Chi sono i professionisti e le partite IVA più redditizie in Italia? Un'analisi svela la classifica dei redditi, le differenze tra categorie, le disuguaglianze territoriali e il peso dell'evasione fiscale.
I dati pubblicati dall'Osservatorio sulle entrate fiscali 2025, elaborati dal Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, consentono di tracciare un quadro aggiornato delle differenze tra professionisti, partite IVA e lavoratori subordinati. Il valore medio dei redditi denunciati si è attestato sopra i 24.800 euro, con una crescita sostenuta che riflette la ripresa economica post-pandemica ma che, al contempo, mette in luce la forte disuguaglianza nel sistema retributivo nazionale. In cima alla scala si collocano alcune professioni con retribuzioni altissime, tuttavia la distribuzione dei guadagni rimane fortemente sbilanciata.
A livello strutturale, il confronto tra le varie tipologie occupazionali evidenzia il peso predominante dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, che insieme rappresentano l'84% del totale dei redditi dichiarati. Le dinamiche evidenziate dai dati permettono di comprendere come il sistema fiscale e previdenziale si rapporti alle diverse componenti del mercato del lavoro, suggerendo riflessioni su equità e sostenibilità del modello attuale.
L'analisi delle categorie con i redditi dichiarati più elevati fa emergere forti disparità tra le professioni. Al vertice della classifica si posizionano gli sportivi professionisti, con una media superiore a 270.000 euro annui. Questa categoria, seppur numericamente limitata, include atleti di fama internazionale che incidono notevolmente sull'andamento della media. Subito dopo si trovano i notai, che dichiarano mediamente oltre 160.500 euro, e i titolari di farmacia, con circa 107.000 euro. Significativa anche la presenza di attuari e commercialisti, che fanno registrare rispettivamente 100.000 euro e 88.366 euro di reddito medio. In pratica:
Categoria |
Reddito medio annuo (€) |
Sportivi professionisti |
270.070 |
Notai |
160.546 |
Farmacisti (titolari farmacia) |
107.098 |
Attuari |
100.000 |
Commercialisti |
88.366 |
Chirurghi |
74.000 |
Dentisti |
67.000 |
Amministratori condominio |
50.300 |
Informatici |
56.500 |
Proseguendo la graduatoria dei redditi dichiarati, si osserva che molte altre categorie professionali restano sensibilmente distanziate. I giornalisti dipendenti, ad esempio, denunciano mediamente oltre 68.000 euro lordi, mentre il personale del settore volo si attesta vicino ai 40.000 euro. Solo un ristretto numero di professioni riesce a superare la soglia dei 50.000 euro medi: gli amministratori di condominio, gli intermediari del commercio e periti informatici figurano infatti tra le partite IVA più redditizie. Tuttavia, una vasta platea di lavoratori autonomi, tra cui commercianti, artigiani e gestori di attività ricettive, presenta valori molto più bassi, talvolta inferiori ai 20.000 euro annui, e persino sotto i 15.000 euro per settori come discoteche, bar e lavanderie. Questi dati sottolineano la forte eterogeneità delle remunerazioni all'interno dell'universo delle partite IVA.
L'analisi dei redditi dichiarati mette in luce le marcate divergenze tra chi opera come lavoratore autonomo, dipendente o in regime professionale. I dati indicano che il reddito medio derivante dal lavoro autonomo supera i 70.000 euro annui, ben distante dai livelli registrati dai dipendenti, dove il valore medio si ferma poco sopra i 23.000 euro e dai pensionati, che si attestano intorno ai 21.000 euro. Questa differenza trae origine, tra le altre cause, dalla modalità di calcolo del reddito imponibile e dalla diversa gestione delle contribuzioni previdenziali tra le categorie:
La divisione dei redditi dichiarati sul territorio nazionale resta marcata, riflettendo il ritardo socio-economico delle regioni del Sud rispetto al Nord e al Centro. Lombardia primeggia con un reddito medio complessivo superiore a 29.000 euro, mentre Calabria, fanalino di coda, non arriva a 18.300 euro. La forbice si allarga ulteriormente osservando i dati delle principali città, dove Milano distacca nettamente altre aree urbane, superando anche i 40.000 euro medi per contribuente. Al contrario, molte realtà del Mezzogiorno si posizionano ben al di sotto della media nazionale:
Un ulteriore elemento di complessità nella valutazione dei redditi dichiarati riguarda la questione dell'evasione e del sommerso. L'ultimo dato ufficiale disponibile quantifica il tax gap riferito all'IRPEF in oltre 33 miliardi di euro, di cui quasi il 90% ascrivibile a lavoratori autonomi e redditi d'impresa. Il fenomeno appare più esteso in alcuni comparti, come bar, ristoranti, discoteche e settori del commercio al dettaglio, dove percentuali significative di operatori risultano «non del tutto trasparenti» nei confronti del fisco: