Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Quando l'assegno familiare va ai nonni? I casi previsti della normative e giurisprudenza

di Marianna Quatraro pubblicato il
Quando assegno familiare nonni

L’assegno familiare spetta ai nonni che convivono e mantengono il nipote o i nipoti quando i genitori non lo fanno: cosa ha stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza n.28627/2025

L’assegno familiare rappresenta un contributo economico erogato per sostenere i nuclei familiari dove sono presenti componenti considerati fiscalmente a carico. Tradizionalmente pensato per i genitori, il beneficio si estende, in circostanze particolari, anche ad altri parenti. Tra questi spiccano i nonni, che nei casi previsti dalla legge diventano protagonisti nella crescita e nel sostegno economico dei nipoti. L’evoluzione della giurisprudenza e i recenti interventi del legislatore hanno permesso di riconoscere anche ai nonni il diritto a ricevere l’assegno quando sostengono economicamente i nipoti, specie in assenza di un supporto concreto da parte dei genitori. 

Quando l’assegno familiare spetta ai nonni: principi generali e quadro normativo

La normativa italiana stabilisce criteri ben precisi per l’erogazione dell’assegno familiare, basandosi su principi di solidarietà e responsabilità all’interno del nucleo familiare. In primis, il diritto spetta ai genitori conviventi che si fanno carico del mantenimento dei figli. Tuttavia, la legge e la giurisprudenza hanno considerato situazioni in cui l’obbligo di mantenimento ricade su figure diverse dai genitori, come appunto i nonni.

Secondo la normativa vigente, l’onere economico grava sui nonni solo quando i genitori risultano impossibilitati ad assolvere alle necessità primarie dei minori. Non basta però la semplice parentela per ottenere il diritto: occorre dimostrare l’effettiva convivenza a carico, ovvero che il minore sia mantenuto in maniera continuativa dai nonni e che questi rappresentino il suo principale sostegno economico e materiale. 

In questo senso, l’assegno familiare può essere richiesto dai nonni se si trovano nella posizione di unico sostegno per il nipote convivente e in assenza di sostegno genitoriale.

La Cassazione ha, inoltre, legittimato l’estensione del beneficio, stabilendo che la responsabilità genitoriale può essere esercitata, in casi eccezionali, anche dai nonni, particolarmente quando esista una situazione di latitanza, incapacità o impossibilità dei genitori a provvedere al mantenimento dei figli. L’erogazione dell’assegno da parte degli enti previdenziali è pertanto subordinata a una valutazione specifica della situazione familiare, tenendo conto delle condizioni reddituali e della stabile convivenza tra nonni e nipoti.

La sentenza della Cassazione n.28627/2025: cosa stabilisce e quali casi comprende

La sentenza della Cassazione n. 28627 del 29 ottobre 2025 ha rappresentato un punto di svolta nella prassi giuridica in materia di assegno familiare riconosciuto ai nonni. Questo storico provvedimento ha affrontato una controversia sorta tra l’INPS e una nonna che aveva assunto il mantenimento esclusivo del nipote convivente, privo del sostegno economico e personale dei genitori. La Suprema Corte, in tale occasione, ha ribadito che non è sufficiente la mera convivenza o una totale dipendenza economica formale per maturare il diritto all’assegno: bisogna provare un mantenimento effettivo e costante da parte del richiedente.

Sono stati individuati alcuni elementi decisivi per il riconoscimento dell'assegno familiare:

  • Convivenza stabile tra nonna e nipote, con la donna quale unico adulto in grado di provvedere alle necessità del minore.
  • Assenza di sostegno economico e morale da parte dei genitori: il padre risultava disinteressato e non presente nella vita del figlio, mentre la madre, affetta da grave patologia, percepiva solo l’assegno di accompagnamento e non disponeva di redditi significativi.
  • Continuità e sistematicità nel mantenimento del minore da parte dell’ascendente, attestata da prove documentali e circostanze di fatto valutate dai giudici del merito.
La Corte ha evidenziato che la convivenza a carico deve essere accertata attraverso presunzioni gravi, precise e concordanti, che mostrino chiaramente chi garantisca effettivamente la sussistenza del minore. Il giudice di merito gode di discrezionalità nella valutazione delle prove e la sua decisione può essere sindacata in Cassazione solo in presenza di vizi rilevanti della motivazione.

Convivenza a carico e mantenimento: come dimostrare il diritto all’assegno familiare per i nonni

Per accedere all’assegno familiare, la cosiddetta "vivenza a carico" deve essere provata rigorosamente. Il principio cardine stabilito dalla Cassazione prevede che tale stato non si esaurisca nella semplice coabitazione tra minore e nonno, né nella sola mancanza di risorse genitoriali.

I principali strumenti di prova che possono essere utilizzati includono:

  • Documentazione fiscale e previdenziale, come estratti conto, dichiarazioni dei redditi e certificazione di pensione.
  • Atti amministrativi che attestino la presenza e la permanenza del minore nel nucleo familiare del nonno, come certificati anagrafici di residenza o iscrizione nello stato di famiglia.
  • Relazioni dei servizi sociali o attestazioni di enti comunali, che dimostrino la condizione di abbandono o di non autosufficienza dei genitori e la conseguente presa in carico del minore da parte dell’ascendente.
  • Presunzioni gravi e concordanti desunte dalla realtà fattuale, come la costanza del mantenimento, l’assenza di altri redditi all’interno del nucleo e la continuità delle cure.
Il giudice di merito assume un ruolo centrale nell’apprezzare tali elementi, potendo anche avvalersi di presunzioni basate sulle condizioni economiche personali degli interessati e sulla disponibilità di fonti di reddito. L’onere della prova ricade sul nonno che richiede il beneficio, il quale dovrà dimostrare d’essere il sostegno principale e continuativo del nipote.

Quando i nonni sono obbligati a mantenere i nipoti secondo il Codice Civile e la giurisprudenza

L’obbligo di mantenimento dei minori spetta prioritariamente ai genitori. Solo qualora entrambi non siano nelle condizioni di adempiere a tali doveri (per impossibilità oggettiva, comprovata incapacità economica o abbandono), può scattare la responsabilità sussidiaria degli ascendenti, cioè dei nonni.

La giurisprudenza ha confermato che il contributo cui sono tenuti i nonni non può superare le loro effettive capacità economiche e non deve intaccare la loro dignità finanziaria. Il principio di solidarietà familiare trova applicazione solo in via suppletiva, cioè dopo aver escluso la possibilità di soddisfare le esigenze del minore attraverso le risorse dei genitori. In pratica:

  • Un nonno può essere chiamato a contribuire solo quando entrambi i genitori risultano inadempienti o incapaci di provvedere.
  • Il giudice, in queste situazioni, calibra il contributo sui mezzi economici reali dell’ascendente, evitando di incidere negativamente sulle sue condizioni di vita.
Non possono essere considerati rilevanti, ai fini della determinazione dell’assegno di mantenimento, eventuali donazioni, supporti o patrimoni in capo ai nonni di loro iniziativa e senza obbligatorietà giuridica.