I fondi di investimento passivi rappresentano uno strumento finanziario che mira a replicare l'andamento di un determinato indice o mercato di riferimento, senza tentare di superarne le performance. Questa modalità di investimento si contrappone alla gestione attiva e offre diversi vantaggi, soprattutto per gli investitori meno esperti che cercano soluzioni semplici ed economiche per accedere ai mercati finanziari.
La loro popolarità è in costante crescita tra gli investitori, grazie alla semplicità di comprensione e ai costi contenuti che li caratterizzano. Analizziamo nel dettaglio cosa sono, come funzionano e quali vantaggi possono offrire al tuo portafoglio di investimenti.
I fondi di investimento passivi sono veicoli finanziari che replicano fedelmente un indice di riferimento, come ad esempio il FTSE MIB italiano, lo S&P 500 americano o altri benchmark internazionali. Questi strumenti possono assumere diverse forme, tra cui fondi comuni d'investimento tradizionali, società di investimento a capitale variabile (SICAV) o Exchange Traded Funds (ETF) che sono quotati in borsa e negoziabili come normali azioni.
La caratteristica distintiva di questi prodotti è la gestione automatizzata o semi-automatizzata che non prevede decisioni discrezionali da parte del gestore. Il portafoglio viene infatti costruito per replicare quanto più fedelmente possibile la composizione dell'indice di riferimento, sia acquisendo tutti i titoli che lo compongono nelle stesse proporzioni (replica fisica), sia utilizzando strumenti derivati per ottenere un'esposizione equivalente (replica sintetica).
I fondi passivi si distinguono per:
Il contrasto tra gestione passiva e attiva rappresenta uno dei dibattiti più accesi nel mondo della finanza. I fondi a gestione attiva si basano sulle competenze di gestori professionisti che analizzano il mercato, selezionano singoli titoli e modificano la composizione del portafoglio con l'obiettivo di superare le performance del benchmark di riferimento.
Al contrario, i fondi passivi rinunciano a questa ambizione e puntano semplicemente a replicare il rendimento del mercato, senza tentare di batterlo. Questa differenza fondamentale comporta diverse implicazioni:
| Caratteristica | Fondi Passivi | Fondi Attivi |
| Obiettivo | Replicare l'indice di riferimento | Battere l'indice di riferimento |
| Commissioni | Basse (0,1-0,5% annuo) | Elevate (1-2% annuo o più) |
| Gestione | Automatizzata/algoritmica | Discrezionale/umana |
| Turnover portafoglio | Basso | Potenzialmente alto |
| Trasparenza | Alta | Variabile |
I sostenitori della gestione attiva affermano che i gestori esperti possono identificare opportunità di mercato e proteggere gli investitori durante periodi di volatilità. Tuttavia, numerosi studi dimostrano che la maggioranza dei fondi attivi non riesce a battere costantemente i propri benchmark di riferimento nel lungo periodo, soprattutto quando si considerano i costi più elevati che questi comportano.
È importante sottolineare che l'impatto delle commissioni sui rendimenti complessivi è spesso sottovalutato. Una differenza dell'1% annuo nelle commissioni può tradursi in una significativa erosione del capitale nel lungo termine a causa dell'effetto dell'interesse composto.
I fondi passivi offrono numerosi benefici che li rendono particolarmente attraenti per diverse categorie di investitori:
Il principale vantaggio dei fondi passivi è rappresentato dalle basse commissioni. Poiché non richiedono un team di analisti e gestori che conducano ricerche approfondite e prendano decisioni di investimento, i costi operativi sono significativamente ridotti. Questo si traduce in commissioni di gestione che possono essere fino a 10 volte inferiori rispetto a quelle dei fondi attivi.
Ad esempio, un ETF che replica l'indice S&P 500 potrebbe avere un Total Expense Ratio (TER) dello 0,07%, mentre un fondo attivo che investe sullo stesso mercato potrebbe addebitare l'1,5% o più.
I fondi passivi tendono ad avere un turnover di portafoglio inferiore rispetto ai fondi attivi, poiché effettuano operazioni solo quando l'indice di riferimento cambia composizione. Questo si traduce in minori plusvalenze realizzate e, di conseguenza, in un carico fiscale potenzialmente più basso per gli investitori, specialmente nei regimi fiscali dove le plusvalenze sono tassate quando vengono realizzate.
Con un fondo passivo, l'investitore ha una chiara aspettativa: ottenere un rendimento molto simile a quello dell'indice di riferimento (al netto delle commissioni). Questa prevedibilità aiuta nella pianificazione finanziaria a lungo termine e riduce l'incertezza legata alle scelte discrezionali di un gestore.
Investendo in un fondo passivo, si ottiene automaticamente un'esposizione diversificata a tutti i titoli che compongono l'indice di riferimento. Questo riduce il rischio specifico legato ai singoli titoli e protegge da eventi negativi che potrebbero colpire una particolare azienda.
Nonostante i numerosi vantaggi, i fondi passivi presentano anche alcune limitazioni che è importante considerare:
Un fondo passivo non può adottare strategie difensive durante periodi di forte ribasso dei mercati. Se l'indice di riferimento crolla, il valore del fondo seguirà necessariamente lo stesso andamento. I gestori attivi, invece, hanno la possibilità di aumentare la liquidità o modificare l'allocazione del portafoglio per ridurre l'impatto della volatilità.
Molti indici sono ponderati in base alla capitalizzazione di mercato delle aziende che li compongono. Questo può portare a un'eccessiva concentrazione in determinati settori o titoli che hanno registrato forti rialzi. Ad esempio, negli ultimi anni, gli indici tecnologici americani hanno visto una crescente concentrazione nelle cosiddette "Big Tech", con poche aziende che rappresentano una porzione significativa dell'intero indice.
Se investiamo in un ETF che replica il Nasdaq-100, ad esempio, una parte considerevole del nostro investimento sarà concentrata in aziende come Apple, Microsoft, Amazon, Nvidia e Google. Questa concentrazione può rappresentare un rischio se il settore tecnologico dovesse attraversare una fase di difficoltà.
Per definizione, un fondo passivo non può mai superare le performance del suo indice di riferimento e, anzi, tenderà sempre a sottoperformare leggermente a causa delle commissioni, seppur contenute. Gli investitori che cercano rendimenti superiori alla media di mercato devono necessariamente rivolgersi ad altre strategie di investimento.
I fondi di investimento passivi possono assumere diverse forme, ciascuna con caratteristiche specifiche:
Gli ETF sono fondi quotati in borsa che possono essere acquistati e venduti durante l'orario di negoziazione, proprio come le azioni. Rappresentano la forma più popolare e accessibile di investimento passivo, con una vasta gamma di opzioni che coprono praticamente ogni classe di attività, settore e area geografica.
Un esempio concreto è l'ETF "iShares Core FTSE MIB UCITS ETF" che replica l'indice principale della borsa italiana, o il "Vanguard S&P 500 UCITS ETF" che replica l'indice delle 500 maggiori aziende americane.
I fondi comuni indicizzati sono fondi a gestione passiva che non sono quotati in borsa. Vengono acquistati e venduti al valore patrimoniale netto (NAV) calcolato alla chiusura della giornata di negoziazione. Rispetto agli ETF, possono avere costi leggermente superiori e minore flessibilità di negoziazione, ma funzionano in modo simile in termini di strategia di investimento.
Questi rappresentano una via di mezzo tra i fondi passivi puri e quelli attivi. Gli ETF Smart Beta seguono indici costruiti secondo criteri specifici che si discostano dalla tradizionale ponderazione per capitalizzazione di mercato. Possono selezionare i titoli in base a fattori come il valore, la qualità, il momentum o i dividendi.
Ad esempio, un ETF Smart Beta potrebbe replicare un indice che include solo aziende con dividendi crescenti negli ultimi 10 anni, o società con basse valutazioni rispetto ai fondamentali.