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Chi paga stipendi arretrati se una azienda fallisce secondo normative, CCNL 2025 e giurisprudenza

Azienda fallita: chi paga gli stipendi arretrati nel 2025? Cosa prevede la normativa, il CCNL e la giurisprudenza per tutelare i lavoratori non pagati

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Chi paga stipendi arretrati se una azien

Nel contesto economico attuale, caratterizzato da incertezze e difficoltà per molte imprese, è importante comprendere quali tutele esistono per i lavoratori quando un'azienda fallisce. In particolare, la questione degli stipendi arretrati e del TFR rappresenta una preoccupazione primaria per chi si trova improvvisamente senza lavoro a causa dell'insolvenza del proprio datore di lavoro.

La normativa italiana prevede specifici meccanismi di protezione che consentono ai dipendenti di recuperare le retribuzioni non corrisposte anche quando l'azienda non ha più risorse economiche. Vediamo nel dettaglio chi paga gli stipendi arretrati quando un'azienda dichiara fallimento, quali sono le procedure da seguire e quali diritti sono garantiti dalla legge.

Status giuridico del lavoratore dopo il fallimento dell'azienda

La dichiarazione di fallimento dell'azienda non comporta automaticamente la cessazione del rapporto di lavoro. Secondo la giurisprudenza più recente (Cassazione, sentenza n. 7308/2018), il fallimento non determina l'immediato licenziamento dei dipendenti, ma il loro contratto viene temporaneamente sospeso.

In questa fase, il curatore fallimentare valuta se:

  • Procedere al licenziamento collettivo dei dipendenti
  • Continuare l'attività d'impresa in esercizio provvisorio, mantenendo alcuni o tutti i dipendenti
  • Vendere l'azienda a un altro soggetto che potrebbe riassumere i lavoratori

Durante il periodo di sospensione, i lavoratori non maturano retribuzioni, a meno che non vengano richiamati dal curatore per proseguire l'attività. In caso di licenziamento, il lavoratore ha diritto all'indennità di disoccupazione (NASpI), poiché si tratta di una perdita involontaria dell'occupazione.

Il ruolo del Fondo di Garanzia INPS nel pagamento degli stipendi arretrati

Quando un'azienda fallisce, il principale strumento di tutela per i lavoratori è rappresentato dal Fondo di Garanzia dell'INPS. Questo istituto interviene per garantire il pagamento degli ultimi tre stipendi arretrati ai dipendenti, oltre al Trattamento di Fine Rapporto (TFR).

Non importa se si tratta di una società di capitali, di una società di persone o di una ditta individuale: la normativa prevede in tutti i casi il pagamento degli ultimi tre stipendi arretrati, a cui si aggiunge il TFR non ancora liquidato. La condizione fondamentale da rispettare è che il rapporto di lavoro non sia terminato più di un anno prima della dichiarazione di fallimento.

Il Fondo di Garanzia dell'INPS è stato istituito proprio per proteggere i lavoratori in caso di insolvenza del datore di lavoro, garantendo loro una forma di tutela economica quando l'azienda non è più in grado di far fronte ai propri obblighi retributivi. Questo meccanismo è previsto dalla legge n. 297/1982 e dal Decreto Legislativo 80/92, che hanno ampliato progressivamente le tutele per i lavoratori dipendenti.

Procedura per richiedere gli stipendi arretrati dopo il fallimento aziendale

Per ottenere il pagamento degli stipendi arretrati e del TFR, il lavoratore deve seguire una procedura specifica che inizia con l'insinuazione al passivo del fallimento. Ecco i passaggi da seguire:

  1. Presentazione della domanda di ammissione al passivo: una volta dichiarato il fallimento dell'azienda, il dipendente deve presentare una domanda di insinuazione al passivo fallimentare, indirizzata al curatore fallimentare. Questa domanda deve essere dettagliata e includere tutta la documentazione che attesti il credito vantato (contratto di lavoro, buste paga, eventuali comunicazioni aziendali, ecc.).
  2. Verifica dello stato passivo: il giudice delegato verifica i crediti dichiarati e ammette al passivo quelli ritenuti legittimi. I lavoratori godono di un privilegio nell'ordine di soddisfacimento dei crediti.
  3. Richiesta all'INPS: dopo l'ammissione al passivo, il dipendente può presentare domanda al Fondo di Garanzia dell'INPS per ottenere il pagamento degli stipendi arretrati e del TFR.

La domanda all'INPS va presentata tramite i servizi telematici disponibili sul sito dell'Istituto, oppure rivolgendosi a un patronato o al contact center INPS. È importante rispettare i termini previsti dalla legge per non perdere il diritto alle prestazioni.

