Il demansionamento è la privazione del lavoratore delle mansioni di appartenenza, adibendolo a compiti inferiori, in modo parziale o totale. In buona sostanza si tratta della perdita di posizioni nella scala gerarchica che, anticipiamolo subito, è vietato.
Al di là delle norme sul lavoro e dei singoli contratti collettivi nazionali di lavoro, secondo il codice civile il prestatore di lavoro deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito ovvero a mansioni equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione.
Si tratta di un principio che non può essere disatteso mentre è evidentemente permesso il percorso inversione. Sempre lo stesso articolo (il numero 2.103) prevede infatti che nel caso di assegnazione a mansioni superiori il prestatore ha diritto al trattamento corrispondente all'attività svolta, e l'assegnazione stessa diviene definitiva, se non ha avuto luogo per sostituzione di lavoratore assente con diritto alla conservazione del posto, dopo un periodo fissato dai contratti collettivi e in ogni caso non superiore a tre mesi.
Infine, a completamento di questa prima informazione sul significato del demansionamento e dell'organizzazione sul lavoro, il dipendente non può essere trasferito da una unità produttiva ad un'altra se non per comprovate ragioni tecniche, organizzative e produttive. Approfondiamo quindi
C'è una regola comune per i vari contratti collettivi nazionali di lavoro tra terziario e servizi, edilizia e legno, alimentari, credito e assicurazioni, tessili, trasporti, meccanici, agricoltura e allevamento, enti e istituzioni private, chimica, poligrafici e spettacolo, marittimi, enti pubblici.
Il dipendente ha diritto all'esercizio delle mansioni inerenti al suo profilo professionale. Di conseguenza non può essere assegnato a mansioni inferiori. Detto in maniera netta, il demansionamento non è ammesso.
Diverso è il caso dell'assegnazione a mansioni superiori, possibile in caso di esigenze di servizio e in via temporanea, anche se non costituisce esercizio di mansioni superiori la sostituzione di personale di posizione funzionale più elevata se rientra tra i compiti ordinari della propria posizione.
Le tipologie di demansionamento sono il demansionamento sostitutivo, inattività in presenza di soluzioni alternative, la forzata inattività, marginalizzazione, modalità attuative e la durata del demansionamento, reazioni o mancate reazioni del lavoratore, sovvertimento gerarchico, stravolgimento dell'identità professionale.
Se il demansionamento è ripetuto nel tempo si profila il mobbing. Il danno da demansionamento può essere di tipo patrimoniale (danno biologico in genere psichico, danno morale in genere in seguito a un reato, danno esistenziale) o non patrimoniale
Il demansionamento avviene quando il prestatore di lavoro viene adibito alle mansioni per le quali non è stato assunto o non considerate equivalenti nell'ambito di quanto previsto nei contratti collettivi.
Provando a fare un esempio concreto di demansionamento nel mondo del lavoro facciamo riferimento alla figura dell'infermiere ovvero l'operatore sanitario responsabile dell'assistenza generale infermieristica di natura tecnica, relazionale, educativa.
Le funzioni principali sono la prevenzione delle malattie, l'assistenza dei malati e dei disabili di ogni età e l'educazione sanitaria. Non rientrano tra i suoi compiti l'attività alberghiere in generale, le pulizie dell'unità di vita, il riassetto unità di vita, il rifacimento del letto vuoto, il rifacimento letto occupato per pazienti a bassa intensità, lo smaltimento dei rifiuti, il trasporto pazienti semplici.
In tutti questi casi si concretizza il demansionamento. Come stabilito da una storica sentenza della Corte di Cassazione, il dipendente può rifiutarsi di eseguire la prestazione lavorativa se la ritiene dequalificante.