Il tema della pressione fiscale rappresenta da anni uno dei principali argomenti di confronto nel panorama politico ed economico italiano. Il livello delle imposte e dei contributi richiesti ai cittadini e alle imprese influenza direttamente il benessere economico e la competitività del Paese.
In questo contesto, il dibattito sulle modalità e sui limiti della tassazione, anche in relazione alle proposte di riforma costituzionale, si è fatto particolarmente acceso, coinvolgendo leader politici e associazioni di categoria. Tra le varie posizioni emerse, si distingue quella relativa all’ipotesi di fissare in Costituzione un limite massimo alla pressione fiscale.
La proposta di Matteo Renzi: tetto del 40% alla pressione fiscale in Costituzione
Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha rilanciato l’attenzione su un nuovo scenario fiscale durante l’evento “Leopolda”, mettendo al centro della discussione l’introduzione di un “tetto” alla pressione fiscale direttamente nella Costituzione. Il punto cardine di questa proposta è il vincolo, per ogni governo futuro, a non superare il 40% del rapporto tra entrate tributarie e contributive rispetto al Prodotto Interno Lordo.
La proposta Renzi si inserisce in un dibattito già animato in passato: nel 2014 anche l’attuale Presidente del Consiglio aveva sostenuto la necessità di una riforma simile, ma il quadro normativo non è mai cambiato in tal senso. La nuova proposta implicherebbe diversi benefici, come:
- Obiettivo di rendere strutturale un equilibrio tra entrate pubbliche e crescita economica
- Tutela della competitività internazionale del sistema Italia
- Protezione del potere d’acquisto di cittadini e imprese
Come funzionerebbe il tetto massimo e a chi si applicherebbe
L’introduzione di un t
etto del 40% alla pressione fiscale implicherebbe che, ogni anno, lo Stato non possa esigere complessivamente tasse e contributi superiori a questa soglia rispetto al PIL nazionale. Questa regola riguarderebbe il complesso della fiscalità generale, senza distinzioni tra le diverse tipologie di imposte.
Si applicherebbe sia ai tributi nazionali sia alle principali addizionali, incluse le entrate contributive destinate alla previdenza sociale. Inoltre:
- Il limite sarebbe inserito tra i principi costituzionali, vincolando l’azione dei governi e del Parlamento
- Andrebbe a influenzare tutte le leve di politica fiscale, dal gettito IRPEF e IRES, fino alle accise e ai contributi sociali
- Applicherebbe una disciplina di responsabilità per evitare spostamenti del prelievo su categorie particolari di contribuenti
I dati attuali sulla pressione fiscale e il confronto con la soglia proposta
Secondo i dati Ista aggiornati al 2024,
la pressione fiscale in Italia ha attualmente raggiunto il 42,5% del PIL, con una crescita di oltre un punto percentuale rispetto al valore osservato nel 2023. Questo aumento colloca il nostro Paese tra quelli con la tassazione più alta in Europa occidentale. Il carico complessivo deriva principalmente da:
- Le imposte dirette (come IRPEF e IRES)
- Le imposte indirette (IVA, accise)
- Contributi previdenziali dovuti da lavoratori e aziende
Anno |
Pressione Fiscale (%) |
2023 |
41,4 |
2024 |
42,5 |
Rispetto alla soglia del 40% proposta, l’attuale pressione fiscale italiana supera di quasi 2,5 punti percentuali il limite indicato dalla proposta di Renzi. La differenza appare significativa in termini di risorse che, se la soglia diventasse legge costituzionale, dovrebbero essere restituite a famiglie e imprese attraverso una riduzione selettiva delle imposte o dei contributi.
Implicazioni e possibili effetti della riduzione al 40% della pressione fiscale
Una diminuzione strutturale della pressione fiscale fino al 40% avrebbe ripercussioni tangibili sull’economia. Da un lato, garantirebbe maggiori risorse disponibili per i nuclei familiari e le aziende, con un impatto positivo sulla domanda interna e sulla competitività internazionale del Made in Italy. Dall’altro, potrebbe costringere lo Stato a razionalizzare la spesa pubblica e selezionare con più attenzione le priorità di intervento.