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Fondi comuni di investimento, di quali banche e società finanziarie costano meno. Confronto commissioni gestione, entrata, uscita

di Marcello Tansini pubblicato il
Commissioni di gestione, entrate uscita

Orientarsi tra i fondi comuni significa valutare costi e rendimenti, confrontando gestori, tipologie d'investimento e trasparenza nelle spese. La scelta tra soluzioni tradizionali e innovative.

I fondi comuni di investimento rappresentano uno degli strumenti privilegiati per la gestione del risparmio privato in Italia ed Europa. Questi veicoli finanziari consentono di raccogliere le somme conferite da una pluralità di investitori, i quali acquistano quote di un patrimonio collettivo, gestito da società specializzate. Il principale vantaggio risiede nella diversificazione degli investimenti: il capitale viene infatti ripartito tra molteplici attività finanziarie come azioni, obbligazioni o altri strumenti, riducendo in modo significativo il rischio legato all'andamento negativo di un singolo titolo.

L'accessibilità dei fondi comuni si traduce nella possibilità di partecipare a mercati solitamente difficili da raggiungere per il risparmiatore individuale. La gestione è affidata a professionisti che operano in base a strategie predefinite, anche regolamentate dalla normativa europea. Elementi distintivi sono la protezione del capitale attraverso la separazione patrimoniale e la presenza di controlli effettuati da autorità pubbliche indipendenti. Tali caratteristiche contribuiscono a rafforzare la fiducia degli investitori, confermando il ruolo dei fondi comuni come strumenti chiave per la pianificazione finanziaria sia nel breve sia nel lungo periodo.

La struttura dei costi nei fondi comuni: commissioni di gestione, entrata e uscita

L'analisi della struttura dei costi è centrale per comprendere il reale valore dei prodotti offerti dal mercato. Il principale onere sostenuto dagli investitori è rappresentato dalla commissione di gestione, un importo annuale calcolato in percentuale sul valore totale del patrimonio gestito. Questo costo è volto a remunerare la società di gestione per l'attività svolta nella selezione e nell'amministrazione degli investimenti sottostanti al fondo.

A ciò si aggiungono altre spese, tra cui le commissioni di sottoscrizione (o di entrata), richieste al momento dell'acquisto delle quote e le commissioni di rimborso (o di uscita), applicate al riscatto delle stesse. In alcuni casi vengono previste commissioni di performance, ossia prelievi aggiuntivi correlati al superamento di determinati risultati finanziari, particolarmente diffusi nei fondi a gestione attiva. Le spese correnti, indicate come ongoing charge, costituiscono un parametro di riferimento e includono la totalità dei costi annui a carico dell'investitore, esclusi però quelli di performance e transazionali. Per riassumere:

  • Commissioni di gestione: variabili dallo 0,14% per prodotti passivi fino a oltre il 2% per strategie attive o tematiche.
  • Commissioni di entrata/uscita: possono superare anche l'1,5%, ma sono eliminabili su molte piattaforme online.
  • Commissioni di performance: più frequenti nei fondi italiani attivi (oltre il 60% del totale dei prodotti), meno diffuse negli altri paesi UE.
Questi costi, al netto del loro importo, incidono direttamente su rendimento e crescita del capitale investito, motivo per cui è essenziale monitorarne la struttura e confrontare le diverse offerte secondo l'indicatore delle spese correnti.

Confronto tra i costi dei principali gestori e società finanziarie in Italia ed Europa

Secondo i dati recenti, le spese medie correnti per i fondi attivi collocati in Italia risultano tra le più elevate d'Europa, con una media nazionale oltre l'1,25% annuo del patrimonio gestito.

L'analisi delle società operanti su scala continentale mette in luce una spiccata eterogeneità:

  • La media dei costi annuali nei comparti domiciliati in Lussemburgo e Germania si attesta rispettivamente all'1,26% e 1,27%.
  • Le società legate ai grandi gruppi bancari o assicurativi spesso presentano listini più elevati, determinati anche dalla rete distributiva fisica e dai maggiori servizi di consulenza.
  • Per i fondi attivi, Swedbank spicca per competitività (0,83%), rispetto a Fidelity che supera l'1,35% medio. Al contrario, gestori focalizzati su fondi passivi come Vanguard applicano costi fino allo 0,14% annuale.
Andato alla ricerca dei costi di commissioni più bassi, emerge che:

Società/Gruppo

Tipologia fondo

Costo medio annuo (%)

Swedbank

Attivo

0,83

Fidelity

Attivo

1,37

Vanguard

Passivo

0,14

Media Italia

Attivo

1,26

Le piattaforme digitali consentono, inoltre, la sottoscrizione di fondi comuni a costi sensibilmente inferiori rispetto alle filiali, grazie a politiche di commissioni azzerate o scontate. Elemento di rilievo è la crescente trasparenza sugli oneri, spesso accompagnata da servizi comparativi online, che agevolano l'investitore nella selezione consapevole.

