La fattura è un documento contabile che attesta una transazione tra un venditore e un acquirente, giustificando la richiesta di pagamento per beni o servizi forniti. Ma cosa succede quando l'importo della fattura non corrisponde a quello concordato o quando il servizio non è stato eseguito correttamente? O ancora più genericamente, quando il debitore ritiene di non dover corrispondere la cifra inserita nella fattura?
Fattura cartacea o elettronica, entro quando si deve contestare
Cosa si può fare per non pagare fattura cartacea o elettronica
Sebbene non esista un termine legale entro cui contestare una fattura, è consigliabile farlo il prima possibile per evitare complicazioni. Secondo il codice civile italiano, il creditore ha il diritto di chiedere il pagamento di una fattura entro il termine di prescrizione, che generalmente è di 10 anni.
Nel caso di fatture per attività professionali, la prescrizione è però di 3 anni. Questo vale, ad esempio, per le fatture emesse da avvocati, commercialisti e medici. Quando ci sono di mezzo pagamenti periodici, come abbonamenti o bollette, la prescrizione è di 5 anni.
Quando una fattura non viene pagata entro i termini stabiliti, il creditore ha il diritto di rivolgersi al giudice tramite un avvocato. In questi casi, il magistrato può emettere un decreto ingiuntivo, un provvedimento che ordina al debitore di saldare l'importo della fattura, comprese le spese legali e gli interessi. Una volta ricevuto il decreto ingiuntivo dall'ufficiale giudiziario, il debitore ha 40 giorni per pagare l'importo dovuto o per presentare un'opposizione. Durante questo periodo, il debitore può scegliere tra tre opzioni:
Il debitore può saldare la somma indicata nel decreto ingiuntivo, che comprende l'importo originale della fattura, le spese legali e gli interessi maturati. In questo caso, la questione si chiude senza ulteriori conseguenze legali. Se il debitore decide di non pagare e di non presentare opposizione, il creditore può proseguire con la procedura di recupero crediti. Questo comporta la notifica di un atto di precetto al debitore che gli impone di pagare entro 10 giorni.
Se il debitore non salda il debito entro questo termine, il creditore può procedere con il pignoramento dei beni mobili e immobili del debitore per soddisfare il credito. Il debitore può contestare il decreto ingiuntivo presentando un'opposizione entro 40 giorni dalla notifica. Questo dà inizio a una causa civile in cui sarà il creditore a dover dimostrare la validità della fattura e la legittimità della richiesta di pagamento.
Il decreto ingiuntivo deve essere notificato al debitore entro 60 giorni dall'emissione. Se la notifica avviene dopo questo termine, il decreto è considerato nullo. L'opposizione al decreto ingiuntivo trasforma la procedura in una causa civile vera e propria. Il giudice inviterà le parti a tentare una mediazione, soprattutto se l'importo conteso non supera i 20.000 euro. Nella causa civile, il creditore deve fornire prove dell'esistenza e della validità del credito, dimostrando che la fattura è legittima e che il servizio o il bene sono stati effettivamente forniti.
La contestazione di una fattura deve essere effettuata per iscritto, preferibilmente tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o posta elettronica certificata. La comunicazione deve indicare gli estremi della fattura ovvero numero e data, e le motivazioni della contestazione, ad esempio, errori nell'importo, servizi non resi, o merce non conforme.
Se il creditore ritiene che il pagamento sia dovuto, può rivolgersi al giudice per ottenere un decreto ingiuntivo, un ordine di pagamento emesso senza necessità di avvisare il debitore. Il debitore ha 40 giorni dalla notifica del decreto per opporsi. Se il debitore non contesta entro questo periodo, il decreto diventa esecutivo. In caso di opposizione, il debitore deve presentare prove a sostegno delle proprie ragioni. Spetta comunque al creditore dimostrare la validità della fattura e la legittimità del credito vantato.
Con l'introduzione della fatturazione elettronica, la procedura di contestazione e richiesta di decreto ingiuntivo è diventata più snella. Le fatture elettroniche possono essere utilizzate come prova in giudizio, semplificando il processo per il creditore.