Il lavoro in nero è contrario alla legge e ricevere una forma di sussidio come la Naspi lo è ancora di più. La conseguenza? Fino a 3 anni di carcere.
Cosa si rischia se si lavora in nero e si prende la disoccupazione? L'indennità di disoccupazione viene riconosciuta solo ai soggetti che risultano essere in totale stato di disoccupazione e che soddisfano specifici requisiti.,
Quali rischi si corrono se si lavora in nero e si prende la disoccupazione
Secondo quanto previsto dalla normativa vigente, se si riceve l'indennità di disoccupazione Naspi e si lavora in nero si rischiano fino a 3 anni di carcere.
Lavorare in nero mentre si percepisce dall'Inps l'indennità di disoccupazione costituisce reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche.
L'accusa è anche di falsità ideologica in atto pubblico ai danni dello Stato.
Il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato scatta solo se la somma percepita in modo illecito supera 3.999,96 euro.
In questo caso, è prevista la pena della reclusione da sei mesi a tre anni.
Se non si supera tale soglia, non c’è alcun reato ma si applica solo una sanzione amministrativa compresa tra 5.164 e 25.822 euro.
Tale sanzione non può, comunque, superare il triplo del beneficio conseguito.
Insieme alla condanna è prevista anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici se la pena irrogata è pari o superiore a tre anni.
Se la pena è, invece, inferiore a tre anni l’interdizione è soltanto temporanea.
Su coloro che percepiscono l'indennità di disoccupazione sia l'Inps che l'Agenzia delle Entrate effettuano controlli incrociati ed eventuali accertamenti.
L’Agenzia delle Entrate ha, infatti, l’obbligo di verificare i comportamenti fiscali degli utenti e assicurarsi che rispettino tutti i previsti adempimenti e se un soggetto che si trova in stato di disoccupazione effettua ‘anomala’ scatta l’accertamento fiscale.
Le Entrate possono, infatti, inviare l’avviso di accertamento fiscale solo dopo l’acquisizione di elementi presso il contribuente, cioè dopo aver eseguito specifiche verifiche, ispezioni, accessi, richieste di documenti, questionari, ecc., o in base agli elementi già in suo possesso, come dichiarazioni, atti registrati e comunicazioni varie.
Alla fine del procedimento, l’Agenzia delle Entrate rende note al contribuente le conclusioni e le modalità per sanare le anomalie.