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Cosa succede se ho troppi debiti e decido di chiudere la mia partita iva

Per chiudere la propria partita Iva, il contribuente deve fare riferimento al modello AA9 o il modello AA7 da presentare all'Agenzia delle entrate.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
e aggiornato con informazioni attualizzate il
Cosa succede se ho troppi debiti e decid

La gestione dei debiti è una delle maggiori preoccupazioni per i possessori di partita IVA che si trovano in difficoltà economiche. Spesso, quando la situazione finanziaria diventa insostenibile, chiudere l'attività appare come l'unica soluzione praticabile.

Tuttavia, è fondamentale comprendere che la cessazione dell'attività non comporta automaticamente l'estinzione delle obbligazioni economiche accumulate.

Le conseguenze della chiusura della partita IVA con debiti pendenti

Quando un libero professionista o un imprenditore si trova sommerso da obbligazioni economiche, può comunque procedere alla cessazione della propria attività e alla chiusura della partita IVA. Questo passaggio amministrativo, però, non cancella in alcun modo le pendenze accumulate.

Il principio legale alla base è molto chiaro: la chiusura della partita IVA non estingue i debiti preesistenti. Una volta cessata l'attività professionale, i creditori possono continuare a richiedere il pagamento delle somme dovute. La differenza sostanziale è che, venuta meno l'attività economica, i creditori potranno rivalersi direttamente sul patrimonio personale del contribuente.

In pratica, si verifica quanto segue:

  • I debiti permangono e restano esigibili
  • I creditori possono procedere con azioni di recupero sui beni personali
  • È possibile subire pignoramenti su conti correnti, stipendi (se si passa a lavoro dipendente) e proprietà

L'unico scenario in cui i creditori potrebbero non riuscire a recuperare le somme è quando il titolare della partita IVA è nullatenente, cioè privo di beni e risorse economiche su cui sia possibile rivalersi.

La situazione di sovraindebitamento: riconoscere i segnali

Il sovraindebitamento rappresenta una condizione di squilibrio economico caratterizzata dall'impossibilità manifesta di far fronte ai propri debiti extraprofessionali scaduti ed esigibili. Riconoscere tempestivamente i segnali di questa condizione è essenziale per cercare soluzioni prima che la situazione diventi irrecuperabile.

Alcuni indicatori che possono segnalare una condizione di sovraindebitamento sono:

  • Perdita del controllo sulle proprie esposizioni economiche: non avere chiaro l'ammontare complessivo dei debiti accumulati
  • Erosione dei risparmi: iniziare a utilizzare i propri risparmi personali per coprire costi operativi o debiti dell'attività
  • Ritardi nei pagamenti: impossibilità di rispettare le scadenze di pagamento verso fornitori, enti previdenziali o fisco
  • Ricorso continuo a nuovi finanziamenti: richiedere prestiti per pagare debiti precedenti, creando un ciclo negativo

Quando si manifestano questi segnali, è consigliabile agire rapidamente, valutando tutte le possibili strategie di risanamento prima di considerare la chiusura dell'attività.

I debiti bancari e la segnalazione alla Centrale Rischi

Un caso particolare riguarda le esposizioni nei confronti degli istituti bancari. La chiusura della partita IVA non impedisce alle banche di segnalare il contribuente inadempiente alla Centrale Rischi della Banca d'Italia.

Questa segnalazione comporta conseguenze significative, tra cui:

  • Impossibilità di ottenere nuovi finanziamenti
  • Difficoltà nell'apertura di conti correnti
  • Limitazioni nell'emissione di assegni
  • Problemi nell'accesso a servizi finanziari basilari

La segnalazione alla Centrale Rischi può permanere per diversi anni, ostacolando significativamente la ripresa economica del soggetto anche dopo la chiusura dell'attività. Per questo motivo, prima di cessare l'attività, è opportuno tentare di negoziare con gli istituti di credito soluzioni come piani di rientro o accordi transattivi che possano evitare la segnalazione.

Il trasferimento dei debiti agli eredi

Un aspetto spesso sottovalutato riguarda le conseguenze ereditarie dei debiti accumulati. Contrariamente a quanto molti pensano, le obbligazioni economiche possono essere trasferite agli eredi al momento del decesso del titolare della partita IVA.

Questo trasferimento, tuttavia, avviene solo se gli eredi decidono di accettare l'eredità. La normativa italiana prevede tre possibilità:

  • Accettazione pura e semplice: l'erede acquisisce sia i beni che i debiti, anche se questi ultimi superano il valore dei primi
  • Accettazione con beneficio d'inventario: l'erede risponde dei debiti solo nei limiti del valore dei beni ereditati
  • Rinuncia all'eredità: l'erede non acquisisce né beni né debiti

È quindi essenziale che il titolare di partita IVA con elevate esposizioni debitorie informi adeguatamente i potenziali eredi sulla situazione finanziaria, consentendo loro di valutare consapevolmente le opzioni disponibili.

Procedure formali per la chiusura della partita IVA

Nonostante la presenza di debiti, la procedura per cessare l'attività e chiudere la partita IVA segue l'iter standard previsto dalla normativa fiscale. Il processo richiede alcuni passaggi burocratici specifici presso l'Agenzia delle Entrate.

Per chiudere la partita IVA, il contribuente deve presentare:

  • Per le persone fisiche: modello AA9
  • Per i soggetti diversi dalle persone fisiche: modello AA7

La presentazione può avvenire attraverso tre modalità:

  1. Via telematica: direttamente dal contribuente o tramite intermediari abilitati. La data di presentazione coincide con quella di ricezione dei dati da parte dell'Agenzia delle Entrate
  2. Via posta: mediante raccomandata, allegando copia di un documento d'identità. La data di presentazione coincide con quella di spedizione
  3. Consegna diretta: in duplice copia presso un qualsiasi ufficio dell'Agenzia delle Entrate

Per i contribuenti iscritti al Registro delle Imprese (ad esempio società), la chiusura deve essere effettuata attraverso la Comunicazione Unica (ComUnica), che consente di assolvere contemporaneamente agli adempimenti richiesti dal Registro delle Imprese, dall'Agenzia delle Entrate e dagli enti previdenziali.

Alternative alla semplice chiusura: soluzioni per il sovraindebitamento

Prima di procedere alla chiusura della partita IVA, è opportuno valutare le possibilità offerte dalla normativa per gestire le situazioni di grave indebitamento. La Legge 3/2012 (nota come "legge salva-suicidi") e il successivo Codice della Crisi d'impresa e dell'Insolvenza hanno introdotto procedure specifiche per i soggetti non fallibili secondo la normativa ordinaria.

Le principali procedure disponibili sono:

  • Piano del consumatore: riservato ai debitori persone fisiche che hanno contratto debiti per scopi estranei all'attività imprenditoriale
  • Accordo di composizione della crisi: aperto a tutti i soggetti sovraindebitati, prevede un accordo con i creditori approvato dalla maggioranza
  • Liquidazione controllata del patrimonio: simile al fallimento, prevede la liquidazione dei beni del debitore per soddisfare i creditori
  • Esdebitazione: possibilità di liberarsi dai debiti residui anche dopo la liquidazione del patrimonio

Queste procedure richiedono l'assistenza di un professionista specializzato (avvocato, commercialista o consulente del lavoro) e l'intervento dell'Organismo di Composizione della Crisi (OCC), ma possono offrire soluzioni più vantaggiose rispetto alla semplice chiusura della partita IVA con debiti pendenti.

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