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Smart working, quali sono i lavoratori e i lavori che ne hanno più possibilità in Italia secondo l'Istat

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Smart working nel 2024

Secondo le ultime rilevazioni dell'Istat, la pratica del lavoro da casa ovvero lo smart working continua a differenziarsi nel 2024 tra generi.

Il nuovo rapporto dell'Istat sui Bes, pubblicato a metà aprile 2024, ha delineato il profilo dell'impiegato italiano che adotta la modalità di lavoro agile. Secondo lo studio, si tratta prevalentemente di lavoratori laureati, con un'età compresa tra i 35 e i 44 anni, impiegati soprattutto nei settori dell'Informazione e della comunicazione e delle Attività finanziarie e assicurative.

Il fenomeno del lavoro da casa, che aveva raggiunto il suo apice nel 2021 con il 14,8% a causa della pandemia sanitaria, sta conoscendo una fase di progressivo ridimensionamento. I dati mostrano che tra il 2021 e il 2022 si è verificata una riduzione di 2,6 punti percentuali e, nel 2023, la percentuale di occupati che hanno lavorato in modalità agile nelle quattro settimane precedenti l'intervista è scesa ulteriormente dal 12,2% al 12,0%, rappresentando poco più di 2,8 milioni di persone.

La modifica nel panorama del lavoro agile è coincisa con la fine della normativa emergenziale in aprile, che ha visto il rientro di questa modalità lavorativa sotto l'ombrello delle leggi ordinarie e degli accordi aziendali o individuali. Questo cambiamento segna un nuovo capitolo per il lavoro da remoto in Italia, che ora segue normative più strutturate rispetto al regime temporaneo instaurato durante la pandemia. Vediamo meglio:

  • Quali sono i lavoratori che più possibilità di smart working nel 2024
  • Quali sono i lavori che più possibilità di smart working nel 2024

Quali sono i lavoratori che più possibilità di smart working nel 2024

Secondo le ultime rilevazioni dell'Istat, la pratica del lavoro da casa ovvero lo smart working continua a differenziarsi nel 2024 tra generi, con una quota maggiore di donne (13,4%) rispetto agli uomini (11,0%). Si nota però un progressivo ridimensionamento di questa disparità, con una diminuzione dello scarto: la percentuale per gli uomini rimane stabile, mentre per le donne si registra un calo dello 0,4%.

Il segmento demografico più rappresentato nel lavoro da casa è quello compreso tra i 35 e i 44 anni, con una percentuale del 13,3%. Durante gli anni della pandemia, invece, le fasce di età più elevate, soprattutto coloro con più di 60 anni, avevano registrato le percentuali più elevate di lavoro da remoto. Nel 2022 si è osservato un calo in questa fascia di età, con una diminuzione superiore al 4,5%.

In termini di istruzione, si osserva una riduzione nel lavoro da casa sia tra i diplomati (-0,8 punti percentuali rispetto al 2022) che tra i laureati (-0,6). I laureati rimangono il gruppo più coinvolto da questa modalità lavorativa, con una percentuale del 27,4% rispetto al 9,4% dei diplomati e poco più del 2% delle persone con al massimo la licenza media, il cui tasso rimane sostanzialmente stabile.

L'Istat evidenzia che tra il 2019 e il 2020 si è osservato un incremento del lavoro da remoto per i laureati (+20,5 punti percentuali), molto più marcato rispetto agli occupati con diploma o licenza media (+8,2 e +0,7 rispettivamente), a causa delle maggiori opportunità per le professioni più qualificate di svolgere il lavoro da casa.

Le professioni qualificate e gli impiegati sono le categorie più frequentemente coinvolte nel lavoro da casa, con percentuali del 26,4% e del 14,6% rispettivamente. E si registra una diminuzione del 2,2 punti percentuali tra gli impiegati, mentre la variazione tra le professioni qualificate è più contenuta (-0,3 punti percentuali).

Quali sono i lavori che più possibilità di smart working nel 2024

Lo smart working continua a essere una modalità lavorativa predominante in alcuni settori economici, nonostante le recenti fluttuazioni. Secondo gli ultimi dati, il settore dell’Informazione e comunicazione registra il tasso più elevato di lavoro da remoto, con il 57,6% dei suoi lavoratori impegnati in questa forma, anche se questa percentuale mostra un lieve calo rispetto al passato. Seguono le Attività finanziarie e assicurative, con un solido 37,3%.

Un'analisi delle variazioni nel tempo rivela che, tra il 2021 e il 2022, i settori della Pubblica amministrazione e dell'Istruzione hanno subito dei decrementi evidenti, con cali rispettivamente del 9,7% e dell'11,6%. Nel 2023, tuttavia, questi settori hanno esibito movimenti meno marcanti ma in direzioni opposte: una leggera diminuzione per la Pubblica amministrazione, che si attesta ora al 13,4%, e un moderato aumento per l'Istruzione, che raggiunge il 21,5%.

Questi dati evidenziano come il lavoro agile sia diventato un aspetto stabile e strategico della struttura lavorativa in determinate industrie, riflettendo le sue radici profonde in alcune pratiche professionali e la sua adattabilità a vari contesti operativi.

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