Per quale motivo il segretario della Cgil Landini ha annunciato che il governo Meloni dovrebbe restituire almeno mille euro a lavoratori e pensionati e le prospettive possibili
Nel dibattito pubblico recente ha assunto centralità l'annuncio di Maurizio Landini, segretario generale della CGIL, riguardante la restituzione di mille euro a ogni lavoratore e pensionato.
Questa iniziativa nasce da un’analisi approfondita degli effetti del cosiddetto "drenaggio fiscale" (fiscal drag) sul reddito disponibile di chi percepisce stipendi o pensioni. L’impatto economico di anni di inflazione, unito al mancato adeguamento degli scaglioni e delle detrazioni Irpef, ha comportato un aggravio fiscale quantificato da Landini in circa 24 miliardi di euro versati in più tra il 2022 e il 2024.
La richiesta del leader sindacale si fonda su dati oggettivi e su uno specifico fenomeno normativo noto come fiscal drag o drenaggio fiscale. Secondo la CGIL, l’incremento dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) a carico di lavoratori e pensionati negli anni dal 2022 al 2024 trova spiegazione nel mancato aggiornamento all’inflazione dei parametri fiscali come scaglioni e detrazioni. Di conseguenza, anche in assenza di un reale aumento del potere d’acquisto, l’aumento dei redditi nominali, dovuto all’inflazione e non a un miglioramento della condizione economica reale, ha determinato l’applicazione di aliquote superiori, facendo crescere l’onere tributario complessivo.
Questa dinamica ha prodotto riduzioni del reddito netto particolarmente rilevanti nella fascia media, per cui la perdita media ammonta a circa mille euro per chi percepisce 30.000 euro lordi annui. L’analisi condotta mette in evidenza come tra il 2022 e il 2024 siano stati sottratti in totale 24 miliardi di euro a lavoratori e pensionati, risultando in un autentico credito maturato nei confronti dello Stato.
La CGIL sostiene l’urgenza di un rimborso, eventualmente attraverso conguagli fiscali, motivando la necessità di restituire una somma che non corrisponde a un effettivo incremento di benessere ma esclusivamente a un effetto distorsivo del sistema progressivo non aggiornato.
Elemento centrale della rivendicazione è la richiesta di un intervento strutturale che preveda meccanismi automatici di indicizzazione dei parametri Irpef all’inflazione, per evitare il ripetersi di simili fenomeni in futuro.
Il fiscal drag rappresenta un fenomeno tecnico e giuridico di grande impatto sulla vita quotidiana. Si verifica in presenza di una tassazione progressiva, come quella italiana, dove scaglioni e detrazioni fiscali non vengono aggiornati in modo proporzionale all’andamento dell’inflazione.
Quando i salari e le pensioni crescono nominalmente a causa dell’adeguamento al costo della vita, senza un contemporaneo slittamento delle soglie Irpef, i contribuenti vengono spesso spostati a scaglioni di tassazione più elevata, con il risultato paradossale di pagare più tasse a fronte di una capacità di spesa invariata o ridotta.
Per chiarire meglio l’impatto pratico riportiamo nella seguente tabella un esempio esplicativo:
Reddito annuo lordo | Anno 2022 | Anno 2024 | Incremento tasse causato da fiscal drag |
30.000 € | Irpef standard | Irpef + circa 1.000 € | +1.000 € |
Questo meccanismo impatta in modo significativo chi percepisce redditi medio-bassi. Nel periodo considerato, l’effetto cumulativo di tali distorsioni fiscali ha aggravato il bilancio familiare di milioni di lavoratori e pensionati.
Tra le principali richieste della Cgil al governo emergono, dunque:
In ogni caso, l’organizzazione sindacale ha anche già annunciato una serie di mobilitazioni, incluso uno sciopero generale e manifestazioni pubbliche, volte a sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sulla questione della redistribuzione fiscale.