Orientarsi tra i fondi comuni significa valutare costi e rendimenti, confrontando gestori, tipologie d'investimento e trasparenza nelle spese. La scelta tra soluzioni tradizionali e innovative.
I fondi comuni di investimento rappresentano uno degli strumenti privilegiati per la gestione del risparmio privato in Italia ed Europa. Questi veicoli finanziari consentono di raccogliere le somme conferite da una pluralità di investitori, i quali acquistano quote di un patrimonio collettivo, gestito da società specializzate. Il principale vantaggio risiede nella diversificazione degli investimenti: il capitale viene infatti ripartito tra molteplici attività finanziarie come azioni, obbligazioni o altri strumenti, riducendo in modo significativo il rischio legato all'andamento negativo di un singolo titolo.
L'accessibilità dei fondi comuni si traduce nella possibilità di partecipare a mercati solitamente difficili da raggiungere per il risparmiatore individuale. La gestione è affidata a professionisti che operano in base a strategie predefinite, anche regolamentate dalla normativa europea. Elementi distintivi sono la protezione del capitale attraverso la separazione patrimoniale e la presenza di controlli effettuati da autorità pubbliche indipendenti. Tali caratteristiche contribuiscono a rafforzare la fiducia degli investitori, confermando il ruolo dei fondi comuni come strumenti chiave per la pianificazione finanziaria sia nel breve sia nel lungo periodo.
L'analisi della struttura dei costi è centrale per comprendere il reale valore dei prodotti offerti dal mercato. Il principale onere sostenuto dagli investitori è rappresentato dalla commissione di gestione, un importo annuale calcolato in percentuale sul valore totale del patrimonio gestito. Questo costo è volto a remunerare la società di gestione per l'attività svolta nella selezione e nell'amministrazione degli investimenti sottostanti al fondo.
A ciò si aggiungono altre spese, tra cui le commissioni di sottoscrizione (o di entrata), richieste al momento dell'acquisto delle quote e le commissioni di rimborso (o di uscita), applicate al riscatto delle stesse. In alcuni casi vengono previste commissioni di performance, ossia prelievi aggiuntivi correlati al superamento di determinati risultati finanziari, particolarmente diffusi nei fondi a gestione attiva. Le spese correnti, indicate come ongoing charge, costituiscono un parametro di riferimento e includono la totalità dei costi annui a carico dell'investitore, esclusi però quelli di performance e transazionali. Per riassumere:
Secondo i dati recenti, le spese medie correnti per i fondi attivi collocati in Italia risultano tra le più elevate d'Europa, con una media nazionale oltre l'1,25% annuo del patrimonio gestito.
L'analisi delle società operanti su scala continentale mette in luce una spiccata eterogeneità:
Società/Gruppo |
Tipologia fondo |
Costo medio annuo (%) |
Swedbank |
Attivo |
0,83 |
Fidelity |
Attivo |
1,37 |
Vanguard |
Passivo |
0,14 |
Media Italia |
Attivo |
1,26 |
Le piattaforme digitali consentono, inoltre, la sottoscrizione di fondi comuni a costi sensibilmente inferiori rispetto alle filiali, grazie a politiche di commissioni azzerate o scontate. Elemento di rilievo è la crescente trasparenza sugli oneri, spesso accompagnata da servizi comparativi online, che agevolano l'investitore nella selezione consapevole.
Nel panorama degli investimenti collettivi, si identificano tre categorie principali: fondi attivi, fondi passivi ed ETF (Exchange Traded Funds). I primi prevedono un intervento diretto del gestore nella selezione degli asset, cercando di battere il mercato di riferimento; i secondi mirano a replicare l'andamento di un indice, adottando un approccio sistematico. Gli ETF combinano la replica passiva con una negoziabilità assimilabile alle azioni.
Sul piano dei costi emergono divari rilevanti:
Gli ultimi anni hanno visto una consistente crescita dell'offerta di fondi tematici e innovativi, tra cui quelli legati all'intelligenza artificiale (AI). Questi strumenti si focalizzano su specifici megatrend, presentando, tuttavia, costi sensibilmente variabili in funzione del grado di specializzazione, della gestione e del potenziale di mercato.
Un'analisi condotta su fondi ed ETF dedicati ai settori AI ha evidenziato costi medi annui all'1,15%, in un intervallo che va dallo 0,35% per ETF passivi, fino a punte del 2,39% nei comparti attivi specializzati. A giustificare queste differenze concorrono fattori quali:
Il piano di accumulo in fondi (PAC) consiste nell'investire, in modo periodico, modeste somme di denaro nei fondi comuni, favorendo l'accumulazione progressiva del capitale. Questo approccio si distingue per la capacità di ridurre l'impatto della volatilità dei mercati attraverso la diluizione temporale degli acquisti.