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Buoni fruttiferi postali, guida su tipologie e come funzionano con esempi pratici. Rendimenti, tasse, costi, durata e rischi

Una guida sui buoni fruttiferi di Poste Italiane completa che analizza il funzionamento di questa forma di investimento tra le piů diffuse in Italia spiegandone tutti gli aspetti con esempi concreti e pratici ed un linguaggio semplice e di facile comprensione per tutti

Autore: Marcello Tansini
pubblicato il
Buoni fruttiferi postali, guida su tipol

I buoni fruttiferi postali sono strumenti di risparmio che continuano a mantenere un ruolo rilevante tra le soluzioni di investimento a basso rischio offerte ai cittadini in Italia. Contraddistinti da un funzionamento semplice e accessibile, si possono sottoscrivere investendo anche importi contenuti, a partire da 50 euro. Questa accessibilità li rende particolarmente apprezzati da chi desidera accumulare capitale nel tempo senza esporsi alle oscillazioni tipiche dei mercati finanziari.

Questi strumenti sono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e collocati da Poste Italiane; altro aspetto rilevante consiste nella garanzia statale: i risparmi investiti sono assicurati dallo Stato italiano, fattore che incide notevolmente sulla percezione di sicurezza presso i risparmiatori. La durata di questi titoli è predeterminata e può arrivare fino a 20 anni, adattandosi a diversi orizzonti temporali di investimento. Interessante sottolineare che i rendimenti vengono definiti alla sottoscrizione e possono essere fissi, variabili o progressivi in base alla tipologia scelta.

Non sono previsti costi di sottoscrizione, gestione o rimborso, se non quelli legati alla fiscalità vigente. Inoltre, la struttura flessibile permette al portatore di richiedere il rimborso del capitale investito in qualsiasi momento, con particolari condizioni sugli interessi in caso di rimborso anticipato. La semplicità gestionale e la possibilità di aderire sia in formato cartaceo sia dematerializzato contribuiscono ulteriormente alla loro diffusione.

Introduzione ai buoni fruttiferi postali: storia e importanza per i risparmiatori italiani

La storia dei buoni fruttiferi postali (BFP) si intreccia profondamente con quella dell'educazione al risparmio delle famiglie italiane. Introdotti nel 1924 ed emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti per conto dello Stato, hanno rappresentato per decenni uno strumento privilegiato di accumulo di capitale, apprezzato da milioni di cittadini di ogni fascia sociale. Negli anni Ottanta e Novanta, la loro popolarità raggiunse il picco grazie a rendimenti considerevolmente elevati. Ancora oggi, nonostante l'offerta finanziaria sia molto più articolata e i tassi medi siano diminuiti, i BFP restano uno degli strumenti preferiti da chi ricerca protezione del capitale, facilità d'accesso e certezza nei guadagni.

L'importanza dei BFP all'interno del panorama del risparmio italiano deriva principalmente dalla loro affidabilità percepita. Centinaia di migliaia di famiglie hanno affidato parte del proprio patrimonio a queste soluzioni, garantite direttamente dallo Stato, come risposta alla volatilità dei mercati e per tutelare i progetti personali e familiari di lungo periodo.

Caratteristiche generali dei buoni fruttiferi postali: sicurezza, garanzie e fiscalità agevolata

Fra le peculiarità principali dei BFP spiccano la sicurezza e le garanzie offerte dalla Cassa Depositi e Prestiti e dallo Stato italiano, che ne costituiscono il principale argomento a favore. L’investimento non è soggetto alle fluttuazioni di mercato tipiche di titoli azionari o obbligazionari quotati, permettendo così al titolare di conoscere anticipatamente l'esito del proprio piano di risparmio.

L’assenza di costi di emissione, gestione e rimborso rappresenta un vantaggio concreto rispetto a molte altre forme di investimento. L’unica voce di spesa da considerare è quella fiscale: i rendimenti sono soggetti a una tassazione agevolata, attualmente pari al 12,5%. Inoltre, il capitale e gli interessi dei BFP sono esenti dall’imposta di successione  garantendo ulteriori benefici ai risparmiatori e agli eredi.

La possibilità di rimborso anticipato in ogni momento, senza perdere il capitale investito e senza costi aggiuntivi, consente una maggiore flessibilità rispetto ad altri tipici prodotti a scadenza. La trasparenza delle condizioni e la chiarezza della documentazione informativa contribuiscono ulteriormente alla reputazione affidabile dei BFP tra i risparmiatori italiani.

