere la rimozione delle pubblicazioni offensive, come gli screenshot delle conversazioni, per mitigare l'impatto della violazione della privacy.
Un altro aspetto importante è la registrazione illegale di conversazioni private senza l'uso di screenshot. Questa pratica, che consiste nel conservare file vocali senza consenso, è anch'essa punita dalla legge. Chiunque registri segretamente conversazioni, conservando i file per riascoltarli o condividerli, commette un reato che invade la privacy altrui.