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Guida Referendum 2025 sul lavoro, su cosa si vota. Perchè scegliere il sì o no e cosa cambia

Il referendum sul lavoro 2025 chiama gli italiani a decidere su temi come licenziamenti, contratti a termine e tutele per i lavoratori digitali. Cosa comporta votare sì o no e le possibili conseguenze per il futuro del lavoro in Italia

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Guida Referendum 2025 sul lavoro, su cos

L'8 e il 9 giugno 2025, gli elettori italiani saranno chiamati a esprimersi su una serie di quesiti referendari relativi al mondo del lavoro e alla cittadinanza italiana. Questa tornata referendaria arriva a seguito di un'ampia raccolta di firme promossa da sindacati e associazioni, evidenziando il crescente dibattito pubblico su tematiche quali i contratti a tutele crescenti, i licenziamenti illegittimi e sicurezza nei luoghi di lavoro. 

I quesiti referendari sul diritto del lavoro, dai licenziamenti alle tutele per le piccole imprese

Il referendum si articola in quattro quesiti referendari riguardanti il diritto del lavoro. Il primo quesito punta ad abrogare il contratto a tutele crescenti introdotto dal Jobs Act, che ha escluso il diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro per i dipendenti licenziati senza giusta causa in aziende con oltre 15 dipendenti e assunti dopo marzo 2015. Questa modifica cerca di colmare una disparità nelle tutele, ripristinando il diritto alla reintegra per milioni di lavoratori.

Il secondo quesito si concentra sulle piccole imprese, mirando a rimuovere il limite massimo di sei mensilità di indennizzo per i licenziamenti illegittimi. Attualmente, nei casi in cui il giudice stabilisca l’assenza di motivazioni legittime al licenziamento, il risarcimento non supera questo tetto, limitando la tutela economica dei lavoratori. Il referendum ambisce a garantire che il giudice possa valutare i risarcimenti caso per caso, senza limiti predefiniti, anche tenendo conto della situazione familiare del lavoratore.

Tra i quesiti più discussi vi è anche quello sui contratti a termine. La normativa attuale consente di stipulare contratti fino a 12 mesi senza specificare una causale. La modifica proposta prevede di reintrodurre l’obbligo di motivazione per limitare un utilizzo strumentale del contratto a termine e incentivare la stabilità occupazionale. Questo punto affronta il tema della precarietà, cercando un maggiore equilibrio tra flessibilità e sicurezza per i lavoratori.

Infine, il quarto quesito propone di ampliare la responsabilità sugli incidenti sul lavoro anche alle aziende committenti, non solo agli appaltatori. La normativa corrente impone obblighi limitati ai soli rischi generici; col referendum si vuole includere anche i rischi specifici, riducendo gli incidenti e garantendo risarcimenti più rapidi e completi per i lavoratori e le loro famiglie.

Le conseguenze di un voto per il si o per il no

Il referendum 2025 sul lavoro rappresenta una scelta importante per il futuro del mercato del lavoro italiano. Da un lato, c'è l'obiettivo di garantire maggiori tutele e stabilità; dall'altro, la necessità di mantenere un sistema flessibile e competitivo.

Chi sostiene il ritiene che queste modifiche possano:

  • Rafforzare le tutele dei lavoratori contro licenziamenti arbitrari
  • Limitare l'abuso dei contratti a termine, favorendo la stabilizzazione
  • Aumentare la sicurezza nei luoghi di lavoro grazie a controlli più stringenti sui subappalti
  • Modernizzare il diritto del lavoro includendo le nuove forme di occupazione digitale

I sostenitori del SÌ argomentano che queste misure potrebbero ridurre la precarietà lavorativa e garantire maggiori diritti nel mercato del lavoro contemporaneo.

D'altro canto, chi sostiene il NO ritiene che:

  • Le modifiche proposte possano irrigidire eccessivamente il mercato del lavoro
  • L'attuale quadro normativo offra già un equilibrio tra flessibilità e tutele
  • Maggiori restrizioni sui contratti a termine potrebbero ridurre le opportunità lavorative
  • Regolamentazioni eccessive sui subappalti penalizzerebbero la competitività delle imprese

I sostenitori del NO sostengono che sia necessario un mercato del lavoro dinamico e flessibile per favorire la crescita economica e la creazione di posti di lavoro.

Possibili conseguenze

L'esito del referendum potrebbe avere importanti ripercussioni:

In caso di vittoria del SÌ:

  • Rafforzamento delle tutele per i lavoratori dipendenti
  • Possibile diminuzione dei contratti precari
  • Potenziale aumento dei costi per le imprese
  • Adeguamento normativo alle nuove forme di lavoro digitale

In caso di vittoria del NO:

  • Mantenimento dell'attuale quadro normativo
  • Continuità nelle politiche di flessibilità del mercato del lavoro
  • Preservazione dell'autonomia gestionale delle imprese
  • Necessità di affrontare in altro modo le questioni del lavoro precario e digitale

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