Chi ha un tatuaggio deve aspettare per donare il sangue, quali sono i rischi e dopo quanto tempo è possibile donare in sicurezza secondo le normative sanitarie
Contrariamente a quanto si pensa comunemente, avere un tatuaggio non impedisce permanentemente di donare sangue. Questa è una convinzione errata ma diffusa che merita un chiarimento.
In Italia, le normative sulla donazione di sangue sono stringenti e mirano a garantire la sicurezza sia dei donatori che dei riceventi. Tali regolamentazioni sono stabilite dal Centro Nazionale Sangue e dal Ministero della Salute, in linea con gli standard europei e internazionali. Tra i principali riferimenti normativi si trova il Decreto del Ministero della Salute del 2 novembre 2015, che definisce i requisiti di qualità e sicurezza per il sangue e gli emocomponenti.
Uno dei focus delle regolamentazioni riguarda la verifica dell’idoneità del donatore. Prima di ogni donazione, i potenziali donatori devono sottoporsi a una valutazione medica approfondita, che include esami sanguigni e un questionario sanitario. Questi strumenti servono a identificare eventuali comportamenti o condizioni che possano rappresentare un rischio per la sicurezza del sangue donato.
Per chi ha effettuato tatuaggi, piercing o agopuntura, è prevista una sospensione temporanea dalla donazione. In particolare, il Decreto “Protocolli per l’accertamento della idoneità del donatore di sangue e di emocomponenti” stabilisce un periodo minimo di 120 giorni (4 mesi) per prevenire il rischio di trasmissione di infezioni trasmissibili, come l’HIV e l’epatite.
Il periodo di attesa di 4 mesi stabilito per chi ha eseguito un tatuaggio o un piercing è una misura necessaria per garantire la sicurezza del sangue donato. Questo intervallo di tempo deriva dal cosiddetto “periodo finestra”, ovvero il tempo richiesto perché eventuali infezioni trasmissibili attraverso il sangue diventino rilevabili nei test diagnostici. Malattie come l’HIV, l’epatite B e l’epatite C richiedono in media alcune settimane di incubazione prima che la loro presenza possa essere confermata tramite analisi cliniche.
Durante il periodo finestra, anche un test avanzato potrebbe non essere in grado di rilevare la presenza di tali infezioni, aumentando il rischio di contaminazione per i riceventi. Questa è la ragione principale per cui tutte le normative sanitarie, incluse quelle italiane definite dal Ministero della Salute, prevedono un’attesa obbligatoria minima prima della donazione.
Le procedure come la realizzazione di tatuaggi o l’applicazione di piercing comportano l’utilizzo di aghi che, sebbene sterilizzati, possono favorire la trasmissione di virus e batteri nel caso in cui le condizioni igieniche non siano pienamente rispettate. Questa precauzione si applica anche alle procedure eseguite in ambienti professionali e certificati. Ogni perforazione della pelle è, infatti, una potenziale porta d’accesso per agenti patogeni.
Se il tatuaggio è stato fatto in condizioni non verificabili o in paesi con standard igienici diversi, il periodo di sospensione potrebbe essere più lungo. Dopo il periodo di sospensione, il potenziale donatore viene sottoposto agli esami di routine per verificare l'idoneità alla donazione. Se tutti i parametri risultano nella norma, si può procedere con la donazione senza alcun problema.