Fondi attivi, passivi ed ETF: differenze di costo e impatti sul rendimento

Nel panorama degli investimenti collettivi, si identificano tre categorie principali: fondi attivi, fondi passivi ed ETF (Exchange Traded Funds). I primi prevedono un intervento diretto del gestore nella selezione degli asset, cercando di battere il mercato di riferimento; i secondi mirano a replicare l'andamento di un indice, adottando un approccio sistematico. Gli ETF combinano la replica passiva con una negoziabilità assimilabile alle azioni.

Sul piano dei costi emergono divari rilevanti:

  • I prodotti a gestione attiva presentano spese fino a dieci volte superiori rispetto alle soluzioni passive, soprattutto in Italia dove le commissioni di performance sono molto diffuse.
  • Le strategie indicizzate e gli ETF comportano una spesa media compresa tra lo 0,15% e lo 0,30%, con punte inferiori per i principali gestori globali.
L'impatto su rendimento e accumulo patrimoniale è significativo: la riduzione dei costi si traduce in un vantaggio cumulato sul medio-lungo termine, specialmente nei mercati dove la gestione attiva non sempre riesce a produrre extra-rendimento in misura sufficiente a compensare l'onerosità delle commissioni.

Analisi dei costi dei fondi tematici e innovativi: il caso dei fondi sull'intelligenza artificiale

Gli ultimi anni hanno visto una consistente crescita dell'offerta di fondi tematici e innovativi, tra cui quelli legati all'intelligenza artificiale (AI). Questi strumenti si focalizzano su specifici megatrend, presentando, tuttavia, costi sensibilmente variabili in funzione del grado di specializzazione, della gestione e del potenziale di mercato.

Un'analisi condotta su fondi ed ETF dedicati ai settori AI ha evidenziato costi medi annui all'1,15%, in un intervallo che va dallo 0,35% per ETF passivi, fino a punte del 2,39% nei comparti attivi specializzati. A giustificare queste differenze concorrono fattori quali:

  • Elevata competenza richiesta nella selezione dei titoli sottostanti
  • Strategie di investimento sofisticate e ricerca su aziende in rapida evoluzione
  • Potenziale volatilità, che induce a una gestione più attenta e personalizzata
Nonostante i costi elevati, le performance recenti di questi fondi sono risultate spesso superiori alla media, ma con una dispersione elevata tra i diversi prodotti e l'impossibilità di garantire risultati futuri costanti.

Piani di accumulo in fondi: vantaggi, costi e confronto con altre soluzioni di risparmio

Il piano di accumulo in fondi (PAC) consiste nell'investire, in modo periodico, modeste somme di denaro nei fondi comuni, favorendo l'accumulazione progressiva del capitale. Questo approccio si distingue per la capacità di ridurre l'impatto della volatilità dei mercati attraverso la diluizione temporale degli acquisti.

  • Vantaggi principali: possibilità di iniziare con importi limitati; diversificazione automatica; accessibilità anche per piccoli risparmiatori.
  • Rendimento: lo storico mostra una crescita patrimoniale consistente nel lungo termine, favorita dall'effetto dell'interesse composto.
  • Costi: il profilo di spesa del PAC non differisce da quello dei fondi sottostanti, ma la scelta di prodotti a basse commissioni aumenta sensibilmente la performance complessiva.
  • Confronto con altre soluzioni: rispetto ai conti di risparmio tradizionali, il piano in fondi offre rendimenti potenzialmente superiori, a fronte di una maggiore esposizione al rischio di mercato.
La flessibilità nella scelta degli importi e nella frequenza dei versamenti, unitamente alla possibilità per genitori e tutori di destinare risorse ai minori, rappresenta un ulteriore elemento di attrattività nel contesto del risparmio familiare.
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