Principali tipologie di buoni fruttiferi postali disponibili nel 2025

La gamma dei BFP si è evoluta, adattandosi alle mutate esigenze degli investitori. Nel 2025 le tipologie più diffuse sono:

  • Buoni Ordinari: hanno una durata di 20 anni e prevedono rendimenti crescenti con capitalizzazione composta. Sono ideali per chi punta a obiettivi di lungo termine.
  • BFP 4 anni Plus: consentono di investire su un orizzonte temporale ridotto, garantendo un rendimento fisso alla scadenza.
  • BFP 3x2 e BFP 3x4: prodotti con durate rispettivamente di 6 e 12 anni e rendimenti crescenti, strutturati per offrire liquidabilità e remunerazione competitiva nel tempo.
  • BFP dedicati ai minori: specifici per la pianificazione finanziaria dei figli, con interessi che maturano fino al compimento della maggiore età.
  • BFP indicizzati all’inflazione: pensati per proteggere dall’erosione del potere d’acquisto, offrono un rendimento composto da una parte fissa e una variabile legata all’indice ISTAT FOI.
  • BFP soluzione Futuro e Soluzione Eredità: studiate per esigenze particolari, come il consolidamento della pensione integrativa o la gestione delle pratiche successorie.

Ciascuna tipologia presenta condizioni specifiche di durata, rendimento e modalità di rimborso, consentendo ai risparmiatori di scegliere la soluzione più consona ai propri obiettivi. Gli importi minimi partono da 50 euro, determinando un’accessibilità ampia anche per piccoli investitori.

Come funzionano: sottoscrizione, durata e modalità di rimborso

Sottoscrivere un BFP è un processo semplice e accessibile. L’acquisto può avvenire sia presso gli uffici postali sia online per i titolari di conto BancoPosta o Libretto Smart abilitato, scegliendo tra formato cartaceo e dematerializzato. È richiesto solo un documento di identità, il codice fiscale e, in caso di sottoscrizione elettronica, il collegamento a un prodotto postale abilitato.

La durata varia in base alla tipologia, spaziando da pochi anni fino a ventennale: ordinari 20 anni, Plus 4 anni, minori fino a 18 anni, indicizzati 10 anni, ecc. Il rimborso può essere richiesto in ogni momento, ma spesso gli interessi maturano in misura piena solo alla scadenza.

Per i BFP cartacei, il rimborso avviene in un’unica soluzione all’atto della presentazione. Per quelli dematerializzati, è possibile anche la richiesta di somme parziali (minimo 50 euro e multipli). Le tempistiche di incasso possono variare dai pochi giorni presso la filiale emittente fino a qualche giorno aggiuntivo in caso di presentazione in differenti uffici postali.

Esempi pratici di calcolo del rendimento: formule, passi e simulazioni

Per valutare la redditività di un BFP è necessario considerare capitale investito, durata, tasso e regime fiscale.

  • Interesse composto: la formula di base è: Valore finale = Capitale × (1 + tasso) ^ anni.
  • Interesse semplice: nei BFP che non prevedono capitalizzazione periodica si usa: Rendimento lordo = Capitale × tasso × anni.

Esempio 1: Investimento di 1.000€ in un BFP ordinario (tasso medio annuo dell’1,5%) per 5 anni. Calcolo con capitalizzazione composta:

Valore lordo 1.000 × (1+0,015)^5 = 1.077,64€
Valore netto 1.077,64 – 12,5% tasse sugli interessi (77,64×0,125=9,71) = 1.067,93€

Esempio 2: Investimento di 2.000€ in un BFP 4 anni Plus (tasso annuo 2%) per 4 anni:

Rendimento lordo 2.000 × 0,02 × 4 = 160€
Rendimento netto 160 – 20 (12,5% su 160) = 140€

Esempio 3: Buoni indicizzati all’inflazione, capitale di 1.000€, inflazione media annua 2%, rendimento fisso 0,6%:

  • Rendimento annuo composto lordo: 2,61% (0,6% fisso + 2% inflazione)
  • Valore finale netto dopo 10 anni: 1.295€ circa (calcolando tassazione solo sugli interessi, non sul capitale)

I simulatori sul sito di Cassa Depositi e Prestiti e di Poste Italiane sono strumenti efficaci per personalizzare i calcoli rispetto alla tipologia specifica, orizzonte temporale e importo.

Costi, tasse e imposta di bollo: quanto si paga davvero sui buoni fruttiferi postali

L’assenza di costi di emissione e rimborso rappresenta uno degli aspetti più competitivi dei BFP. I risparmiatori non sostengono alcun onere di apertura, gestione o intermediazione. L’unica voce che incide sui rendimenti è la tassazione, fissata al 12,5% sugli interessi maturati

L’imposta di bollo risulta applicata solo se il controvalore complessivo dei BFP detenuti supera i 5.000 euro su base annua. L’aliquota, per importi superiori, è pari allo 0,20% annuo del capitale.

