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Quando un rumore molesto un illecito o reato? E le conseguenze per chi lo fa e chi lo subisce nei 2 casi

di Marianna Quatraro pubblicato il
Conseguenze penali inquinamento acustico

Quali rumori molesti configurano reato, tra disturbo della quiete e inquinamento acustico. Normative, sanzioni previste e strumenti di tutela legale per chi subisce questo tipo di violazione

I rumori possono avere implicazioni legali quando superano la soglia di quella che la legge definisce come normale tollerabilità. Questo concetto, regolato dall'art. 844 del Codice Civile, costituisce il parametro essenziale per distinguere tra un illecito civile e un reato penale. Inoltre, i rumori molesti si intrecciano spesso con problematiche di vita quotidiana, come quelle relative al condominio o alla convivenza tra vicini. 

Quando il rumore diventa un illecito civile o un reato penale

Il rumore diventa un illecito civile o un reato penale in base alla portata del disturbo che provoca e al numero di persone coinvolte. Se il rumore supera la normale tollerabilità e disturba specificatamente alcuni confinanti, è considerato illecito civile. Questo dà diritto al danneggiato di rivolgersi al tribunale civile per ottenere una condanna contro l'autore e/o un risarcimento per i danni subiti, come problemi di salute o compromissione della quiete domestica.

Nel caso in cui il disturbo sonoro coinvolga un numero indeterminato di persone, si configura un reato penale, precisamente il disturbo della quiete pubblica disciplinato dall’art. 659 del Codice Penale. Qui intervengono le autorità giudiziarie: si può sporgere querela e il Pubblico Ministero avvierà le indagini per individuare il responsabile. In questa sede, la vittima può anche costituirsi come parte civile per richiedere i danni.

La differenza non risiede quindi nell’intensità del rumore, ma nella sua diffusione. Per esempio:

  • Illecito civile: il suono di una lavatrice che infastidisce un vicino diretto
  • Reato penale: musica ad alto volume che disturba l’intera area condominiale o un intero quartiere.
La determinazione del tipo di illecito può essere complessa. Vengono considerati fattori come l’intensità del rumore, l’orario, il luogo e la frequenza del disturbo. L’art. 844 del Codice Civile non impone una soglia fissa in termini di decibel, delegando giudici e tecnici a valutazioni concrete. Ad esempio, un rumore percepito in una zona silenziosa rurale può configurare un illecito più facilmente rispetto allo stesso rumore prodotto in un’area urbana trafficata. Le fattispecie più gravi di rumore intenzionale possono anche sconfinare in altre categorie legali, come lo stalking, qualora siano indirizzate a colpire direttamente una specifica persona con intenti molesti o intimidatori.

La normale tollerabilità del rumore, i criteri per stabilirla

La normale tollerabilità costituisce un parametro centrale per valutare la liceità di un rumore. Tuttavia, non esistono limiti di decibel stabiliti in modo assoluto dalla legge, poiché il giudizio dipende dal contesto concreto. Tra i criteri principali per stabilire la tollerabilità si trovano:

  • Intensità del rumore: un suono appena percepibile difficilmente può essere considerato molesto. Per valutare l’intensità si ricorre spesso a misurazioni fonometriche, ma anche testimonianze o registrazioni possono fornire prove utili.
  • Orario: un rumore accettabile durante il giorno potrebbe diventare intollerabile di notte, come il caso di aspirapolvere o strumenti musicali. Gli orari tra le 22 e le 6, così come la fascia del primo pomeriggio, sono generalmente considerati momenti di maggiore quiete.
  • Luogo: un suono ritenuto normale in un’area urbana trafficata può risultare insopportabile in una zona residenziale tranquilla. Il contesto ambientale è quindi determinante nella valutazione.
  • Frequenza e ripetizione: un rumore occasionale viene spesso tollerato, mentre ripetizioni costanti od ossessive possono trasformare un suono ordinario in una molestia. .

Stalking condominiale, quando i rumori persecutori superano i confini del civile

Lo stalking condominiale rappresenta una forma aggravata di molestia sonora, quando i rumori diventano persecuzioni intenzionali dirette a destabilizzare una vittima specifica. Questa condotta, regolata dall’articolo 612-bis del Codice Penale, richiede elementi specifici per la configurazione come reato:

  • Persistenza: i rumori devono essere costanti e ripetuti nel tempo, escludendo episodi isolati od occasionali.
  • Intenzionalità: l’autore deve consapevolmente causare disturbo, sapendo di ledere la serenità della vittima.
  • Alterazione delle abitudini: la vittima deve subire cambiamenti significativi nella vita quotidiana, come insonnia cronica, stress o ansia.
  • Stato emotivo: la condotta deve indurre uno stato di paura o preoccupazione persistenti per la propria incolumità o quella dei propri cari.
Esempi concreti di stalking condominiale includono lo spostamento intenzionale di mobili durante le ore notturne, il lancio di oggetti pesanti e l’uso incessante di dispositivi sonori ad alto volume per disturbare un singolo vicino.

Conseguenze legali per chi commette il reato di rumore molesto

Dal punto di vista penale, il codice stabilisce che il reato di disturbo della quiete pubblica (art. 659 c.p.) è punibile con l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 309 euro. Inoltre, i responsabili possono essere processati anche senza una querela della vittima, in quanto si tratta di un reato perseguibile d’ufficio. Nel caso di stalking, le pene sono più severe, arrivando fino a 5 anni di reclusione in base all’articolo 612-bis del Codice Penale, soprattutto se il comportamento ha causato gravi danni psicologici alla vittima.

Nella sfera civile, il responsabile può essere oggetto di una causa per risarcimento danni, qualora venga dimostrato che i rumori abbiano provocato un’effettiva lesione, come insonnia, stress documentato o compromissione della qualità della vita. Il giudice civile può inoltre emettere provvedimenti inibitori per impedire la reiterazione delle condotte, fino all’adozione di misure coercitive in caso di mancato rispetto delle disposizioni.

Nei casi più gravi, come il disturbo generato da un’attività commerciale, possono inoltre scattare sanzioni amministrative quali la sospensione dell’esercizio o il ritiro della licenza da parte delle autorità locali.