Non tutti i mal di schiena sono uguali e di conseguenza la durata della malattia è estremamente variabile. In linea di massima, una forma acuta che impedisce di proseguire l'attività lavorativa dura circa 4 settimane. Ma in via progressiva può facilmente aumentare anche tra le 8 e 10 settimane. L'aspetto a cui prestare attenzione è anche un altro ovvero la copertura della malattia.
In tutto il mondo, il mal di schiena è la principale causa di difficoltà, impedendo a molte persone di impegnarsi nel lavoro e in altre attività quotidiane. Ma quanti giorni è possibile assentarsi per malattia dal lavoro? Il mal di schiena è uno dei motivi più comuni per la mancanza di lavoro.
Sono tantissimi i lavoratori italiani che ammettono di avere sintomi di mal di schiena ogni anno. Può colpire persone di tutte le età, dagli adolescenti agli anziani ed è il terzo motivo più comune per le visite allo studio del medico.
Secondo stime aggiornate, la maggior parte dei casi di mal di schiena sono meccanici o non organici, ovvero non sono causati da condizioni gravi, come artrite infiammatoria, infezioni, fratture o cancro. Vediamo quindi:
Non tutti i mal di schiena sono uguali e di conseguenza la durata della malattia è estremamente variabile. In linea di massima, una forma acuta che impedisce di proseguire l'attività lavorativa dura circa 4 settimane.
Ma in via progressiva può facilmente aumentare anche tra le 8 e 10 settimane. L'aspetto a cui prestare attenzione è anche un altro ovvero la copertura della malattia. I primi 3 giorni sono infatti pagati dal datore di lavoro, se è comunque previsto nel contratto collettivo nazionale di lavoro.
Dopodiché entra in gioco l'Inps. E se il lavoratore si riammala ovvero avverte di nuovo la necessità di assentarsi per il riacutizzarsi del mal di schiena? In questo caso, i giorni si sommano a quelli del periodo precedente anche per la determinazione della misura dell'indennità.
Il tutto senza dimenticare che il periodo massimo indennizzabile nell'anno solare è di 180 giorni. Questa fascia di tempo è anche detto periodo di comporto in cui il dipendente non può essere in alcun modo licenziato.
Dal punto di vista pratica, se alla data di scadenza della prognosi, il lavoratore non si sente in condizioni di riprendere il lavoro, deve presentare un altro certificato del medico curante, rilasciato entro il giorno successivo a quello di scadenza del precedente certificato, da inviare o consegnare alla sede dell'Istituto di previdenza e al datore di lavoro entro due giorni dal rilascio.
La maggior parte delle persone con lombalgia riesce a lavorare, tuttavia la recidiva è comune e per una piccola percentuale di persone la condizione diventa cronica e invalidante. La schiena è una struttura complicata di ossa, articolazioni, legamenti e muscoli.
Il lavoratore può facilmente slogare i legamenti, sforzare i muscoli, rompere i dischi e irritare le articolazioni, il che può portare a mal di schiena.
Mentre gli infortuni o gli incidenti sportivi possono causare mal di schiena, a volte il più semplice dei movimenti, ad esempio, prendere una matita dal pavimento, può avere risultati dolorosi. Inoltre, l'artrite, una cattiva postura, l'obesità e lo stress psicologico possono causare o complicare il mal di schiena.
E, come è noto, nel mondo del lavoro, il dipendente è spesso soggetto a pressioni e scadenze. Il mal di schiena può comunque anche derivare direttamente da malattie degli organi interni, come calcoli renali, infezioni renali, coaguli di sangue o perdita ossea.
Esistono comunque diverse semplici strategie che possono aiutare a prevenire l'insorgenza del mal di schiena. Ad esempio mantenere una dieta e un peso sani, evitare inattività prolungata o riposo a letto, riscaldarsi o fare stretching prima dell'esercizio o di attività fisiche.
Ma anche mantenere una postura corretta, indossare scarpe comode, dormire su un materasso di media durezza per ridurre al minimo qualsiasi curva nella colonna vertebrale. Quando si solleva un oggetto, sollevare con le ginocchia e tenere l'oggetto vicino al corpo.
Naturalmente smettere di fumare perché il fumo altera il flusso sanguigno, con conseguente privazione di ossigeno e sostanze nutritive ai tessuti spinali.