  • Esenzione da imposta di successione: sia il capitale che gli interessi maturati non concorrono nel calcolo dell’asse ereditario, offrendo vantaggio nei passaggi generazionali.

Non sono presenti commissioni per il rimborso, né spese operative in nessuna delle due forme (cartacea/dematerializzata). Occorre considerare che, per importi superiori alla soglia indicata, il bollo viene trattenuto direttamente dalla somma rimborsata.

Analisi delle principali tipologie: ordinari, dedicati ai minori, indicizzati e soluzioni speciali

Le varianti di BFP oggi disponibili rispondono a esigenze molto diverse. Di seguito un’analisi con elementi distintivi, indicazioni pratiche ed esempi di utilizzo:

  • BFP Ordinari: Soluzione storica e più diffusa. Durata 20 anni, rendimento fisso e crescente; adatti a obiettivi di lungo termine come accumulo pensionistico. Gli interessi maturano ogni due mesi, ma vengono corrisposti solo al rimborso (dopo almeno un anno dalla sottoscrizione). Es. 5.000€ investiti per 10 anni possono portare a un guadagno netto superiore a 800€ (aliquota 12,5%).
  • Dedicati ai minori: Disponibili in forma sia cartacea che digitale, intestati al minore e sottoscritti da un genitore o tutore. Durano fino alla maggiore età dell’intestatario, con interessi che si accumulano ogni bimestre. Ideali per progetti finanziari di lungo termine per i figli (es. per università, viaggi, acquisto prima auto).
  • Indicizzati all’inflazione: Proteggono il potere d’acquisto. Rendimento fisso più attualizzazione in base all’indice ISTAT FOI, con capitalizzazione semestrale. Primo rimborso non prima di 18 mesi dalla sottoscrizione. Adatti nei cicli economici caratterizzati da crescita o incertezza inflazionistica.
  • Soluzioni speciali:
    • Soluzione Futuro: pensato per chi intende integrare la pensione futura, grazie a fasi di accumulo e successiva erogazione mensile rateale durante la terza età.
    • Soluzione Eredità: sottoscrivibile solo da beneficiari di una successione, agevola il passaggio generazionale e la gestione del patrimonio liquido ricevuto tramite Poste Italiane.

Ciascuna soluzione possiede regole peculiari per sottoscrizione, rimborso anticipato e calcolo degli interessi: occorre valutare attentamente il foglio informativo disponibile sul sito di Poste Italiane prima della scelta.

Buoni fruttiferi postali cartacei e dematerializzati: differenze, vantaggi e rischi

I BFP sono oggi disponibili sia nel tradizionale formato cartaceo che in quello dematerializzato (digitale). Di seguito le principali differenze:

Caratteristica Cartacei Dematerializzati
Supporto Carta con codici identificativi Registrazione elettronica collegata a Libretto/Conto BancoPosta
Modalità di rimborso Intero importo in un'unica soluzione Totale o parziale (minimo 50€)
Procedura Presentazione fisica in ufficio postale Gestione online o allo sportello
Rischi Furto, smarrimento, danneggiamento Nessuno di natura fisica
Vantaggi Adeguato per successioni, conservazione personale Rapidità operazioni, automatismo rimborsi a scadenza

Il buono dematerializzato appare preferibile per comodità e sicurezza operativa, riducendo anche gli oneri di conservazione. I prodotti collegati e la struttura di rendimento sono equivalenti.

Esempi pratici di utilizzo: piani di risparmio per famiglie, minori e piani di accumulo

I BFP possono essere inseriti in diverse strategie di pianificazione finanziaria. Esempi pratici:

  • Risparmio per minori: Una famiglia sottoscrive ogni anno 500€ in BFP dedicati al figlio appena nato. Al compimento dei 18 anni, il patrimonio accumulato supererà i 9.000€, comprensivo di interessi (considerando un rendimento medio annuo dell’1,5%-2%).
  • Piano di accumulo: Un lavoratore decide di investire mensilmente 100€ in BFP 3x4 per 12 anni. Elimina l’esposizione a rischi di mercato e costruisce gradualmente un capitale utile in prospettiva pensionistica o per acquisti importanti.
  • Protezione liquidità: Una famiglia con risparmi da non immobilizzare sul lungo termine può preferire i BFP 4 anni Plus per destinare parte della liquidità a basso rischio, assicurandosi comunque la possibilità di rimborso anticipato se necessario.

