Il regime forfettario è il principale strumento di fiscalità agevolata per chi possiede partita IVA in Italia, permettendo un'imposta sostitutiva fissa e adempimenti ridotti. Tuttavia, dal 2026 saranno riaffermate condizioni più stringenti per la permanenza, in particolare per i lavoratori autonomi con altri redditi.
Chi desidera continuare a beneficiare del regime agevolato dovrà dimostrarsi attento sia al monitoraggio dei propri ricavi sia alle classiche cause di esclusione, senza sottovalutare l'importanza di un'attenta pianificazione fiscale annuale. Far parte del regime forfettario anche nel 2026 richiederà attenzione alle soglie di compensi, ai limiti di redditi da lavoro dipendente e a una dettagliata verifica della propria posizione fiscale rispetto alle cause ostative.
Una delle condizioni principali per la permanenza riguarda la soglia massima dei ricavi o compensi, tanto per professionisti quanto per imprese individuali. Ad oggi, la soglia stabilita dalla normativa è fissata a 85.000 euro lordi annui. Questa soglia si riferisce al volume dei ricavi/compensi percepiti nel corso dell'anno solare e non include altre voci di reddito, come costi deducibili o eventuali spese sostenute.
In caso di superamento degli 85.000 euro ma mantenendo un fatturato inferiore ai 100.000 euro, è prevista la permanenza nel regime solo per l'anno in corso; la fuoriuscita avrà effetto a partire dall'anno successivo. Negli scenari in cui la soglia ecceda i 100.000 euro, l'uscita dal regime è invece immediata e sarà necessario applicare IVA fin dal momento in cui il limite viene oltrepassato. Di seguito, una sintesi delle soglie e delle relative conseguenze:
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Fatturato |
Effetto sul regime forfettario |
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Fino a 85.000 € |
Permanenza garantita |
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Tra 85.001 € e 100.000 € |
Si resta nel regime per l'anno corrente, uscita dall'anno successivo |
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Oltre 100.000 € |
Uscita immediata, obbligo di applicare IVA dal superamento |
Per l'anno fiscale 2026, salvo nuove modifiche normative, il rispetto di questi limiti sarà decisivo per continuare a usufruire del regime agevolato. La verifica puntuale dei ricavi è pertanto un elemento essenziale, e può essere supportata da software di gestione fiscale che segnalano in tempo reale l'avvicinamento ai limiti vigenti.
Dal 2026, per mantenere i vantaggi del regime, torna a essere cruciale il limite sui redditi da lavoro dipendente e assimilati. Dopo la temporanea estensione a 35.000 euro prevista per il solo 2025 dalla Legge di Bilancio, il tetto massimo tornerà a 30.000 euro annui dal periodo d'imposta 2025 (con effetti sul 2026). Questo significa che chi, nell'anno precedente, registrerà redditi da lavoro subordinato, assimilato o pensione superiori a 30.000 euro sarà escluso dall'applicazione della fiscalità forfettaria:
Nel conteggio rientrano tutte le voci assimilate, come collaborazioni coordinate, compensi pubblici, incarichi di amministratore, partecipazioni in cooperative, compensi da attività libero professionale in intramoenia e altre indennità soggette a tassazione IRPEF ordinaria.
Non concorrono invece somme straordinarie come TFR, arretrati o emolumenti rapportabili a esercizi precedenti.
Il rispetto della soglia può essere più complesso per chi affianca all'attività autonoma altre forme di reddito, come pensione o lavoro occasionale. Una pianificazione di fine anno e il controllo di ogni voce reddituale dichiarata può risultare decisivo. La perdita dei requisiti si tradurrà nell'applicazione delle aliquote IRPEF progressive, superando la flat tax. Il riferimento normativo rimane la Legge 190/2014, aggiornata con le ultime disposizioni di bilancio annuale.
Per chi intende conservare il regime forfettario anche nel 2026, è decisiva la valutazione periodica di tutte le cause ostative all'accesso o alla permanenza. Le principali cause di esclusione previste dalla normativa si possono sintetizzare in:
Partecipazione a società di persone, associazioni professionali o Srl collegate
Esercizio contestuale di rapporti di lavoro dipendente prevalenti, salvo specifiche deroghe per i lavoratori part-time con aziende di grandi dimensioni
Accesso ad attività che usufruiscono di regimi speciali IVA o altre agevolazioni incompatibili
Svolgimento di attività d'impresa o arti/professioni nei confronti di datori di lavoro precedenti nei due anni precedenti o attuali
Oltre a questi vincoli, la legge prevede ulteriori situazioni specifiche che possono comportare esclusione: la detenzione di quote in società che controllano direttamente o indirettamente l'attività, la mancanza di residenza in Italia (salvo casi specifici), l'omessa dichiarazione perché la permanenza comporta la dichiarazione sostitutiva nella dichiarazione dei redditi.
La verifica annuale di tutte le cause di esclusione richiede la raccolta e il controllo delle relative documentazioni per prevenire irregolarità e garantire affidabilità nella propria posizione.
Qualora le soglie di ricavi, compensi o redditi da lavoro dipendente vengano superate, la permanenza nel regime agevolato decade. Le conseguenze fiscali variano a seconda dell'entità dello sforamento:
Superamento della soglia di 85.000 euro, ma non oltre 100.000 euro: si conserva il regime fino a fine anno; dal successivo scatta l'applicazione delle imposte ordinarie e degli obblighi contabili IVA.
Oltrepassamento dei 100.000 euro: l'immediata uscita fa scattare l'obbligo di registrarsi al regime ordinario e applicare, fin dalle successive operazioni, l'IVA e le regole contabili relative.
Superamento del limite di 30.000 euro nei redditi da lavoro dipendente o pensione: si perde direttamente l'idoneità all'agevolazione fiscale dal periodo d'imposta seguente, senza possibilità di proroghe o tolleranze.
Dal punto di vista fiscale, l'uscita dal regime comporta:
Applicazione delle aliquote IRPEF progressive, con aggravio di tassazione
Maggiore carico di adempimenti: obbligo di emissione di fatture con IVA, scritture contabili ordinarie, dichiarazioni periodiche IVA, obblighi di ritenuta d'acconto e gestione dei versamenti previdenziali maggiorati
Nessuna possibilità di accesso all'imposta sostitutiva agevolata
Inoltre, la permanenza nel regime ordinario risultante dall'uscita forzata vincola il contribuente per un tempo minimo di tre anni prima di eventuali rientri in linguaggio forfettario.
La prevenzione della perdita dell'agevolazione passa da un monitoraggio costante della soglia di ricavi e redditi da lavoro dipendente. Alcune strategie possono aiutare i soggetti interessati:
Mantenere una contabilità aggiornata e monitorare frequentemente sia il volume dei ricavi sia la tipologia di redditi dichiarati nel modello Redditi
Verificare periodicamente (preferibilmente ogni trimestre) l'avvicinamento alle soglie, avvalendosi di software gestionali che emettono alert automatici
Optare, ove possibile, per la modulazione delle prestazioni o la rateizzazione dei compensi, per gestire dinamicamente i periodi di maggior afflusso economico
Richiedere assistenza fiscale qualificata in fase di pianificazione e a fine anno per evitare errori nel cumulo dei redditi
Valutare con attenzione i contratti di collaborazione aggiuntivi e le attività accessorie è altrettanto importante, specialmente se si è prossimi alle soglie critiche: anche una piccola eccedenza può determinare il passaggio forzato al regime ordinario con effetti fiscali penalizzanti.