L'amministrazione fiscale ha aggiornato il redditometro, lo strumento per stimare i redditi dei contribuenti basandosi su una vasta gamma di spese personali e familiari.
La fiscalità italiana riacquista uno strumento d'indagine sui consumi dei cittadini per stimare i loro redditi effettivi. Il redditometro 2024, un meccanismo per determinare il reddito presunto delle persone fisiche, è stato reintrodotto dopo una pausa iniziata nel 2018.
Il decreto 60 del 7 maggio 2024 ha messo nero su bianco la riattivazione di questo strumento a partire dai redditi dell'anno 2016, con pubblicazione ufficiale in Gazzetta Ufficiale. Entriamo allora nei dettagli:
Tra le voci monitorate, ci sono anche quelle per l'acquisto e la manutenzione di beni di lusso come aerei e natanti, nonché spese quotidiane come bollette telefoniche e mutui. Anche le spese per l'istruzione, dai libri scolastici ai corsi universitari e soggiorni di studio all'estero, saranno esaminate.
I contribuenti avranno la possibilità di contestare le valutazioni dell'Agenzia delle entrate, dimostrando che le spese contestate sono state finanziate con redditi diversi da quelli dichiarati o accumulati nei periodi fiscali precedenti.
In assenza di dati precisi nel Sistema informativo dell'Anagrafe, il fisco utilizzerà le soglie di sussistenza stabilite dall'Istat per determinare la spesa presunta in diverse categorie, compresi alimenti, abbigliamento e calzature.
La lista delle spese osservate include anche le utenze domestiche, la manutenzione immobiliare, e persino le spese per il mantenimento di animali domestici e cavalli. Altri beni e servizi come elettrodomestici, mobili e assistenza domestica verranno pure scrutati per assicurare una completa valutazione del tenore di vita dei contribuenti.
Il redditometro è tornato in campo come strumento per il fisco, mirato a scoprire discrepanze tra le spese sostenute dai cittadini e i redditi da loro dichiarati, nel tentativo di scovare eventuali evasori. Il decreto raggiorna le modalità di analisi dei redditi a partire dal 2016, ponendo particolare attenzione ai dati dal 2018, data la scadenza di alcuni termini di prescrizione.
La normativa ora prevede un esame dettagliato delle spese personali, categorizzate secondo la tipologia familiare del contribuente e la regione di residenza. Vengono considerati anche i risparmi accumulati e le spese registrate ufficialmente. Le categorie di spesa scrutinate variano da quelle quotidiane, come cibo e abbigliamento, a quelle maggiori come mutui, affitti e spese per l'energia, fino ad includere beni di lusso come automobili, barche e cavalli.
Di fronte a potenziali incongruenze, i contribuenti hanno la possibilità di giustificare le spese dimostrando che derivano da redditi non soggetti a dichiarazione o già tassati alla fonte, oppure provenienti da risparmi di periodi fiscali precedenti. Hanno altresì la facoltà di contestare la cifra delle spese imputate, fornendo prove che tali esborsi sono stati effettuati da altri o nell'ambito di attività d’impresa.