Il termine “epidemia invisibile” descrive la portata dello stress lavoro-correlato, che si manifesta in modi spesso difficili da quantificare ma dagli effetti radicati nella quotidianitŕ lavorativa italiana.
Nonostante sia spesso invisibile e sottovalutato, questo fenomeno colpisce numerose professioni, incidendo sul benessere psicofisico dei dipendenti e sull’efficienza delle organizzazioni. Secondo dati INAIL, le denunce di malattie psichiche di origine professionale sono in costante aumento, interessando una larga fascia della popolazione lavorativa e rendendo necessario un approfondimento mirato per comprenderne impatti, cause e possibili strategie di prevenzione.
Il termine “epidemia invisibile” descrive la portata dello stress lavoro-correlato, che si manifesta in modi spesso difficili da quantificare ma dagli effetti radicati nella quotidianità lavorativa italiana. Recenti rapporti, tra cui l’8° Rapporto Censis sul welfare aziendale, segnalano che il 73% dei dipendenti italiani vive stati di ansia e stress legati al proprio lavoro, mentre quasi un lavoratore su tre presenta sintomi riconducibili al burnout. Questo esaurimento psico-fisico deriva da fattori organizzativi, carichi eccessivi e mancanza di supporto emotivo:
Stato psicologico lavoratori in Italia |
Percentuale |
Lavoratori che riferiscono stress o ansia da lavoro |
73% |
Quelli che sperimentano burnout |
31,8% |
Giovani (sotto i 35 anni) in burnout |
47,7% |
Adulti in burnout |
28,2% |
Anziani in burnout |
23% |
Nel periodo 2016-2020, i dati INAIL riportano 2.047 denunce di malattie psichiche di origine professionale, confermandone solo il 7,3%. Questi numeri testimoniano la difficoltà a ottenere riconoscimento formale per patologie in larga parte determinate da condizioni lavorative sfavorevoli. L’impatto si riflette non solo a livello personale, ma su scala sociale ed economica: incremento dell’uso di psicofarmaci, assenze per malattia e costi maggiori per i sistemi sanitari e previdenziali. La pressione si accentua nei momenti di emergenza, come le ondate di calore estreme, che aggravano il quadro in molti settori.
Non tutti i comparti soffrono allo stesso modo lo stress lavorativo. Le analisi condotte evidenziano che scuola, sanità e i servizi sono tra i settori maggiormente colpiti da stati di disagio mentale e burnout. In ambito scolastico, insegnanti e personale ATA mostrano tassi elevati di ansia e sintomi comportamentali: tra questi, indecisione, irritabilità, difficoltà di concentrazione, aumento della diffidenza e isolamento. Il lavoro emotivo richiesto nella didattica e il costante impegno relazionale con studenti e famiglie amplificano la vulnerabilità allo stress.
Nel settore sanitario, medici, infermieri e operatori sono storicamente esposti a pressioni elevate, dovute all’intensità delle responsabilità, ai turni prolungati e, più di recente, alle emergenze come la pandemia e il sovraccarico delle strutture. Il rischio di burnout è incrementato da carenze di personale, difficoltà nella gestione delle emozioni e necessità di mantenere standard elevati di cura.
I servizi, dal welfare all’assistenza sociale fino ai contact center, presentano problematiche strutturali legate a carichi elevati, scarsa autonomia decisionale e richiesta di performance continue. Le condizioni ambientali, come l’esposizione al caldo estremo per addetti ai lavori outdoor (es. agricoltura, edilizia, logistica), si aggiungono come ulteriori fattori di rischio, incidendo su produttività e salute.
Lo stress lavorativo non si distribuisce uniformemente tra uomini e donne. Le statistiche europee e italiane evidenziano una maggiore incidenza di depressione, ansia e burnout tra le lavoratrici. Secondo una recente analisi del Parlamento Europeo, le donne soffrono di depressione cronica con una frequenza superiore del 50% rispetto ai colleghi uomini. Le cause affondano nelle disuguaglianze di genere che permeano il mercato del lavoro e il lavoro non retribuito di cura.
I principali elementi di rischio per la salute mentale delle donne sono:
L’effetto dello stress correlato al lavoro si riflette in una vasta gamma di sintomi, spesso invalidanti e in grado di compromettere seriamente la qualità della vita. Le manifestazioni possono essere classificate in categorie distinte:
L’origine dello stress correlato al lavoro risiede in un insieme di cause sistemiche e fattori di rischio ambientali. Le principali determinanti sono: