La gestione dei debiti è una delle maggiori preoccupazioni per i possessori di partita IVA che si trovano in difficoltà economiche. Spesso, quando la situazione finanziaria diventa insostenibile, chiudere l'attività appare come l'unica soluzione praticabile.
Tuttavia, è fondamentale comprendere che la cessazione dell'attività non comporta automaticamente l'estinzione delle obbligazioni economiche accumulate.
Quando un libero professionista o un imprenditore si trova sommerso da obbligazioni economiche, può comunque procedere alla cessazione della propria attività e alla chiusura della partita IVA. Questo passaggio amministrativo, però, non cancella in alcun modo le pendenze accumulate.
Il principio legale alla base è molto chiaro: la chiusura della partita IVA non estingue i debiti preesistenti. Una volta cessata l'attività professionale, i creditori possono continuare a richiedere il pagamento delle somme dovute. La differenza sostanziale è che, venuta meno l'attività economica, i creditori potranno rivalersi direttamente sul patrimonio personale del contribuente.
In pratica, si verifica quanto segue:
L'unico scenario in cui i creditori potrebbero non riuscire a recuperare le somme è quando il titolare della partita IVA è nullatenente, cioè privo di beni e risorse economiche su cui sia possibile rivalersi.
Il sovraindebitamento rappresenta una condizione di squilibrio economico caratterizzata dall'impossibilità manifesta di far fronte ai propri debiti extraprofessionali scaduti ed esigibili. Riconoscere tempestivamente i segnali di questa condizione è essenziale per cercare soluzioni prima che la situazione diventi irrecuperabile.
Alcuni indicatori che possono segnalare una condizione di sovraindebitamento sono:
Quando si manifestano questi segnali, è consigliabile agire rapidamente, valutando tutte le possibili strategie di risanamento prima di considerare la chiusura dell'attività.
Un caso particolare riguarda le esposizioni nei confronti degli istituti bancari. La chiusura della partita IVA non impedisce alle banche di segnalare il contribuente inadempiente alla Centrale Rischi della Banca d'Italia.
Questa segnalazione comporta conseguenze significative, tra cui:
La segnalazione alla Centrale Rischi può permanere per diversi anni, ostacolando significativamente la ripresa economica del soggetto anche dopo la chiusura dell'attività. Per questo motivo, prima di cessare l'attività, è opportuno tentare di negoziare con gli istituti di credito soluzioni come piani di rientro o accordi transattivi che possano evitare la segnalazione.
Un aspetto spesso sottovalutato riguarda le conseguenze ereditarie dei debiti accumulati. Contrariamente a quanto molti pensano, le obbligazioni economiche possono essere trasferite agli eredi al momento del decesso del titolare della partita IVA.
Questo trasferimento, tuttavia, avviene solo se gli eredi decidono di accettare l'eredità. La normativa italiana prevede tre possibilità:
È quindi essenziale che il titolare di partita IVA con elevate esposizioni debitorie informi adeguatamente i potenziali eredi sulla situazione finanziaria, consentendo loro di valutare consapevolmente le opzioni disponibili.
Nonostante la presenza di debiti, la procedura per cessare l'attività e chiudere la partita IVA segue l'iter standard previsto dalla normativa fiscale. Il processo richiede alcuni passaggi burocratici specifici presso l'Agenzia delle Entrate.
Per chiudere la partita IVA, il contribuente deve presentare:
La presentazione può avvenire attraverso tre modalità:
Per i contribuenti iscritti al Registro delle Imprese (ad esempio società), la chiusura deve essere effettuata attraverso la Comunicazione Unica (ComUnica), che consente di assolvere contemporaneamente agli adempimenti richiesti dal Registro delle Imprese, dall'Agenzia delle Entrate e dagli enti previdenziali.
Prima di procedere alla chiusura della partita IVA, è opportuno valutare le possibilità offerte dalla normativa per gestire le situazioni di grave indebitamento. La Legge 3/2012 (nota come "legge salva-suicidi") e il successivo Codice della Crisi d'impresa e dell'Insolvenza hanno introdotto procedure specifiche per i soggetti non fallibili secondo la normativa ordinaria.
Le principali procedure disponibili sono:
Queste procedure richiedono l'assistenza di un professionista specializzato (avvocato, commercialista o consulente del lavoro) e l'intervento dell'Organismo di Composizione della Crisi (OCC), ma possono offrire soluzioni più vantaggiose rispetto alla semplice chiusura della partita IVA con debiti pendenti.