Quanto possono avere di più in busta paga i dipendenti privati con il riconoscimento dei buoni pasto a 10 euro
I buoni pasto rappresentano da anni un elemento chiave nella gestione del welfare aziendale in Italia, offrendo una soluzione flessibile per sostenere il reddito dei lavoratori e parallelamente ottimizzare i costi per le imprese. Nel 2025 si prevede un aggiornamento normativo rilevante: la soglia di esenzione fiscale per i buoni pasto elettronici crescerà dagli attuali 8 euro a 10 euro a giornata lavorativa, portando l’agevolazione in linea con l’aumento del costo della vita e delle esigenze alimentari quotidiane dei lavoratori. Questo cambiamento, inserito nella Legge di Bilancio, mira a garantire un maggiore potere d’acquisto ai lavoratori.
Destinati a tutti i lavoratori subordinati, e, in alcuni casi, anche a collaboratori e autonomi, i buoni pasto sono strumenti sostitutivi del servizio mensa, utilizzabili per acquistare alimenti e bevande presso una vasta rete di esercenti convenzionati. Rientrano tra i benefit fiscali più diffusi grazie all'elevato livello di flessibilità: il datore di lavoro può attribuirli sia in presenza sia in assenza di una mensa interna, scegliendo liberamente il valore quotidiano, purché entro i limiti previsti dalla normativa.
Spettano ai dipendenti sia a tempo indeterminato che determinato, full-time, part-time e a chi è impegnato in smart working, a condizione che esista una reale esigenza di vitto dovuta alle condizioni lavorative o ai vincoli geografici.
Il sistema si articola in tre modalità distinte:
Le aliquote di esenzione fiscale dei buoni pasto sono attualmente fissate a 4 euro per i buoni cartacei e 8 euro per quelli elettronici, ma saranno portate a 10 euro per quelli elettronici. La parte eccedente queste soglie è considerata reddito imponibile per il lavoratore e quindi soggetta a tassazione ordinaria e contributiva.
L’innalzamento a 10 euro della soglia esente per i ticket elettronici si tradurrà in un incremento diretto del beneficio netto per ogni lavoratore beneficiario, senza alcun prelievo IRPEF o previdenziale entro questa cifra. Il vantaggio più rilevante consiste nell’integrazione allo stipendio netto erogata in busta paga non gravata da contributi né tassazione.
Supponendo un lavoratore che riceva 22 buoni mensili del valore di 10 euro ciascuno, quindi 220 euro al mese, tutti i 220 euro saranno beneficiati al 100%, in quanto totalmente esenti. Per l’intero anno, il beneficio netto aggiuntivo può arrivare a 2.200 euro. Rispetto al passato (con buoni da 8 euro), venivano tassati 2 euro al giorno, per un totale di circa 44 euro mensili soggetti a prelievo fiscale. L’eliminazione di questa componente imponibile permette al lavoratore di trattenere interamente il valore del benefit.
Non sono richieste domande, pratiche amministrative specifiche, né ulteriori adempimenti: il vantaggio si riflette automaticamente sul valore spendibile, migliorando concretamente il potere d’acquisto delle famiglie e colmando il divario tra il benefit e il costo reale del pranzo fuori casa.
Buoni pasto 8€ | Buoni pasto 10€ | |
Valore mensile (22 giorni) | 176 € | 220 € |
Importo tassato (22 giorni) | 44 € | 0 € |
Netto effettivo annuo | ~2.112 € | 2.640 € |
Guadagno netto annuo extra | - | +528 € |
Come emerge dalla tabella, con il nuovo limite il valore dei ticket passa interamente nel netto spendibile, migliorando l’importo effettivamente utilizzabile mese dopo mese.
L’aumento del valore dei buoni pasto a 10 euro, per le imprese, dal punto di vista fiscale e contabile, resta totalmente deducibile ai fini IRES e IRAP e, relativamente all’IVA, la parte relativa ai buoni elettronici resta interamente detraibile.
Le aziende potranno, dunque, offrire ai propri dipendenti un valore aggiuntivo senza l’effetto moltiplicatore di contributi e imposte che graverebbe su un aumento retributivo tradizionale. Questo consente il miglioramento del clima interno e la fidelizzazione dei lavoratori, ottimizzando al tempo stesso la gestione dei costi.
La deducibilità integrale dei buoni pasto, insieme all’esenzione da contributi e imposte per le somme entro la nuova soglia, rappresenta per l’azienda un vantaggio immediato. A parità di spesa lorda, il valore di un buono pasto entra nel potere d’acquisto del dipendente senza subire la "doppia erosione" fiscale tipica di altri aumenti in busta paga.