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Quali sono i professionisti e le partite iva che guadagnano di più in Italia? La classifica dei redditi aggiornata

di Marcello Tansini pubblicato il
Partite iva che guadagnano di più

Chi sono i professionisti e le partite IVA più redditizie in Italia? Un'analisi svela la classifica dei redditi, le differenze tra categorie, le disuguaglianze territoriali e il peso dell'evasione fiscale.

I dati pubblicati dall'Osservatorio sulle entrate fiscali 2025, elaborati dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, consentono di tracciare un quadro aggiornato delle differenze tra professionisti, partite IVA e lavoratori subordinati. Il valore medio dei redditi denunciati si è attestato sopra i 24.800 euro, con una crescita sostenuta che riflette la ripresa economica post-pandemica ma che, al contempo, mette in luce la forte disuguaglianza nel sistema retributivo nazionale. In cima alla scala si collocano alcune professioni con retribuzioni altissime, tuttavia la distribuzione dei guadagni rimane fortemente sbilanciata.

A livello strutturale, il confronto tra le varie tipologie occupazionali evidenzia il peso predominante dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, che insieme rappresentano l'84% del totale dei redditi dichiarati. Le dinamiche evidenziate dai dati permettono di comprendere come il sistema fiscale e previdenziale si rapporti alle diverse componenti del mercato del lavoro, suggerendo riflessioni su equità e sostenibilità del modello attuale.

La classifica dei redditi: professionisti e partite IVA che guadagnano di più

L'analisi delle categorie con i redditi dichiarati più elevati fa emergere forti disparità tra le professioni. Al vertice della classifica si posizionano gli sportivi professionisti, con una media superiore a 270.000 euro annui. Questa categoria, seppur numericamente limitata, include atleti di fama internazionale che incidono notevolmente sull'andamento della media. Subito dopo si trovano i notai, che dichiarano mediamente oltre 160.500 euro, e i titolari di farmacia, con circa 107.000 euro. Significativa anche la presenza di attuari e commercialisti, che fanno registrare rispettivamente 100.000 euro e 88.366 euro di reddito medio. In pratica:

Categoria

Reddito medio annuo (€)

Sportivi professionisti

270.070

Notai

160.546

Farmacisti (titolari farmacia)

107.098

Attuari

100.000

Commercialisti

88.366

Chirurghi

74.000

Dentisti

67.000

Amministratori condominio

50.300

Informatici

56.500

Proseguendo la graduatoria dei redditi dichiarati, si osserva che molte altre categorie professionali restano sensibilmente distanziate. I giornalisti dipendenti, ad esempio, denunciano mediamente oltre 68.000 euro lordi, mentre il personale del settore volo si attesta vicino ai 40.000 euro. Solo un ristretto numero di professioni riesce a superare la soglia dei 50.000 euro medi: gli amministratori di condominio, gli intermediari del commercio e periti informatici figurano infatti tra le partite IVA più redditizie. Tuttavia, una vasta platea di lavoratori autonomi, tra cui commercianti, artigiani e gestori di attività ricettive, presenta valori molto più bassi, talvolta inferiori ai 20.000 euro annui, e persino sotto i 15.000 euro per settori come discoteche, bar e lavanderie. Questi dati sottolineano la forte eterogeneità delle remunerazioni all'interno dell'universo delle partite IVA.

Le differenze tra lavoratori autonomi, dipendenti e professionisti

L'analisi dei redditi dichiarati mette in luce le marcate divergenze tra chi opera come lavoratore autonomo, dipendente o in regime professionale. I dati indicano che il reddito medio derivante dal lavoro autonomo supera i 70.000 euro annui, ben distante dai livelli registrati dai dipendenti, dove il valore medio si ferma poco sopra i 23.000 euro e dai pensionati, che si attestano intorno ai 21.000 euro. Questa differenza trae origine, tra le altre cause, dalla modalità di calcolo del reddito imponibile e dalla diversa gestione delle contribuzioni previdenziali tra le categorie:

  • I lavoratori dipendenti, rappresentando la quota più ampia dei contribuenti, denotano una maggiore stabilità reddituale ma una crescita più lenta rispetto alle altre tipologie.
  • Lavoratori autonomi e professionisti, pur dichiarando mediamente valori più alti, evidenziano forti oscillazioni e una maggiore esposizione alle dinamiche economiche e tributarie settoriali.
  • Gli imprenditori si collocano in una fascia intermedia con redditi appena sopra i 29.000 euro.
All'interno del lavoro autonomo si celano differenze notevoli: mentre alcune partite IVA, come notai e farmacisti, beneficiano di regimi stabili e poco soggetti a evasione, altri comparti – soprattutto quelli legati ai servizi e al commercio – mostrano un'ampia forbice di guadagni. I dati testimoniano che tra le ragioni delle diseguaglianze vi sono la trasparenza fiscale e la segmentazione tra professionisti iscritti alle casse e autonomi valutati con indicatori di affidabilità ISA.

Disuguaglianze territoriali e distribuzione dei redditi in Italia

La divisione dei redditi dichiarati sul territorio nazionale resta marcata, riflettendo il ritardo socio-economico delle regioni del Sud rispetto al Nord e al Centro. Lombardia primeggia con un reddito medio complessivo superiore a 29.000 euro, mentre Calabria, fanalino di coda, non arriva a 18.300 euro. La forbice si allarga ulteriormente osservando i dati delle principali città, dove Milano distacca nettamente altre aree urbane, superando anche i 40.000 euro medi per contribuente. Al contrario, molte realtà del Mezzogiorno si posizionano ben al di sotto della media nazionale:

  • Lombardia: media superiore a 29.000 euro
  • Provincia Autonoma di Bolzano: oltre 28.700 euro
  • Calabria: sotto i 18.300 euro
La distribuzione della ricchezza mostra anche forti divari tra i singoli quartieri delle città principali, suggerendo come la concentrazione di reddito sia influenzata da variabili storiche e strutturali. L'analisi della composizione del gettito IRPEF sottolinea che il 22% dei contribuenti, collocato prevalentemente nel ceto medio-alto, sostiene il 64% dell'imposta versata, mentre le fasce di reddito più basse incidono marginalmente sulle entrate fiscali nazionali.

Il ruolo dell'evasione fiscale e i redditi non dichiarati

Un ulteriore elemento di complessità nella valutazione dei redditi dichiarati riguarda la questione dell'evasione e del sommerso. L'ultimo dato ufficiale disponibile quantifica il tax gap riferito all'IRPEF in oltre 33 miliardi di euro, di cui quasi il 90% ascrivibile a lavoratori autonomi e redditi d'impresa. Il fenomeno appare più esteso in alcuni comparti, come bar, ristoranti, discoteche e settori del commercio al dettaglio, dove percentuali significative di operatori risultano «non del tutto trasparenti» nei confronti del fisco:

  • Oltre il 70% delle mercerie e il 67% dei negozi di giocattoli presentano dichiarazioni sospette.
  • Solo il 25% degli studi medici e il 35% delle farmacie risultano sotto la soglia di affidabilità fiscale, livelli considerati più virtuosi rispetto ad altri ambiti.
  • Una parte rilevante dei redditi non dichiarati si concentra nei comparti dei servizi e delle microimprese.
Da questi dati emerge come la presenza di redditi sommersi contribuisca a distorcere la reale fotografia delle remunerazioni in Italia. Il fenomeno dell'evasione continua a rappresentare una sfida per la giustizia fiscale e la trasparenza del sistema tributario, incidendo pesantemente sulle strategie di redistribuzione e sui servizi garantiti dallo Stato.