Queste soluzioni risultano particolarmente adatte a chi non possiede tempo o competenze per seguire dinamiche finanziarie complesse ma desidera comunque vedere il proprio risparmio crescere nel tempo in modo controllato.

Cosa succede alla scadenza, alla prescrizione e in caso di successione

A scadenza, se il BFP è cartaceo, il capitale e gli interessi spettanti vanno riscossi recandosi in posta con il titolo e documenti identificativi. Per i BFP dematerializzati la liquidazione avviene automaticamente tramite accredito su conto corrente o libretto collegati.

Una tematica delicata è quella della prescrizione. Una volta scaduto, il buono cartaceo può essere riscosso entro un termine massimo di dieci anni. Superato questo intervallo, sia il capitale sia gli interessi vengono perduti, come previsto dalla normativa italiana sui "depositi dormienti" e sulle prescrizioni dei titoli di credito. Per i buoni dematerializzati il rimborso, invece, è automatico alla scadenza e la prescrizione non sussiste perché le somme vengono direttamente restituite all'intestatario.

In sintesi:

Tipo di buono Durata Prescrizione
Cartaceo Fino a 20 anni 10 anni dopo la scadenza
Dematerializzato Fino a 20 anni Nessuna, rimborso automatico

In caso di successione, gli eredi devono dimostrare il diritto con documentazione (certificato di morte, dichiarazione di successione) e avviare l’iter presso Poste Italiane. Se il buono è cointestato, la clausola CPFR (Con Pari Facoltà di Rimborso) consente ad ogni intestatario di richiedere autonomamente il rimborso senza consenso degli altri; se assente, occorre la presenza di tutti i beneficiari.

Rimborso dei buoni fruttiferi postali: normativa, casi particolari e diritti degli investitori

La normativa principale che disciplina i BFP è costituita dal D.M. 19 dicembre 2000 come integrato e modificato negli anni (si veda anche la circolare MEF). Essa impone ad esempio:

  • Rimborso a presentazione del titolo (o richiesta sul conto collegato per quelli digitali).
  • Verifica dell’identità e della titolarità del possessore.
  • Prescrizione decennale per i titoli cartacei, con conseguente perdita del diritto a capitale e interessi trascorso tale termine.
  • Nei casi di controversie (es. errata applicazione dei tassi sulle serie Q/P del 1986-1990) l’investitore ha diritto di ricorso, anche con assistenza legale, per ottenere la corretta liquidazione degli interessi maturati.

Nei casi di buoni perduti o deteriorati, è possibile attivare una procedura di ammortamento presentando la denuncia all’ufficio postale e alla Cassa Depositi e Prestiti, ottenendo così l’eventuale rimborso dopo un periodo di sospensione cautelativa.

Rimborso dei buoni fruttiferi postali anticipato, regole e calcolo guadagni

Il rimborso anticipato dei buoni fruttiferi postali è sempre possibile, ma incide sulle modalità e sull’entità degli interessi riconosciuti. Nella maggior parte delle tipologie, gli interessi maturano solo dopo un periodo minimo (frequentemente 12 o 18 mesi dalla data di sottoscrizione); il rimborso prima di questa soglia comporta generalmente la restituzione del solo capitale investito, senza maggiorazioni.

Se il rimborso viene richiesto trascorso il periodo minimo, gli interessi sono calcolati in base alle tabelle specifiche di ciascun prodotto e con le regole definite nei fogli informativi. Per titoli «a scalare», il tasso di rendimento aumenta nei vari periodi e il rimborso anticipato restituisce quanto maturato secondo le aliquote previste fino a quel momento. Ne deriva che la scelta di disinvestire anzitempo potrebbe penalizzare il rendimento finale.

  • Esempio pratico 1: buono ordinario di 5 anni rimborsato nel terzo anno garantisce interessi solo sul periodo effettivamente trascorso, spesso a un tasso minore di quello previsto per il quinquennio.
  • Esempio pratico 2: buono 4x4 liquidato all’ottavo anno: verranno riconosciuti gli interessi dei due cicli quadriennali completati, perdendo però il rendimento più elevato atteso negli ultimi otto anni.

L'analisi dei rendimenti attuali e storici

L’analisi dei rendimenti dei buoni fruttiferi postali richiede una valutazione attenta dei dati storici e dei tassi aggiornati nei diversi periodi. Durante gli anni Ottanta e Novanta i titoli postali offrivano rendimenti annuali anche superiori al 10%, risultando assai competitivi rispetto ad altre forme di risparmio e investendo un ruolo centrale nella pianificazione finanziaria delle famiglie italiane.

