Negli ultimi giorni il dibattito pubblico italiano si è acceso attorno allo scontro tra Calenda e Cattaneo, protagonisti di un acceso confronto sulla redditività di Enel e le pratiche di gestione della società energetica. Al centro delle tensioni, la comparazione tra gli utili prodotti da Enel Distribuzione e quelli di Hermes, con accuse incrociate sull'impatto dei margini dell'energia sulle bollette degli utenti. Il confronto si è svolto sotto i riflettori dei media, coinvolgendo non solo questioni economiche, ma anche temi di etica aziendale e interesse collettivo.
Le accuse di Calenda sull'operato di Enel: utili, bonus e costi sulle bollette
Carlo Calenda, leader di Azione ed ex ministro dello Sviluppo economico, è intervenuto al Forum di Coldiretti sollevando questioni critiche sui margini di Enel Distribuzione. Secondo Calenda, l'azienda ottiene profitti molto elevati, citando un presunto utile operativo del 42%, superiore a quello del noto marchio del lusso Hermes. L'ex ministro ha affermato che tali ricavi deriverebbero da una struttura di mercato che garantisce ritorni sicuri "pagati con le bollette degli italiani", senza rischi d'impresa tipici del settore privato.
Possiamo dire che per Enel le informazioni più recenti indicano che l’utile per azione (EPS) è circa 0,59 € (TTM) secondo Investing.com. Nel 2024 Enel ha registrato una crescita del core profit ordinario rispetto all’anno precedente del 4 %, con un EBITDA ordinario (al netto di voci straordinarie) pari a 22,8 miliardi di euro. Nel 2023 Enel ha riportato un utile netto di 3,44 miliardi di euro, più che raddoppiato rispetto al 2022 (1,68 miliardi) grazie a operazioni straordinarie e performance operative migliorate.
Nel primo semestre 2025, il risultato operativo corrente di Hermes è pari a 3.327 milioni di euro, che corrisponde a circa il 41,4 % dei ricavi. Sempre nel primo semestre 2025, l’utile netto - quota del gruppo è stato di 2.246 milioni di euro. Per mettere in prospettiva, nel 2024 (primo semestre del 2024) l’utile netto era stato intorno a 2.368 milioni di euro (quota gruppo) con margini simili.
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Oltre ai profitti, Calenda ha puntato il dito sui bonus riconosciuti al management di Enel, sostenendo che sarebbero finanziati indirettamente dagli utenti attraverso le tariffe dell'energia.
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Il politico ha sottolineato che la gestione attuale favorirebbe una distribuzione di ricchezza non equa, ricordando episodi passati di frizione con l'attuale CEO Enel Flavio Cattaneo, già incontrato ai tempi della sua esperienza ministeriale.
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Le accuse hanno anche riguardato la mancata messa a gara di concessioni idroelettriche e un generale incremento dei "costi impropri" in fattura, chiamando il Governo a vigilare sull'operato della maggiore utility italiana.
Queste dichiarazioni sono arrivate in un contesto già teso, alimentando il
scontro tra Calenda e Cattaneo e portando la discusione oltre l'ambito economico, fino alle questioni di correttezza e trasparenza nei confronti dei cittadini.
Le repliche di Cattaneo e il confronto sui dati finanziari di Enel
Flavio Cattaneo ha risposto con fermezza alle accuse, contestando la validità dei numeri forniti e rivendicando la solidità gestionale di Enel. L'amministratore delegato ha respinto ogni riferimento a un margine del 40-42% e a bonus personali legati all'attività di distribuzione, definendo tali affermazioni "false".
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Cattaneo ha evidenziato come Enel non raggiunga i livelli di redditività dichiarati pubblicamente da Calenda e abbia, anzi, margini inferiori rispetto a società analoghe in altri Paesi europei, soprattutto in alcune linee di business con risultati più contenuti.
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Durante il confronto è stato sottolineato che il periodo di gestione di Cattaneo presso altri grandi player, come Tim, avrebbe portato a risultati aziendali record, in controtendenza rispetto alle critiche personali ricevute.
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L'attuale CEO di Enel ha poi affermato che eventuali azioni legali intraprese produrranno risarcimenti destinati a ridurre il costo delle bollette per i consumatori, nel tentativo di rimarcare la responsabilità sociale dell'azienda pubblica.
Il dibattito sul
scontro tra Calenda e Cattaneo ha reso evidenti posizioni distanti anche sull'interpretazione di dati finanziari, con ognuna delle parti a difendere la propria visione e la propria etica professionale.
Dall'attacco alla causa legale: sviluppi politici e giudiziari della controversia
L'animosità tra i due interlocutori è sfociata rapidamente in una dimensione giudiziaria. Flavio Cattaneo ha annunciato una causa milionaria contro Calenda, dichiarando che i danni richiesti saranno devoluti per abbassare il costo dell'energia agli italiani.
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Nel merito della polemica, si inserisce anche il capogruppo di Azione, Matteo Richetti, che ha giudicato "inaccettabile" l'insulto diretto di Cattaneo e sollecitato un intervento istituzionale da parte del Governo e delle autorità preposte.
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L'indicazione della destinazione dei fondi provenienti da eventuali risarcimenti punta a rafforzare l'immagine pubblica di Enel come soggetto attento agli interessi dei cittadini, cercando di evitare un danno reputazionale in un momento di grande sensibilità sulla questione delle bollette energetiche.
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L'avvio di un contenzioso in tribunale sottolinea quanto il confronto sia diventato personale e divisivo, mescolando toni accesi, attacchi frontali e la difesa dei rispettivi percorsi professionali e politici.
L'evoluzione giudiziaria di questa vicenda sarà seguita con grande attenzione, poiché i suoi esiti potrebbero incidere sulla percezione della governance nelle partecipate pubbliche e sugli equilibri istituzionali, soprattutto considerando il ruolo centrale di Enel nel settore energetico nazionale.
Un confronto che dura da anni: origini, precedenti e impatto sulle politiche energetiche
Il botta e risposta tra Calenda e Cattaneo rappresenta l'ultimo atto di una rivalità sviluppatasi nel tempo. Già in passato i due si erano scontrati su temi legati a concessioni pubbliche e regole di gara, risalendo ai rispettivi incarichi presso il Ministero e Telecom Italia: divergenze originarie ora amplificate dall'emergere di nuovi elementi legati alla transizione energetica.
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Questi attriti svelano una criticità irrisolta nella gestione delle grandi utility italiane, tra esigenze di trasparenza, sostenibilità finanziaria e tutela degli utenti.
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Lo scontro tra Calenda e Cattaneo ha acceso i riflettori sulla necessità di sistemi di controllo e meccanismi di gara più rigorosi, alimentando un dibattito che coinvolge non solo le parti politiche, ma anche stakeholder economici e organizzazioni consumeristiche.
L'impatto sul quadro delle
politiche energetiche è evidente: la vicenda suggerisce la necessità di riflessioni profonde su come conciliare gli interessi pubblici con quelli d'impresa, garantendo al contempo competitività, trasparenza e affidabilità per il sistema paese.