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Quanto vengono pagati i giorni festivi nel 2026 con nuova normativa e fiscalità

di Marcello Tansini pubblicato il
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Nel 2026 cambiano le regole per il pagamento dei giorni festivi: dalle nuove festività riconosciute alle modalità di calcolo della retribuzione, passando per detassazioni, bonus e casi specifici nei vari settori.

L’anno 2026 introduce rilevanti cambiamenti nella gestione delle giornate festive e della fiscalità in ambito lavorativo. L'approvazione della Legge di Bilancio e della normativa collegata ha ridefinito il trattamento retributivo, previdenziale e fiscale delle ricorrenze, coinvolgendo lavoratori dipendenti, datori di lavoro e pubbliche amministrazioni. Le nuove regole toccano diversi aspetti: dalla reintroduzione di una festività nazionale al ricalcolo delle maggiorazioni, fino alla detassazione di emolumenti accessori, con impatti diretti sulla busta paga. In un contesto di attenzione a equilibrio vita-lavoro e sostenibilità dei costi d’impresa, la riforma si inserisce nella valorizzazione dell’identità nazionale e nella semplificazione dei meccanismi fiscali. Rilevanza particolare assume la conferma dei principi EEAT: esperienza, competenza, affidabilità e autorevolezza, fondamentali per chi affronta queste novità in azienda e nella consulenza professionale.

Festività riconosciute nel 2026: calendario e novità

Nel 2026 il panorama delle ricorrenze rilevanti ai fini della busta paga vede l’inserimento di un nuovo giorno nell’elenco delle festività nazionali. Oltre alle tradizionali giornate rosse stabilite dalla legge n. 260/1949, il ritorno del 4 ottobre, festa di San Francesco d’Assisi, porta a tredici il numero delle giornate considerate festivi a tutti gli effetti civili e retributivi.

  • Capodanno – 1 gennaio (giovedì)
  • Epifania – 6 gennaio (martedì)
  • Pasqua – 5 aprile (domenica)
  • Lunedì dell’Angelo – 6 aprile (lunedì)
  • Festa della Liberazione – 25 aprile (giovedì)
  • Festa dei lavoratori – 1 maggio (venerdì)
  • Festa della Repubblica – 2 giugno (martedì)
  • Ferragosto – 15 agosto (sabato)
  • San Francesco d’Assisi – 4 ottobre (domenica)
  • Tutti i Santi – 1 novembre (domenica)
  • Immacolata Concezione – 8 dicembre (martedì)
  • Natale – 25 dicembre (venerdì)
  • Santo Stefano – 26 dicembre (sabato)
Inoltre, ogni lavoratore ha diritto alla festa del Santo Patrono del proprio comune di lavoro, con modalità regolate dalla contrattazione collettiva. L’introduzione di una nuova festività non modifica le precedenti: la maggiore attenzione va alle possibilità di "ponti", che nel 2026 saranno meno numerose rispetto all’anno precedente per via della distribuzione dei giorni settimanali. Il calendario resta condizionato da specificità settoriali e locali, mantenendo la centralità della normativa collettiva nei dettagli applicativi.

Il ritorno del 4 ottobre: impatti legali e retributivi sulla busta paga

Dal 2026, il giorno dedicato a San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia, torna a essere una festività nazionale, a seguito delle modifiche alla legge n. 260/1949 tramite la legge n. 151/2025. La sua reintroduzione coincide con l’ottavo centenario della morte del Santo, rispondendo a valori di pace, coesione e identità nazionale. Dal punto di vista operativo, il 4 ottobre avrà i medesimi effetti degli altri giorni festivi:

  • Gli uffici pubblici restano chiusi.
  • Si applica la retribuzione ordinaria senza prestazione lavorativa.
  • Nel caso di lavoro effettuato durante la festività, spetta la normale retribuzione più la maggiorazione per lavoro festivo, definita dai CCNL.
Per il 2026, la festività cadrà di domenica, limitando l’impatto immediato sulla busta paga; tuttavia, dalla retribuzione per il lavoro festivo sono escluse variazioni rispetto agli altri giorni simili.
Tipologia lavoratore Trattamento 4 ottobre infrasettimanale Trattamento 4 ottobre festivo o domenicale
Mensilizzato Retribuzione già compresa nella mensilità Nessun diritto aggiuntivo se coincide con domenica
Orario/operai Quota aggiuntiva pari a 1/6 della retribuzione settimanale Come le regole generali per festività coincidenti con domenica

Dal punto di vista fiscale, le somme erogate concorrono a formare l’imponibile e sono soggette ai contributi ordinari e alle ritenute fiscali, concorrendo al calcolo di TFR e ratei. La normativa non impatta sul regime delle ex festività soppresse, restando regolate solo dalla contrattazione.

