Continuano le trattative per il rinnovo dei contratti degli statali, tra aumenti degli stipendi e miglioramenti delle condizioni lavorative: in arrivo la firma ufficiale
A che punto la trattativa sul rinnovo dei contratti per gli statali? La premier, Giorgia Meloni, ha annunciato di volere accelerare nel 2024 sul rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici. E l’occasione per la firma definitiva potrebbe essere la prossima Manovra Finanziaria per concludere i primi accordi sul contratto degli statali delle Funzioni centrali e su quello per le Forze della difesa e la sicurezza.
Gli aumenti, in generale, oscillerebbero da 110 euro per gli operatori a 194 euro per le elevate professionalità e interesserebbero circa 197mila dipendenti.
Il governo potrebbe concedere un ulteriore aumento, sotto forma di salario accessorio, dello 0,22%, che porterebbe l’incremento di stipendio sostanzialmente al 6%. I sindacati e l’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) potrebbero firmare subito il contratto e poi riaprire una trattativa solo per la destinazione delle somme aggiuntive.
Oltre alla parte economica, l’Aran e il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, stanno proponendo diverse novità a favore dei dipendenti, come il superamento del criterio della prevalenza dei giorni in presenza nei ministeri rispetto a quelli in smart working.
In discussione ci sarebbero anche nuove regole da definire per l'avanzamento di età a lavoro dei dipendenti statali, considerando la proposta di permettere il pensionamento di alcuni statali fino a 70 anni, su base volontaria.
Le amministrazioni dovranno pertanto effettuare un monitoraggio costante delle condizioni ambientali e di salute, garantire una maggiore flessibilità nell’orario di lavoro per i dipendenti più anziani e impiegare i dipendenti più esperti per affiancare i neoassunti.
Passando al comparto delle Forze dell’Ordine, sarebbe previsto un aumento del 5,78% degli stipendi.
I sindacati chiedono, però, anche il riconoscimento della specificità del lavoro, relativa ai compiti specifici svolti da forze dell’ordine e dai militari, come per esempio il pedinamento di un mafioso e altre, che oggi vengono riconosciuti con aumenti irrisori.
In discussione anche le uscite. Oggi il personale delle forze dell’ordine può lasciare il lavoro a 60 anni e, considerando le regole del sistema contributivo, le pensioni rischiano di essere decisamente basse.
I sindacati chiedono, quindi, di rafforzare la previdenza dedicata, una sorta di previdenza integrativa specifica, nonchè, modificare i coefficienti di trasformazione, per calcolare la pensione dei militari a 60 anni come se ne avessero 67.