Le telecamere dei vicini possono violare la privacy? Limiti legali sulla videosorveglianza, ecco cosa dice la legge e come proteggere la propria riservatezza senza conflitti
L'installazione di sistemi di videosorveglianza in contesto domestico solleva frequentemente interrogativi sulla conformità legale, soprattutto quando l'angolo visivo delle telecamere coinvolge proprietà altrui. Il tema diventa particolarmente rilevante nei rapporti di vicinato, dove la privacy e la sicurezza personale possono entrare in conflitto.
La normativa italiana regola l'installazione delle telecamere di videosorveglianza in ambito privato attraverso principi definiti dal Codice della Privacy e dal Regolamento GDPR. L'installazione è consentita senza autorizzazioni specifiche, ma con il rispetto rigoroso dei principi di necessità, proporzionalità e liceità. Tali dispositivi devono inquadrare esclusivamente gli spazi di proprietà privata, evitando riprese di aree comuni o altrui.
È indispensabile affiggere un cartello di avviso in un luogo visibile, informando della presenza di telecamere e spiegando se le immagini vengono solo visualizzate o anche registrate. La conservazione delle registrazioni è consentita per un massimo di 24-48 ore, salvo motivazioni documentate per un'estensione fino a 7 giorni.
In base alla giurisprudenza italiana, le riprese di spazi pubblici o proprietà altrui possono essere ammesse solo in situazioni eccezionali, accompagnate da una motivazione adeguata e documentazione di rischi concreti.
In condominio, l'installazione non richiede il consenso dell'assemblea per aree di esclusiva pertinenza, purché non si riprendano spazi comuni come scale o androni. Infrazioni alle normative possono comportare sanzioni amministrative o denunce penali per illecita interferenza nella vita privata, come previsto dall’articolo 615-bis c.p.
L'installazione di telecamere in aree private deve rispettare regole precise per garantire la tutela della privacy. Le telecamere possono essere posizionate esclusivamente per monitorare la propria proprietà privata, evitando di inquadrare aree pubbliche, spazi di proprietà altrui o ambienti comuni in contesti condominiali.
È importante limitare l'angolo visivo di ripresa, garantendo che l'inquadratura riguardi solo le zone rilevanti per la sicurezza dell'immobile. La normativa italiana prevede l'adozione di tecniche specifiche, come l'oscuramento automatico dei volti, per ridurre al minimo le violazioni della riservatezza altrui. Inoltre, i sistemi di videosorveglianza devono essere installati in risposta a rischi concreti, come minacce documentate o situazioni di pericolo comprovate.
Un cartello di videosorveglianza deve essere sempre esposto in modo ben visibile, indicando il responsabile del trattamento dei dati:
Se una telecamera del vicino inquadra aree della propria proprietà privata o spazi riservati violando il diritto alla privacy, è possibile intraprendere diverse azioni per tutelarsi. La prima azione raccomandata consiste nel segnalare la situazione al vicino, richiedendo il riposizionamento o l’orientamento corretto della telecamera, in conformità alle normative sulla privacy. Questa comunicazione può avvenire in forma scritta tramite una lettera raccomandata formalmente inviata.
Se il vicino non risponde o non corregge la situazione, è possibile presentare un reclamo ufficiale al Garante per la Privacy. Tale reclamo richiede la documentazione della violazione, ad esempio con fotografie o video che dimostrano la ripresa indebita. Il Garante può adottare provvedimenti amministrativi, come ordine di modifica del sistema di sorveglianza o l’irrogazione di sanzioni pecuniarie.
Un’altra opzione è ricorrere direttamente alle autorità giudiziarie. Il tribunale può emettere provvedimenti come l’ordine di rimozione o ricollocazione delle telecamere e, in caso di danni provati, anche disporre il risarcimento. Nei casi più gravi, la situazione potrebbe configurarsi come illecita interferenza nella vita privata, un reato disciplinato dall’articolo 615-bis del Codice Penale, perseguibile su querela di parte.
In certe circostanze, le autorità come le forze dell’ordine possono intervenire per verificare il rispetto delle normative. In parallelo, il responsabile del sistema di sorveglianza può dimostrare di aver adottato misure atte a rispettare il principio di proporzionalità, minimizzando l’inchiesta sugli spazi altrui, ad esempio oscurando automaticamente i volti o modificando l’angolazione della telecamera.