Regole generali di pagamento delle festività: calcolo, esempi e casi particolari

Il trattamento economico dei giorni festivi in Italia dipende sia dal tipo di contratto di lavoro, sia dalla collocazione della festività nell’arco settimanale:

  • Dipendenti mensilizzati: la retribuzione per le festività infrasettimanali è compresa nella normale mensilità, senza supplementi extra.
  • Operai o lavoratori a ore: ricevono per ogni festività non coincidente con la domenica un importo aggiuntivo pari a 1/6 della retribuzione settimanale.
Quando la festività coincide con la domenica:
  • Per i mensilizzati spesso non sono previsti compensi extra (salvo contratti più favorevoli);
  • Per gli orariati, alcune categorie possono maturare diritto a una quota aggiuntiva (verificare CCNL di riferimento).
Qualora sia richiesta prestazione lavorativa nei giorni festivi, è dovuta una maggiorazione, generalmente tra il 30% e il 50%, con possibilità di riposo compensativo a seconda dei casi. L’indennizzo delle festività dovute si mantiene in presenza di malattia, maternità o cassa integrazione, secondo specifiche regole di comparto e regime previdenziale.

Esempio di calcolo per un operaio retribuito a ore, con retribuzione settimanale lorda di 600 euro: se la festività capita in un giorno lavorativo, spettano 100 euro aggiuntivi (600:6), mentre chi lavora durante la festività avrà diritto a retribuzione ordinaria, quota festiva e maggiorazione CCNL.

Casistiche particolari possono coinvolgere settori come sanità, trasporti o servizi di pubblica utilità — regolati da discipline speciali e indennità dedicate.

Detassazione di straordinari e lavoro festivo: come funziona nel 2026

La riforma della fiscalità sul lavoro introduce nel 2026 una detassazione delle retribuzioni aggiuntive per lavoro svolto nei giorni festivi e straordinari notturni:

  • Maggiorazioni per lavoro festivo e notturno saranno soggette a imposta sostitutiva del 15% (entro il limite di 1.500 euro) per chi nel 2025 ha percepito un reddito non superiore a 40.000 euro.
  • I premi di produttività potranno essere tassati all’1% per importi fino a 5.000 euro (criteri da rispettare secondo la contrattazione aziendale o territoriale).
  • Gli aumenti retributivi derivanti da rinnovi contrattuali, sottoscritti dal 2024 al 2026, godranno del beneficio di una flat tax al 5% per chi non supera 33.000 euro di reddito.
Queste previsioni rendono la busta paga più ricca per lavoratori che effettuano turni particolari, senza aggravio di costi per le aziende. Settori come turismo, ristorazione, sanità sono tra i più avvantaggiati dalla misura, grazie alla quota integrativa del 15% lorda esentasse sui periodi prestati in orario festivo. Si tratta di una soluzione destinata, secondo le stime, a favorire circa 2,3 milioni di dipendenti.

Festività nei diversi settori: focus su turismo, PA e casi particolari

L’impatto della nuova disciplina delle festività varia considerevolmente tra i diversi settori:

  • Turismo, ristorazione, termale: bonus ad hoc pari al 15% delle retribuzioni lorde per lavoro notturno o straordinario festivo (trattamento non imponibile fino a settembre 2026 per redditi fino a 40.000 euro). Mance anche esse agevolate al 5% di imposta sostitutiva entro precisi limiti reddituali.
  • Pubblica Amministrazione: detassazione accessoria fino a 800 euro per i non dirigenti con imposta del 15%. Previsti fondi specifici per garantire la copertura delle maggiorazioni in caso di turni essenziali (sanità, sicurezza, difesa).
  • Sanità e comparti di pubblica utilità: maggiorazioni, indennità di rischio e incentivi riconosciuti con trattamenti agevolati o esenti secondo le specificità contrattuali.
Va ricordato che, per specifiche situazioni (es. sospensione attività per cassa integrazione, assenze giustificate), il trattamento è regolato da norme e accordi collettivi di categoria.

Altre agevolazioni e bonus in busta paga: effetti della Manovra 2026

Il capitolo delle agevolazioni sulla retribuzione 2026 si arricchisce di numerosi interventi finalizzati ad alleggerire il carico fiscale e aumentare la disponibilità netta:

  • Taglio dell’IRPEF: la seconda aliquota scende dal 35% al 33% per redditi tra 28.001 e 50.000 euro, apportando aumenti medi tra 23 euro/anno (operai) e 440 euro/anno (dirigenti).
  • No tax area: franchigia di imposta fino a 8.500 euro per i lavoratori dipendenti.
  • Bonus mamme: esenzione dal versamento dei contributi previdenziali IVS per lavoratrici con almeno due figli e ISEE non superiore a 40.000 euro, pari a circa il 9,19% della retribuzione.
  • Fringe benefit innalzati a 1.000 euro, 2.000 euro per chi ha figli a carico, importi esenti.
  • Premi produttività tassati all’1% su importi fino a 5.000 euro.
  • Detassazione per i premi contrattuali e trattamento integrativo per il settore turismo.
  • Detrazioni personalizzate tramite il quoziente famiglia e agevolazioni fiscali per rimborsi IRPEF in busta paga.
Ulteriori disposizioni riguardano la detassazione delle mance nel comparto turistico (tassazione agevolata al 5% entro una parte del reddito), la proroga dei bonus casa e ristrutturazioni, e il rafforzamento dei sostegni alla maternità e al welfare familiare.