Documenti necessari per richiedere gli stipendi arretrati

Per presentare correttamente la domanda di pagamento degli stipendi arretrati, è necessario allegare una serie di documenti specifici, che variano in base alla situazione dell'azienda:

In caso di fallimento, liquidazione coatta amministrativa o amministrazione straordinaria, il lavoratore deve presentare:

  • Attestazione della cancelleria del tribunale che confermi che il credito non è stato oggetto di opposizione o impugnazione
  • Copia autentica dello stato passivo o decreto di ammissione tardiva
  • Modulo TFR/CL bis timbrato e sottoscritto dal responsabile della procedura
  • Copia della domanda di ammissione allo stato passivo con relativi conteggi
  • Copia delle buste paga relative al periodo richiesto

Se il datore di lavoro è stato ammesso alla procedura di concordato preventivo, sono necessari:

  • Modulo TFR/CL bis timbrato e sottoscritto dal commissario giudiziale e dal liquidatore
  • Attestazione della cancelleria del tribunale che il concordato omologato non è stato appellato
  • Copia della certificazione reddituale relativa all'anno di cessazione del rapporto
  • Copia delle buste paga del periodo richiesto
  • Copia autentica della sentenza di omologazione

Se la procedura concorsuale è stata aperta in un altro Stato dell'Unione Europea, la documentazione richiesta include:

  • Dichiarazione del tribunale con traduzione legale che attesti la definitività dello stato passivo
  • Copia della certificazione reddituale o della busta paga relativa al TFR
  • Modulo TFR CL/ter sost compilato e sottoscritto
  • Copia della lettera o contratto di assunzione e della lettera di licenziamento
  • Copia autentica dello stato passivo con traduzione legale
  • Copia delle buste paga del periodo richiesto

Tempistiche e limiti del Fondo di Garanzia INPS

L'INPS è tenuto a liquidare il TFR e gli stipendi arretrati entro 60 giorni dalla presentazione della domanda completa. Tuttavia, è importante sottolineare che questo termine non è perentorio e la liquidazione potrebbe richiedere più tempo, soprattutto se la fase di accertamento dei crediti da parte del giudice delegato si protrae.

Riguardo ai limiti di intervento del Fondo di Garanzia, è fondamentale ricordare che:

  • Per gli stipendi arretrati, il Fondo garantisce solo le ultime tre mensilità, che devono rientrare nei 12 mesi precedenti la cessazione del rapporto di lavoro
  • Il TFR viene invece garantito integralmente
  • Non sono coperti gli importi relativi al mancato preavviso, alle ferie non godute e alle indennità di malattia a carico dell'INPS che l'azienda avrebbe dovuto anticipare

Secondo le disposizioni del CCNL 2025, la tutela del Fondo di Garanzia si estende a tutti i tipi di rapporto di lavoro subordinato, inclusi gli apprendisti e i dirigenti. Anche i soci di cooperative di lavoro possono accedere a questa forma di protezione.

La posizione dei lavoratori nell'ordine dei creditori

Una caratteristica importante della tutela dei lavoratori in caso di fallimento aziendale è la loro posizione privilegiata nell'ordine dei creditori. I crediti per retribuzioni e TFR godono infatti di un privilegio generale sui beni mobili del fallito, ai sensi dell'articolo 2751-bis del Codice Civile.

Questo significa che, nell'ambito della procedura fallimentare, i lavoratori hanno una priorità rispetto ad altri creditori per il soddisfacimento delle loro pretese economiche. Tuttavia, questo privilegio non sempre garantisce il recupero integrale di quanto dovuto, soprattutto se l'attivo fallimentare è esiguo.

È proprio per questa ragione che è stato istituito il Fondo di Garanzia dell'INPS, che interviene anche quando l'attivo fallimentare non è sufficiente a coprire tutti i crediti dei lavoratori.

Il recupero dei contributi previdenziali non versati

Un altro aspetto rilevante riguarda i contributi previdenziali che l'azienda potrebbe non aver versato prima del fallimento. Secondo la giurisprudenza della Corte di Cassazione (sentenza n. 18333/2020), il datore di lavoro che non versa tempestivamente la quota contributiva trattenuta dallo stipendio del dipendente, in sede di fallimento è tenuto al pagamento anche di tale quota, in quanto credito retributivo per il lavoratore.

Inoltre, la normativa stabilisce che, in caso di omesso versamento dei contributi da parte del datore di lavoro, il lavoratore non subisce alcuna perdita ai fini pensionistici. L'INPS infatti accredita ugualmente i contributi sulla posizione assicurativa del lavoratore, come se fossero stati regolarmente versati, salvo poi rivalersi sul datore di lavoro inadempiente.

Per verificare la propria posizione contributiva, è consigliabile richiedere all'INPS un estratto conto contributivo, che permette di controllare se tutti i periodi lavorativi sono stati correttamente registrati.

Tutele per i lavoratori con TFR versato ai fondi pensione

Per i lavoratori che hanno scelto di conferire il proprio TFR a un fondo pensione negoziale, la situazione in caso di fallimento dell'azienda è più sicura. Il TFR versato ai fondi pensione è infatti separato dal patrimonio dell'azienda e non può essere aggredito dai creditori in caso di fallimento.

Se invece l'azienda non ha effettuato i versamenti dovuti al fondo pensione, esiste una tutela specifica: il Fondo di garanzia per la posizione previdenziale complementare dell'INPS. Questo fondo interviene per garantire i versamenti non effettuati dal datore di lavoro insolvente.

In base alle normative previste per il 2025, chi aderisce alla previdenza complementare in caso di fallimento dell'azienda gode quindi di una doppia tutela:

  • Se l'azienda ha regolarmente versato i contributi al fondo pensione, il lavoratore non dovrà recuperare nulla perché il risparmio è già confluito nella sua posizione individuale
  • Se l'azienda non ha versato o ha versato parzialmente i contributi, il lavoratore può attivare la procedura di garanzia presso l'INPS

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