Negli ultimi vent’anni, il trend dei tassi si è modificato seguendo l’andamento generale dei mercati finanziari e della politica monetaria europea. Attualmente, le nuove emissioni offrono rendimenti molto più contenuti; i buoni ordinari recenti prevedono tassi lordi dallo 0,30% all’1,50% annuo, mentre le emissioni dedicate ai minori possono arrivare a rendere fino al 2,50% lordo a scadenza. Determinate tipologie a lunga scadenza o indicizzate all’inflazione offrono invece rendimenti superiori al 3% lordo.

La seguente tabella schematizza l’evoluzione dei tassi nel tempo:

Periodo Tipo buono Tasso lordo annuo
Anni 80-90 Ordinari >8-10%
2010-2015 Diversi 1-2%
2022-2024 Lungo termine, minori 1,5-2,5%
2024 Lungo termine, inflazione 2-3,5%

Il confronto con BTP e conti deposito evidenzia differenze importanti: i buoni offrono un rendimento generalmente inferiore, compensato da minori rischi grazie alla garanzia statale e alla fiscalità agevolata. Chi sceglie un prodotto postale, dunque, punta principalmente sulla certezza della restituzione del capitale e sulla semplicità nella gestione, a fronte di un guadagno limitato rispetto ad alternative finanziarie più volatili.

Quando conviene riscattare il buono fruttifero postale e strategie per ottimizzare i rendimenti

La scelta del momento del rimborso dipende da più fattori: struttura del buono scelto, necessità finanziarie e andamento dei tassi di mercato. In generale:

  • Rimborso prima della scadenza: possiede senso solo in caso di necessità impellente, poiché parte degli interessi non verrà riconosciuta. Ad esempio, per ordinari, il rendimento pieno si sviluppa solo dopo il primo anno e cresce con la durata.
  • Strategie di ottimizzazione:
    • Suddividere la somma complessiva su più buoni (anche diversificando le scadenze) per gestire eventuali esigenze di liquidità e catturare rendimenti su diversi orizzonti temporali.
    • Per chi raggiunge la soglia di 5.000€ è possibile suddividere l’investimento tra titolari differenti o tra più prodotti per evitare l’imposta di bollo.
    • Monitorare periodicamente le serie di BFP in emissione: la revisione dei tassi da parte di CDP può offrire opportunità più vantaggiose su nuovi collocamenti.

Vantaggi e svantaggi: pro e contro dei buoni fruttiferi postali rispetto ad altri investimenti

  • Vantaggi:
    • Sicurezza assoluta dello Stato italiano quale garante.
    • Tassazione agevolata (12,5%) rispetto a strumenti bancari e obbligazionari (26%).
    • Assenza di costi di apertura, gestione e rimborso.
    • Facilità di rimborso anticipato senza penali.
    • Accessibilità anche con piccoli capitali.
    • Esenzione da imposta di successione per trasparenza nei passaggi ereditari.
  • Svantaggi:
    • Rendimenti modesti, spesso inferiori a quelli dei titoli di Stato quotati o a depositi vincolati in periodi di tassi crescenti.
    • Assenza di potenziale di rivalutazione legato ai mercati azionari.
    • Prescrizione decennale per i titoli cartacei comporta rischio di perdita fondi non monitorando le scadenze.
    • I prodotti indicizzati, in periodi di bassa inflazione, possono generare guadagni molto contenuti.

La scelta va calibrata in base al profilo di rischio individuale e agli obiettivi temporali. I BFP risultano ideali per chi predilige stabilità e rinuncia al rischio di perdite di capitale.

Rischi effettivi e miti da sfatare sui buoni fruttiferi postali

Nonostante la comunicazione spesso li indichi come strumenti "privi di rischio", i BFP presentano alcune criticità potenziali:

  • Rischio emittente: legato alla stabilità finanziaria dello Stato italiano. Tuttavia, la struttura storicamente solida rende l’introduzione di scenari estremamente sfavorevoli altamente improbabile.
  • Miti:
    • "Mai si perde capitale": la perdita può sopraggiungere solo in caso di prescrizione dopo 10 anni dalla scadenza per i buoni cartacei.
    • "Sono sempre l’investimento più redditizio": rendimenti in passato elevati, oggi inferiori ai titoli di Stato quotati e ad altri comparti a basso rischio come alcuni conti deposito.
  • Rischi operativi: smarrimento o furto di titoli cartacei, errori amministrativi, contestazione dei tassi di interesse su vecchie serie.